Il 4 novembre 1989 è una data che ha fatto da spartiacque nella storia della NBA. Dopo svariati mesi di consultazioni il comitato della lega di basket più famosa al mondo ha infatti deciso di aumentare il numero di franchigie da 26 a 30. Oltre alle già presenti nacquero i Miami Heat, i Minnesota Timberwolves, i Charlotte Hornets e gli Orlando Magic. Quando nuove franchigie entrano nella NBA prima dell'inizio della stagione la lega organizza il cosiddetto "expansion draft", che ha come obiettivo quello di permettere alle nuove squadre di poter mettere su un roster, prima dell'inizio del vero draft, evento con il quale entrano in NBA i migliori giovani talenti provenienti da tutto il mondo.
Con l'expansion draft vengono scelti giocatori dalle altre franchigie per formare la propria, logicamente con moltissime limitazioni, andando a creare sì una squadra, ma chiaramente destinata a non essere competitiva nel breve periodo. Infatti le regole prevedono che le altre squadre devono selezionare 8 giocatori che non possono essere scelti per l'expansion draft, ed inoltre viene fissato un tetto salariale da rispettare.
Le prime stagioni nella lega per le 4 squadre come era logico aspettarsi fu un disastro sul piano dei risultati. La peggiore di tutte però fu Orlando, che concluse le prime 3 stagioni rispettivamente con 18, 31 e 21 vittorie. Nonostante ciò la squadra che prende il proprio nome dal parco divertimenti di Disneyworld riuscì ad entrare nei cuori di tifosi, facendo registrare una media di 15 mila spettatori nelle partite casalinghe. Come detto in precedenza, con il draft le franchigie hanno la possibilità di accaparrarsi futuri campioni, e con quello del1992 i Magic erano pronti a cambiare il corso della loro storia.
Arrivati all'evento con la prima scelta assoluta la squadra della Florida portò ad Orlando un ragazzo di Newark alto 2,16 metri, un po' impacciato e facilmente irascibile, noto al grande pubblico con il nome di Shaquille O' Neal. Il talento di quello che sarebbe diventato uno dei centri più forti della storia era noto a tutti, infatti nella sua carriera universitaria fece registrare 20 punti e 10 rimbalzi di media, ma neanche il più ottimista aveva ben chiaro l'impatto che avrebbe avuto questo ragazzo sulla lega.
Addirittura al tempo alcuni dirigenti volevano imbastire una trade con i Lakers per scambiarlo, buffo se pensate che nel 1996 il numero 32 finirà per vestire lo stesso la maglia gialloviola, ma da free agent.
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In una squadra che comprendeva nello starting five Scott Skiles, Nick Anderson, Dennis Scott e Jeff Turner, fin da subito il gioco venne fatto concentrare su Shaq. Tutti dei buoni comprimari i suoi compagni di squadra, ma nessuno veramente in grado di alzare l'asticella. A soli 20 anni dominò la lega ed ogni avversario che gli si parò davanti, nelle statistiche (23 punti e quasi 14 rimbalzi per partita) finì dietro al solo Michael Jordan, che ha più volte ribadito, sia ora che in passato, quanto O'Neal fosse la cosa più dominante mai vista sul parquet. Ma non bastò, come un gigante in mezzo al deserto Shaq era solo, e la sua squadra neanche quell'anno riuscì a raggiungere i play-off, portandosi comunque a casa il premio di Rookie dell'anno.
La Dea Bendata però decise di essere ancora una volta benevola con i Magic, ottennero per la seconda volta consecutiva la prima scelta assoluta al Draft e nel 1993, dopo aver scelto Chris Webber, lo scambiarono per portarsi a casa il giocatore che faceva al caso loro, il perfetto fit per la loro star: Anfernee Hardaway, o meglio, Penny Hardaway. Se uno come Magic Johnson ti dice che gli somigli, sei sulla strada giusta, perché Penny era un playmaker che aveva già dimostrato quanto fosse in grado di alzare il livello dei propri compagni.
Da questa mossa nascerà uno dei duo più dominanti degli ultimi 30 anni, in grado di trasformare una neonata franchigia come Orlando in una delle potenze più temibili della lega, due ragazzi appena ventenni avevano già il futuro nella loro mani. Almeno questi erano i presupposti.
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I 2 si trovavano a memoria e con l'arrivo in panchina di Brian Hill, iniziarono anche a vincere. Contemporaneamente a questo però iniziarono anche i primi malumori all'interno del team, si formarono 2 cricche, una di bianchi e una di afroamericani, e dopo una sconfitta con i Clippers vennero addirittura alle mani, con O'Neal che stese Skiles con un pugno. Era iniziato il regno di Shaq, il maschio alpha in maglia numero 32 aveva preso il controllo della franchigia, che portò la dirigenza l'estate seguente a mandare via tutti i nemici di O'Neal.
Di questo però ne risentì anche il campo, e dopo essere arrivati per la prima volta ai playoff, persero al primo turno contro gli Indiana Pacers.
Nella stagione 1994/95 si decise dunque di rifondare e ripartire dal duo Penny-Shaq, aggiungendo al roster un 3 volte campione NBA come Horace Grant, ormai orfano di Michalel Jordan del primo ritiro. Hardaway in quell'annata prese in mano la squadra, e questo ad O'Neal non andò giù, la star doveva essere lui, ed anche il rapporto con Penny si incrinò. Riuscirono comunque ad arrivare primi nella Eastern Conference, Shaq viaggiò a 29.3 punti di media, Penny a 21 punti 7 assist. Era l'anno buono.
Ai playoff al secondo turno però incontrarono i Bulls, che avevano riabbracciato Jordan, ma neanche lui bastò, quei giovani rampanti erano troppo anche per lui, e Chicago venne spazzata via. Distrutti anche i Pacers, mancavano solo le Finals. Shaq e Penny in 2 anni si erano presi la NBA, ma il numero 32 era ormai troppo sicuro di se, pieno del suo ego e conscio del suo immenso talento. Di questo risentì anche il resto del team, e in finale vennero spazzati via 4-0 dagli Houston Rockets di Hakeem "The Dream" Olajuwon.
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Da qui l'oblio, la stagione successiva fu un incubo non dal punto di vista sportivo però, Penny e Shaq erano ai ferri corti, O'Neal voleva essere l'uomo di punta, Hardaway anche. Uscirono ai play-off contro i Bulls e Shaq in quella stessa estate era free agent. Dopo che la dirigenza gli disse "Se vuoi restare questa è la cifra, non possiamo pagarti più di Penny", O'Neal andò su tutte le furie e decise di andare dall'altra parte dello stato, direzione Los Angeles. Quella frattura non portò solo Shaq a diventare un vincente, ma portò anche alla fine dei Magic, che nella stessa annata persero Penny per infortunio.
Si è detto tanto su Shaq, un fenomeno, uno svogliato, un presuntuoso, un egocentrico. Tutto vero, una volta arrivato ai Lakers, dopo aver vinto smise addirittura di allenarsi, ma ciò che conta oggi è quanto abbia fatto, nel bene o nel male, per la franchigia che esattamente 31 anni fa arrivò in NBA. Nonostante tutti i capricci, Orlando e i suoi abitanti devono tanto al ragazzino che mise la loro città di prepotenza nel panorama cestistico statunitense.
L'opera scritta da O'Neal, insieme a Penny, è una delle più belle ed incompiute in tutta la storia della NBA, alla quale è mancato un finale degno e capace di far vivere un sogno ad una franchigia nata da neanche 10 anni.
Paradossalmente, è mancata un pizzico di "magic".
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