L'Eurolega 20/21 ha incoronato l'Anadolu Efes di Ergin Ataman sul tetto d'Europa. La formazione turca ha superato il Barcellona in finale, terza l'Olimpia Milano vincente sul CSKA Mosca nella finalina per definire il podio. A Colonia si è chiusa una fase finale che non solo ha confermato che chi è più forte vince, ma anche che il basket del Vecchio Continente continua a dare agli appassionati uno spettacolo di altissimo livello tecnico, tattico, fisico ed emozionale.
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Vince l'Anadolu Efes, anche se all'inizio di questa stagione non erano i veri favoriti. Si sono piazzati terzi nella regular season, hanno faticato parecchio ad aver la meglio del Real Madrid nei playoff e sono arrivati al momento cruciale con una mentalità adatta alla competizione. Quando si tratta di gara secca, è possibile che possa succedere di tutto. Coach Ataman deve aver predicato pazienza e sacrificio. Lo deve aver ripetuto soprattutto nella semifinale col CSKA quando, raggiunti quasi i venti punti di vantaggio, hanno visto il terrore di esser sconfitti nell'ultimo quarto. Alla fine aver ancora pazienza e limare i dettagli è stato decisivo.
Il problema principale era che mentre la squadra giocava anche abbastanza bene, la prima punta non spiccava. Shane Larkin aveva preso troppo alla lettera l'appello a fare un passo indietro rispetto a Micic. E quando il serbo ha approcciato male la sfida al Barcellona, ha capito di dover salire in cattedra. Ad inizio terzo quarto Ataman ha visto le sue due punte accelerare in maniera impareggiabile: Larkin e Micic hanno lavorato all'unisono sia per portare a casa la coppa e sia per smontare pezzo per pezzo la difesa blaugrana. Dopo la finale persa due anni fa, e l'impressione che lo scorso anno la pandemia avesse stoppato una rincorsa vincente, il club turco ha saputo giocare sulla necessità di saper pazientare nell'esprimere tutto il proprio potenziale.
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Il Barcellona manca l'obiettivo che si era posto sin dall'inizio. Lo sforzo economico nel creare il roster migliore per essere imbattibili c'era stato e anche abbastanza corposo. L'ingresso nel roster di Pau Gasol serviva per mettere una pietra tombale a qualsiasi possibilità di rimonta di una qualunque delle competitor dell'Eurolega. Ma qualcosa di strano c'era stato già nei playoff contro lo Zenit, coi russi che avevano portato gli spagnoli alla quinta partita invece di arrendersi abbastanza facilmente alle prime battute. E anche con Milano, gli uomini di Jasikevicius avevano faticato a trovare soluzioni facili contro una pattuglia di Messina molto ben organizzata. I dettagli fanno la differenza: la tripla di Higgins ad esempio è bastata per passare in finale.
Poi però bisogna anche comandare. Prima con la testa e poi col fisico. Bene per certi tratti la tenuta difensiva, ma poi bisogna saper mettere il naso avanti per vincere una partita. Qualche palla persa, tiri errati, giocatori spenti hanno decretato una sconfitta certa. Merito dell'Efes, non vi è dubbio. Ma anche demerito di qualche scelta tecnica (Hanga tenuto in panchina per tutta la gara) e qualche costante negativa (il solito Mirotic molle nei momenti che contano, l'infortunio di Calathes, il poco apporto della panchina). Il rilancio ci sarà per la prossima stagione, ma è indubbio che il tecnico lituano debba cambiare parecchi uomini.
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Il CSKA Mosca era la squadra che era arrivata meglio alle Final Four, forte di un rotondo 3-0 ai danni del Fenerbahce. Ma nel contesto delle partite secche ha sentito in pieno le assenze (Milutinov) e la poca compatezza collettiva. Bene il nostro Hackett e Clyburn, ma troppo poco anche solo per tentare di piazzarsi terza. Una posizione raggiunta con merito dall'Armani Jeans Milano, che è pure andata vicinissima al colpaccio in semifinale con il Barcellona. Un tiro, un solo tiro ha girato la sorte: quello di Punter è andato sul ferro, quello di Higgins è entrato.
Ma Milano ha fatto una stagione ottima, piazzandosi prima quarta e poi eliminando uno stoico Bayern Monaco. Poi è arrivato alle Final Four regolando le prime due sfide dei playoff in campo nazionale con Venezia e la volontà di fare la storia. Peccato per la semifinale, ma poi col CSKA ha fatto quello che doveva grazie ai punti focali dell'annata: da Delaney a Hines, da Shields a Punter, fino a Rodriguez e Micov. Ora c'è tutta l'intenzione di fare lo sforzo massimo soprattutto per rendere più competitivo il reparto lunghi, cosa che ha costretto spesso Messina a giocare col quintetto piccolo. Per riprendersi le Final Four servirà ovviamente molto di più.
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