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Throwback F1: Giappone 2000

Barbuzzi Giacomo

Quando si parla di Formula 1 è difficile non mettere in mezzo date o anni, perché tutte le emozioni, aldilà del tifo, portano con sé numeri precisi. Spesso i tifosi ricordano avvenimenti grazie a semplici annate e nel corso del tempo questi diventano anniversari, momenti che riportano immagini e sensazioni per qualche tempo dimenticate, perché sarebbe impossibile vivere pensando costantemente a quei momenti. Eppure fanno comunque parte di noi e, in un certo senso, ci hanno cambiato la vita.


Per questo certe date sono ormai scolpite nella storia: il 1950, il ’68, il 1 agosto 1976, il 1982, il primo terribile weekend di maggio 1994. Sono tutti episodi accompagnati da numeri, siano essi positivi o negativi, ma se chiedete ad un ferrarista o ad un appassionato cosa è successo l’8 ottobre del 2000, vi risponderà con delle parole prese in prestito da un grandissimo telecronista italiano di F1, che è Gianfranco Mazzoni.

Siamo a Suzuka per il Gran Premio del Giappone, penultimo appuntamento del Mondiale del 2000, quello che apre il nuovo millennio, ma che porta con sé la delusione della doppia sconfitta nel confronto con Hakkinen. Il pilota McLaren ha trionfato nelle due edizioni precedenti e ha beffato una Ferrari guidata in pista e fuori, per la sua leadership incredibile, da Micheal Schumacher, già due volte titolato.


La stagione è stata lunga ed equilibrata e le prime tre gare sono state vinte proprio dal Kaiser, salvo poi assistere ad un Campionato con diversi vincitori: Coulthard, Hakkinen e Barrichello, tutti quanti piloti Ferrari o McLaren, a testimoniare il dualismo di quel periodo. Ma come sempre chi ha vinto nelle edizioni precedenti parte avvantaggiato e il finlandese infatti sembra poter recuperare, imponendosi in Spagna, Austria, Ungheria e Belgio.

Si arriva alla corsa in Giappone con Schumacher in vantaggio di 8 punti su Hakkinen e con il primo vero match point della Ferrari per il Mondiale. La pole va all’uomo che ha la missione di far tornare la Coppa Piloti alla scuderia di Maranello, seguito dal suo diretto avversario, staccato di soli 9 millesimi ed obbligato a vincere.


La partenza vede il finlandese mettersi nelle condizioni di portare all’appuntamento finale la rivalità, ma tutto cambia al giro 30. A Suzuka, dove il meteo cambia rapidamente, inizia a piovigginare e Schumacher si avvicina e, 7 tornate più tardi, col rifornimento di Hakkinen, il pilota Ferrari comincia a spingere al massimo la sua monoposto. Rientra dunque con un buon vantaggio, amministrando la gara senza difficoltà. Ai box Ross Brawn e Jean Todt festeggiano una vittoria incredibile, nata da parecchi bocconi amari ingoiati nelle annate precedenti, fatte di delusioni ed errori e sfociate in quella liberazione della vittoria dell’uomo destinato a diventare leggenda.

Il trionfo di Micheal Schumacher viene accompagnato dalla voce di Mazzoni con parole che celebrano e raccontano l’impresa del pilota Ferrari. Il telecronista della RAI prima esalta il Kaiser e poi ricorda esattamente gli anni di digiuno della Rossa: “Micheal Schumacher ce l’ha fatta! Si, Micheal Schumacher, campione del mondo, riporta il titolo iridato a Maranello, 21 anni dopo Jody Scheckter! I colori dell’arcobaleno sulle insegne del cavallino rampante!”. Una voce che rimarrà per sempre nella mente di ferraristi e appassionati, perfetta nel raccontare la prima di una lunga serie di vittorie, destinate a diventare storia della Formula 1, scritta attraverso momenti e date, come quella dell’8 ottobre 2000.

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