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L'Italia dei miracoli va alle Olimpiadi

Immagine del redattore: Simone SpadaSimone Spada

È tutto vero, signori, l'Italia di basket va alle Olimpiadi di Tokyo in programma tra due settimane. Non è uno scherzo di cattivo gusto, ma un sogno, un miracolo compiuto 17 anni dopo lo storico argento ad Atene 2004. Ci va una squadra piena di talento ma che a questi livelli, a questi alti livelli doveva ancora dimostrare tutto. E lo ha dimostrato eliminando la fortissima Serbia. A Belgrado. A casa loro.

Abbiamo vissuto per anni rincorrendo la "nazionale più forte di sempre". Con un quintetto da NBA, o almeno di grandissimo talento a trascinare tutto il movimento ed un presidente Petrucci che sventolava sogni di medaglia e di podio alle Olimpiadi, ai Mondiali e agli Europei, alternando i migliori allenatori italiani. Eppure, eppure quei fenomeni non sono mai andati al di là di tante (troppe) delusioni. Così quando Belinelli e Datome e Hackett hanno rinunciato a partecipare al PreOlimpico non è sembrata una sciagura, bensì un sollievo.


Il nocciolo di questa compagine azzurra è la stessa della nazionale di calcio: vale il gruppo. Che si compatta, che si sostiene. Che non ha magari dei fenomeni, ma ha tantissimi interpreti in grado di mettere il canestro giusto al momento giusto. Il talento ce l'ha Nico Mannion, ma rispetto ai suoi predecessori che han giocato in NBA, non sente l'esigenza di avere sempre la palla in mano. Quando ce l'ha, ha tutte le qualità possibili e (in)immaginabili per segnare dall'arco o in penetrazione, col gancio o con l'arresto e tiro. Una signora aggiunta in termini realizzativi e difensivi.

Poi ci sono quelli che sono andati all'estero e sono tornati più forti di prima. C'è Achille Polonara che in due anni al Baskonia ha assunto una sicurezza in grado di fargli sbagliare meno e di trovare sempre la giocata giusta. C'è Simone Fontecchio, il "si farà" tutto all'italiana, che in Germania ha trovato la sua dimensione ed ha giocato con una giustezza di scelte offensive mai vista prima. C'è Michele Vitali, nocciolo duro in difesa e procacciatore di tiri dall'arco. C'è il capitano Nik Melli, meno brillante del solito ma ottimo motivatore dei compagni.


E ci sono i ragazzi che in Italia si sono presi gli spazi che gli competono. Da Tonut a Pajola, da Tessitori a Ricci, ma Moraschini a Spissu fino ad Abass. Ecco, quest'ultimo pare l'unico indiziato a non partire per Tokyo. Non perché non ne abbia le capacità, ma Danilo Gallinari - finiti i playoff di NBA - ha espresso l'intenzione di far parte del gruppo se gliene verrà concessa l'opportunità. Sarebbe una freccia potentissima nell'arco di Meo Sacchetti, Lele Molin e Piero Bucchi in vista di una competizione che vedrà gli azzurri sfidare Australia, Germania e Nigeria nel girone eliminatorio.

Ecco, Meo Sacchetti. Per la federazione sarebbe già fuori a settembre, quando gli scadrà il contratto. Eppure questo signore, che in campo nazionale ha fatto tantissimo, ha raggiuno dei risultati che i suoi predecessori più illustri non sono mai riusciti a cogliere. Già vincere il PreOlimpico, dove Ettore Messina - suo possibile sostituto - aveva fallito, è un passo avanti enorme. Già andare a Tokyo, è una cosa pazzesca. Ecco, un commissario tecnico così andrebbe ringraziato e gli andrebbe rinnovato il contratto. A prescindere da come andranno le Olimpiadi.

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