Tre su tre, senza tanti calcoli. L'Italia si mette in marcia verso Londra, verso gli ottavi di finale dell'Euro 2020/1 con la certezza di aver assolto nel migliore dei modi il compito del girone eliminatorio. Senza calcoli, per giunta, nonostante alla vigilia in tanti li stessero facendo per comprendere quale fosse il percorso più agevole per gli azzurri. Ma se davvero Roberto Mancini vuole saggiare la forza del suo gruppo - prima mentale e poi tecnico/tattica - deve iniziare ad alzare il livello dello scontro.
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Mettiamo un punto. Non è vero che il girone A fosse facile. Vanno riprese le dichiarazioni della vigilia, i pronostici. Eravamo certi che la Turchia, avendo battuto la Francia e pareggiato con la Germania in amichevole, fosse una contendente piuttosto ostico. Eravamo convinti che la Svizzera, per quel suo modo di giocare molto tattico, potesse crearci dei grattacapi. Eravamo convinti che il Galles avendo Bale avrebbe finito per stuzzicarci un po'. Poi, una volta battute, diversi ex calciatori all'estero hanno provato a minimizzare l'importanza di quei successi.
L'Italia, diciamolo, fa paura. Perché è più forte di quel che tutti pensavano, tifosi italiani compresi. Ed è convincente, coi titolari e con le riserve, senza grandi distinzioni. Va in gol con regolarità, si adatta alla partita, rischia meno possibile e fa giocare male le avversarie. Lo fa senza aver bisogno del 70/80% di possesso palla, senza dover rincorrere la pressione, praticando calma, pazienza, senso del gruppo, lettura tattica. Con Turchia e Svizzera, gli azzurri ci hanno messo dieci minuti a capire dove dovesse andare la sfida, lasciando anche il pallino del gioco agli avversari. Poi ha iniziato a dispensare calcio. Il confronto col Galles ha un testo diverso dalle altre gare, vista la generale rilassatezza di entrambi i team.
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Ha ragione Vieira a dire che l'Italia non è potente, non è del tutto intensa. Ma una partita non si gioca solo col fisico, ma soprattutto con la testa. La Francia, certa di fare un sol boccone dell'Ungheria, si è trovata spiazzata. Stessa cosa per l'Inghilterra con la Scozia, per il Belgio con la Danimarca e la Spagna con la Svezia e la Polonia. Mancini e il suo staff hanno spostato di lato la visione della gara, certi che il bel gioco passi da precetti ben curati e ordinati da mettere in campo. Anche perché, c'è da dirlo, la nazionale ha una serie di palleggiatori di alto livello.
Jorginho è il normalizzatore, tutto vede e tutto aggiusta. Il resto lo devono fare gli altri: Bonucci con i suoi lanci al bacio, Locatelli e Barella e Verratti con la capacità di far passare la palla dove nessuno penserebbe mai, Insigne e Berardi a far da raccordo ma anche da potenziale offensivo, Spinazzola a spaccar la fascia. E poi le incursioni di Pessina, la durezza di Cristante, il tocco morbido di Bastoni. L'Italia gioca perché tra campo e panchina ha quasi undici palleggiatori. E con quelli gestisce le sfide a suo piacimento.
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Agli ottavi ci saranno o l'Ucraina o l'Austria. Squadre alla portata, in grado di dare fastidio ma neanche tanto. Ci arriveranno con un giorno meno di riposo, un volo da fare, e qualche gatta da pelare (diffide, acciacchi). Poi presumibilmente ci sarà il Belgio e a seguire la Francia in semifinale. E lì si vedrà a quale grado di maturità sarà non solo la squadra ma anche Mancini e il suo largo staff fatto di grandi professionisti e amici.
(Foto credit: FIGC, Nazionale Italiana su Twitter)
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