Tutelare, proteggere, preservare e difendere. E' il 17 giugno del 2013 e a North Attleborough viene ritrovato il corpo senza vita di Odin Lloyd, designer statunitense, ragazzo della sorella della fidanzata del giocatore NFL Aaron Hernandez. Il giocatore di origini portoricane dei Patriots venne subito additato come l'omicida poichè, secondo la ricostruzione della polizia, Lloyd sarebbe stato a conoscenza del coinvolgimento di Hernandez in una sparatoria mortale avvenuta a Boston l'anno precedente.
2 anni dopo, nell'aprile del 2015, grazie a delle registrazioni di alcune telecamere, è stata provata la vicinanza del giocatore nella zona dell'omicidio, e venne così accusato e condannato all'ergastolo senza possibilità di libertà vigilata, anche se non venne mai ritrovata l'arma. Si arriva così al 19 aprile 2017, un paio d'anni dopo essere entrato nel carcere di Souza-Barnowski in Massachussets, giorno nel quale viene ritrovato nella sua cella il suo corpo senza vita, dopo essersi impiccato con un lenzuolo e aver bloccato la porta per impedire l'arrivo del personale.
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La famiglia fin da subito disse che si trattava di omicidio e non di suicidio, ma lo svolgimento dei fatti non lasciava spazio ad altre interpretazioni, Aaron Hernandez aveva deciso di togliersi la vita. Perchè lo ha fatto però? Magari il peso dell'omicidio era diventato insostenibile o sapeva di essere innocente e ha preferito uccidersi piuttosto che passare una vita ingiustamente in galera. La realtà era ben diversa. Dopo la sua morte l'Università di Boston decise di studiare il cervello dell'ex giocatore di football ed emerse una verità sconvolgente, Aaron era affetto da CTE (encefalopatia traumatica cronica) in stato avanzatissimo. Venne descritta dai medici come la più grave mai vista per una persona di quella età, aveva solo 27 anni. Dovuta ai vari traumi cranici procuratisi in carriera, molti neanche registrati, i medici bostoniani dissero che tale malattia si traduce in scarso giudizio, inibizione degli impulsi, aggressività, rabbia e paranoia, e che secondo loro questo spiegherebbe gli atti criminali di Hernandez. Questo portò la fidanzata e la famiglia dell'ex Patriots a fare causa alla NFL, rea di non averlo tutelato. La causa venne però vinta dalla famosa lega nel 2019.
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Nella NFL c'è un problema riguardo i danni cerebrali agli atleti, e questo è innegabile, e l'analisi dei medici non può neanche giustificare in toto le azioni di Hernandez, ma l'esito della causa dal mio punto di vista è stato guidato dal fatto che in caso di ammissione di colpa della lega di football, molti altri giocatori con problemi come quello di Hernandez la avrebbero portata in tribunale, causando un maremoto mediatico. Questo non accade solo nel football, anche anni dopo l'omicidio-suicidio del wrestler Chris Benoit è emersa fuori una verità simile, a causa dei vari colpi subiti in carriera il cervello del "Canadian Crippler" non funzionava più, era ridotto ad un animale guidato da istinti primordiali.
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Per questo le prime 4 parole del'articolo devono essere un monito per il mondo dello sport. Gli atleti non vanno trattati solo come macchine da soldi, devono anche essere tutelati in quanto persone, non si può mettere il guadagno davanti alla vita di uomini, ragazzi, esseri umani, che cercano di fare al meglio ciò che amano. Gli sportivi non sono supereroi immuni a tutto ciò che invece preoccupa il resto della gente, esempio lampante di questo fatto è il recente "coming out" di diversi giocatori NBA riguardo il loro essere depressi, perchè i soldi e la fama non bastano per alzarsi ogni mattina ed essere felice, la salute viene e deve venire prima di tutto.
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