Deve essere frustrante sapere di essere probabilmente il giocatore più in forma della lega di basket più famosa al mondo ma essere allo stesso tempo il leader di quella che al momento risulta essere la peggiore squadra di tutta la NBA. La sensazione è quella di essere ingabbiato in un qualcosa che nel bene o nel male non ti appartiene, con il tuo "prime" impiegato in un contesto di squadra che non sta minimamente ripagando la qualità e la quantità di lavoro portato ogni partita nel parquet. Vivi male tutta questa situazione soprattutto se te alla casacca per la quale giochi hai dato e devi tanto, in quanto in questi casi l'aspetto emotivo (quello che fa più male) spesso supera quello meramente sportivo.
Dovrebbe essere questo lo stato mentale nel quale si trova in questo momento Bradley Beal, un uomo che in questo inizio di stagione ha messo a referto delle prestazioni veramente clamorose ma che non riesce però ad essere supportato dai suoi compagni di squadra per vari motivi. Con l'arrivo di Russel Westbrook (che sembra aver portato più danni che benefici), l'addio di un amico fraterno come John Wall (che però sembrava essere in netto calo), alcuni infortuni ed alcune assenze causa COVID-19 Beal si ritrova a dover fronteggiare da solo ogni singola partita dei suoi Wizards, che fino ad ora in regular season hanno fatto registrare 3 vittorie ed 11 sconfitte.
"Vogliamo vincere. Voglio vincere, è questo il motivo per cui sono rimasto qui, perché ero convinto che ce l’avremmo fatta. L’anno scorso è andata com’è andata: un sacco di infortuni, John Wall fuori tutto l’anno e poi il Covid. Quest’anno però è la stessa cosa, e anche dal punto di vista logistico è dura uguale: niente tifosi, zero tempo per allenarsi, niente di niente. È come giocare in una bolla ma fuori dalla bolla.”
“Cerco di prenderla alla giornata, perché se penso e ripenso a ogni singolo problema che abbiamo rischio di diventare pazzo. Provo a concentrarmi su ciò che ci può far migliorare: come aiutare i miei compagni? Cosa posso fare personalmente per trascinare la mia squadra alla vittoria? Ma mentirei se dicessi che questo sia un momento facile”.
Intervista presa da NBAReligion.com
Queste le parole del numero 3 di Washington, che fino ad ora non ha minimamente inveito contro la proprietà e i propri compagni di squadra, ma da vero leader ha cercato di trasmettere un messaggio il meno negativo possibile a tutto l'ambiente di Washington, anche se tra le righe si può leggere come è giusto che sia un po' di insoddisfazione ma soprattutto la certezza di essere arrivato al limite della sopportazione, in una situazione che lo sta portando allo stremo sotto tutti i punti di vista.
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Questa clima di sconforto per lui ed estremamente negativo per i Wizards, come detto prima, è andato pari passo con le sue incredibili prestazioni. Dal 2020 ad oggi infatti tutte le partite nelle quali Beal ha fatto registrare 40 o più punti Washington le ha sempre perse.
Questo non perché lui cercasse disperatamente di mettere a referto il maggior numero di punti possibile, ma solamente perché era ed è l'unico in grado di dare un apporto costante e di qualità in fase offensiva. In questa stagione Deni Avdija, scelto al Draft di quest'anno e possibile uomo sul quale ripartire proprio insieme a Beal, sta giocando sotto le aspettative, non solo per colpa sua logicamente. Thomas Bryant e Rui Hachimura stanno svolgendo egregiamente il loro compito, ma in una lega come la NBA questo non può minimamente bastare. Non parliamo di Russell Westbrook, fino ad ora la più grande delusione di tutta la lega.
Tutto ciò ha portato Beal in queste prime uscite stagionali a viaggiare a 35 punti di media e a mettere a referto una prestazione da 60 punti contro Philadelphia, in una partita persa 136 a 141, con il numero 3 che ha fatto registrare da solo quasi la metà dei punti dell'intero team.
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Ora come ora quindi la soluzione più consona e che possa dare sbocchi futuri ad entrambe le parti sembra essere solo una: la trade. Sì, perché da un lato Washington ha la possibilità di capitalizzare al massimo scambiando un giocatore che in questo momento ha moltissimo mercato, mentre dall'altro Beal (non a cuor leggero nonostante tutta la situazione) potrebbe accasarsi in una squadra che potrebbe garantirgli un futuro ed un presente migliori rispetto all'attuale situazione.
Da quanto trapelato fino ad ora le squadre maggiormente interessate a Bradley sarebbero Denver, New Orleans e Golden State, con i Nuggets che sarebbero in grado di fare il salto di qualità con il suo arrivo.
Qualunque sarà l'epilogo di questa vicenda rimane la malinconia e la tristezza di tutti gli amanti di questo sport, che vedono lottare e soffrire un uomo contro tutto e tutti, che sta cercando di tenere in piedi quella che da ormai 9 anni è la sua casa, e che ora come non mai sarà combattuto sul proprio futuro.
A 27 anni però Bradley Beal sembra avere l'obbligo di raccogliere quanto seminato, che sia in maglia Wizards o no, per non rischiare di perdere un treno che rischia di non passare più.
Un uomo contro il mondo intero, salvate il soldato Beal.
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