E' il 25 giugno del 2007 e a Fayetteville, in Georgia, vengono ritrovati i corpi senza vita di Nancy Toffoli, di suo figlio Daniel e quello del wrestler canadese Chris Benoit. La notizia fa il giro dei notiziari e la stessa WWE per quella sera, nella quale sarebbe dovuta andare in onda una puntata di Monday Night Raw, decide di trasformare il consueto appuntamento del lunedì sera in un tributo al "Canadian Crippler". Questo avvenne però prima che la dinamica della morte venne resa nota. Poco dopo infatti si scoprì che Benoit si era reso protagonista di un omicidio-suicidio, uccidendo la moglie e il figlio, togliendosi in seguito la vita. Questa rivelazione portò con se tantissime conseguenze, non solo in America, ma anche nella nostra Italia.
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Dopo che le vere dinamiche dell'accaduto furono di dominio pubblico, la WWE rimosse tutto il materiale riguardante Benoit e il suo merchandising, e da quel fatidico giorno non venne più menzionato in nessuno show della federazione di Stamford. Questo perché la WWE, società quotata in borsa e con degli investitori, non poteva permettere che accanto al proprio nome venisse accostato un fatto così grave. Nei giorni successivi i media dissero che alla base delle azioni del canadese ci fosse un raptus d'ira causato dall'abuso di anabolizzanti, ipotesi che venne poi smentita dagli inquirenti, anche se Chris ne aveva realmente fatto un uso spropositato nel corso della sua carriera. Nel 2007 però il padre di Benoit, intervenuto durante una trasmissione americana, portò con se dei test cerebrali, che evidenziarono come il figlio avesse dei danni gravissimi ad alcuni tessuti del cervello, causati dalle numerosissime botte alla testa accumulate durante tutta la sua ultra ventennale attività sul ring.
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Questa vicenda ebbe delle ripercussioni molto gravi anche in Italia, un paese che già aveva posto il wrestling sotto la luce dei riflettori a causa della morte di Eddie Guerrero avvenuta 2 anni prima. Il "Latino Heat" morì a causa di un malore, che al tempo molti attribuirono alle sue dipendenze da alcool e droga che ne avevano logorato il corpo, anche se da ormai 4 anni non ne facesse più uso. Nel nostro paese dopo la vicenda Benoit il gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi, che in quegli anni si era reso protagonista di molte battaglie a sfondo etico in politica, decise di non trasmettere più gli show della WWE sui propri canali. La disciplina tornò in chiaro nel 2011 su Cielo, che però era collegato a Sky Sport, la pay tv che fino al 30 giugno di quest'anno ne deteneva i diritti. Questo avvenne perché i media e l'opinione pubblica italiana attaccarono la disciplina e i suoi rappresentanti, accusati di promuovere atteggiamenti violenti nei più piccoli (i film in prima serata di Jason Statham invece no eh!?) e di incitare all'uso di sostanze come gli anabolizzanti o gli steroidi. Questo fermò l'ottimo momento che stava vivendo il wrestling grazie a SmackDown su Italia 1, infatti buona parte dei ragazzi nati negli anni '90 non perdevano neanche una puntata dello show blu del venerdì sera e resero mainstream tra il 2004 e il 2007 atleti come Rey Mysterio, John Cena e lo stesso Eddie Guerrero, diventati dei veri eroi per i ragazzi.
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Proprio in questi giorni però il pacchetto WWE non è più in mano a Sky, dopo più di 15 anni, ma è stato acquistato dal gruppo Discovery, che lo trasmetterà in chiaro su DMAX, uno dei canali più in voga del digitale terrestre, oltre che nella propria piattaforma streaming. Questo può rappresentare una possibilità di rinascita per la disciplina in Italia, grazie anche al fatto che al commento ci saranno Michele Posa e Luca Franchini, delle vere leggende al microfono nell'ambito del wrestling, che saranno capaci di far tornare il vecchio amore ormai perduto. La WWE ha davanti a se una grande opportunità per tornare ad avere un ruolo importante nel palinsesto italiano, nella speranza che molti giovani possano tornare ad innamorarsi di questo sport entertainment, che nel bene o nel male, con le proprie luci e le proprie ombre, ha rappresentato un pezzo importante dell'infanzia di molti di noi.
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