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Roger Milla, il primo ballerino del pallone

  • Paoli Francesco
  • 8 giu 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 8 ott 2020

Oggi giorno è molto comune vedere calciatori che esultano nelle maniere più assurde dopo aver segnato un goal: basti pensare a tutte le varie danze che abbiamo visto sui campi di calcio, tra passi di samba e la più recente "dab dance",  sfoggiate dai giocatori per celebrare insieme ai propri compagni il momento più intenso del gioco del calcio.

Ogni volta che vediamo dei frame di vecchie partite, risalenti a prima degli anni '90, e vediamo i giocatori esultare correndo verso la curva, tenendo alzato il pugno verso il cielo, aspettando l'abbraccio dei tifosi e saltando dalla gioia, subito veniamo travolti da una forte sensazione nostalgica e melanconica e l'unico pensiero che ci attraversa la mente, il più delle volte, è: "ma quanto romanticismo esprimono queste immagini?". Uno degli esempi più languidi di questa teoria può essere forse "l'urlo del campione" esibita da Marco Tardelli nella finale Mondiale del 1982. Ma quando sono cambiate le cose?


Esattamente trenta anni fa, a Milano, si giocò la partita inaugurale della XIV edizione dei Mondiali di calcio, Italia '90. Quello non fu solamente il Mondiale delle notti magiche, del sogno azzurro infrantosi ai rigori in semifinale o di Totò Schillaci. L'edizione del 1990 fu anche un Mondiale spartiacque, fu la Coppa del Mondo che cambiò definitivamente il modo di celebrare un goal. Il Camerun, che aveva vinto a sorpresa la prima partita del proprio girone contro l'Argentina, giocò al San Nicola di Bari la sua seconda partita contro la Romania, battendola 2-1 grazie a una doppietta di Roger Milla. L'oramai trentottenne, che dopo la vittoria della Coppa d'Africa nel 1988 aveva dato il suo addio alla Nazionale di calcio ma che decise di indossare nuovamente la maglietta de Les Lions Indomptables in occasione della partecipazione del Camerun al Mondiale, dopo aver segnato il primo dei due goal contro la Romania fece una cosa mai vista prima: corse verso la bandiera, si fermò a guardare il pubblico ed esibì alcuni passi di Makossa, un tipico ballo camerunense.

Ogni volta che Roger Milla segnò in quel mondiale (altri due goal oltre a quelli messi a segno contro la Romania) decise di festeggiare così con i suoi compagni, ballando. Da quel momento il calcio non sarebbe stato più lo stesso. Trenta anni fa, quella danza, ha modificato definitivamente i paradigmi delle esultanze del calcio, unendo la gioia per un goal a un elemento proprio e caratteristico di chi aveva segnato, ovvero una tipica danza della sua nazione. Roger Milla ha cambiato il mondo del calcio e, diventando il primo ballerino del pallone, ha diviso in due (in un "prima" e in un "dopo") la storia. Prima di Milla abbiamo avuto le esultanze romantiche, le esultanze collettive, quelle in cui i calciatori correvano indemoniati per tutto il campo aspettando che qualcuno li fermasse, abbracciandoli e gettandoli a terra, sorridendo come bambini. Dopo Milla, abbiamo avuto le prime esultanze che caratterizzavano un solo giocatore (è inutile che vi chieda come festeggiassero Luca Toni, Alberto Gilardino, Francesco Totti o Alex Del Piero), le esultanze preparate in allenamento coi compagni (come i passi di danza alla Tshabalala al Mondiale in Sud Africa) o le varie capriole alla "Oba Oba" Martins che ci facevano venire il mal di testa.

Insomma, oltre ad esser stato il primo calciatore ad aver ballato per un goal segnato, Roger Milla è stato un'icona del calcio africano, tanto da esser stato eletto nel 2006 dalla CAF, l'organismo ufficiale calcistico del continente africano, e dal giornale francese L'Équipe come il miglior calciatore africano del XX secolo. Infine, Roger Milla detiene il record del goal più anziano mai segnato ad una fase finale di un Mondiale di calcio, poiché con la sua Nazionale ha anche fatto parte della spedizione camerunense di USA '94 e segnò alla Russia durante la fase a gironi all'età di 42 anni.


Se non fossero stati per quei passi di Makossa trenta anni fa, molto probabilmente non avremmo mai visto Cristiano Lucarelli fare sesso con la propria maglietta dopo un goal in un Piacenza-Livorno di tanti anni fa. Quindi Roger, grazie mille.

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