«Non sono interessato alla vostra simpatia o antipatia... tutto quello che chiedo è che mi rispettiate come essere umano.». Con questa frase uno degli atleti americani più importanti, ma meno ricordati, per quanto riguarda l'integrazione delle persone di colore nello sporto americano, Jackie Robinson, racchiude tutta la sua vita, caratterizzata da una sfacciata voglia di prevalsa e di esser considerato come le persone di pelle bianca, in ambito sportivo e non.
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Nato in Georgia nel 1919 fin da piccolo si rivelò molto portato per qualsiasi tipo di sport come i suoi fratelli, uno dei quali alle olimpiadi del 1936 vinse anche una medaglia d'argento. Iniziò a praticare football e anche dopo la fine del liceo, quando arrivò a UCLA, continuò a giocare, ma lasciò l'università per diventare assistente atletico e pochi anni dopo riprovó la via del football cercando un contratto con i Los Angeles Bulldogs, ma venne chiamato a prestare servizio militare durante gli anni della seconda guerra mondiale in seguito ai fatti di Pearl Harbor. La sua carriera militare si interruppe però nel 1944 quando non obbedì ad un superiore che gli chiese, in quanto nero, si sedersi in fondo ad un autobus, quando in realtà questa regola vigeva solo sugli autobus civili. Venne messo davanti alla Corte Marziale che lo assolse.
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Andò a lavorare al Sam Houston College ma nel 1945 ricevette un'offerta dai Kansas City Monarchs, squadra della Negro League (lega di baseball riservata ai neri), era uno sport che però aveva sempre messo in secondo piano rispetto al football. Poi però si mostrò da subito molto talentuoso e partecipò quando i Boston Red Soxs organizzarono dei provini per i giocatori di colore, ma in seguito si scoprì che in realtà fosse tutta una farsa per fare buon viso a cattivo gioco in un periodo di forti tensioni sociali, e che nessuno aveva la benché minima possibilità di essere reclutato. Una squadra però aveva veramente messo gli occhi su di lui, i Brooklyn Dodgser, che lo scelsero e dopo un periodo di prova con il team satellite il presidente della squadra Rickey lo chiamò e gli spiegò che una volta diventato un membro dei Dodgers doveva essere pronto mentalmente a ricevere tantissimi insulti a causa del proprio colore della pelle e che non avrebbe dovuto reagire, Robinson rispose positivamente e per la prima volta un nero divenne un giocatore professionista di baseball.
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L'esordio distrusse le barriere razziali nello sport americano che duravano da oltre sessant'anni e Jackie durante le partite venne spesso anche minacciato di morte, ma dopo qualche tempo conquistò anche chi prima lo denigrava e scrisse una pagina storica dello lotta a favore dell'integrazione.
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