Per un pilota di Formula 1 non c’è niente di meglio, parlando di risultati in gara, che vincere il Gran Premio di casa. L’importanza di un simile gesto è poi ancora maggiore se avviene di fronte a dei tifosi molto caldi e solitamente abituati piuttosto bene in ambito sportivo, come nel caso dei brasiliani.
Questo popolo sudamericano è spesso stato protagonista in parecchi momenti della storia del calcio ed anche nei motori, visto che è la terra di veri e propri miti della velocità: due su tutti Ayrton Senna e Nelson Piquet. Piloti spesso in lotta, dentro e fuori la pista, ordinaria amministrazione considerato il periodo in cui questi fenomeni hanno condiviso vittorie e delusioni, un momento storico fatto di accuse e dichiarazioni al veleno, ma soprattutto di battaglie aspre e dure.
Siamo nel 1991 e Senna ha appena raddoppiato i suoi Campionati del Mondo, mentre Piquet ha già calato il tris, vincendo nell’81, nell’83 e nell’87. Ciò che manca al fresco vincitore dell’edizione precedente è però il successo casalingo, che lui tanto desidera e che non ha mai raggiunto, pur firmando per ben 4 volte, di cui 3 consecutive, la pole. La striscia continua nell’edizione del 1991 e Senna arriva a 5 partenze dal palo nel GP di casa, non la si può definire una sorpresa, visto che il brasiliano è diverso da tutti gli altri piloti e la prima casella è praticamente sempre sua.
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La voglia di vincere davanti ai propri tifosi è tantissima, ma l’eroe del Brasile deve prima di tutto fronteggiare la sfortuna e i precedenti negativi nelle corse casalinghe. Di fianco al poleman c’è Riccardo Patrese e dietro Nigel Mansell, il principale avversario nelle future gare del Mondiale 1991, anche se il GP del Brasile è soltanto il secondo appuntamento della stagione. L’altro pilota di casa, Nelson Piquet (già vincitore davanti al suo pubblico), dopo il terzo posto in apertura è invece attardato in settima posizione. Senna parte bene e sin da subito riesce ad allontanarsi da Mansell e gli altri, ma dall’ottavo giro in poi proprio “Il Leone” inglese, Campione del Mondo la stagione successiva, comincia a recuperare e in pochi passaggi si ritrova a soli 7 decimi dal leader.
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Si ferma dunque Prost, per non rimanere dietro alla Benetton di Piquet e viene imitato dal britannico, che però perde 14 secondi ai box, finendo momentaneamente quarto. Mansell sembra in realtà poter rimontare e di fatto si avvicina molto a Senna, ma è ancora una volta colpito dalla sfortuna e la maledizione delle forature prosegue ed è costretto alla seconda sosta. Qui comincia anche il calvario del padrone di casa: al giro 60 il brasiliano inizia ad avere problemi col cambio e, mentre Mansell si ritira definitivamente per problemi simili, Ayrton rimane con la sola sesta marcia a disposizione e lotta fino alla bandiera a scacchi.
Nelle curve lente la macchina rischia anche di spegnersi e Senna fa una fatica immensa, tanto che all’arrivo transita urlando, prima di gioia e poi di dolore. In quel grido c’è tutto: felicità, rabbia, fatica e anche un po’ di incredulità. Dopo il passaggio sul traguardo neanche riesce a scendere dalla monoposto e sul podio faticherà ad alzare la coppa che tanto desiderava. In seguito alla vittoria nel GP degli Stati Uniti, Senna trionfa anche a casa, combattendo col cambio e con la sorte, dopo ben 5 pole nella gara a cui più tiene: uno dei momenti nei quali quest’uomo ha creato la propria immagine eterna, immortale, che la F1 ancora celebra.
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