Ogni sport o disciplina porta nel proprio bagaglio culturale dei ricordi ai quali i propri appassionati rimangono emotivamente legati, che fanno da biglietto da visita per le generazioni future ed hanno l'arduo compito di appassionare quante più giovani menti possibili. Molte volte tali momenti portano alla creazione di vere e proprie leggende, destinate a rimanere per sempre nell'immaginario comune e provocare le medesime emozioni molti anni dopo la loro effettiva avvenuta. Tale dinamica conferisce ad alcuni fatti della storia dello sport una sorta di aura di eternità, elevandoli ad un livello superiore rispetto a tutti gli altri.
Uno di questi racconta di una delle prestazioni più belle mai fatte da un giocatore di pallacanestro, che spesso però viene messa in secondo piano forse perché non così tanto ridondante come gli 81 punti di Kobe Bryant o i 100 di Wilt Chamberlain.
Stiamo parlando di quanto avvenuto il 24 febbraio 1977, in quell'occasione l'indimenticabile e compianto "Pistol" Pete Maravich siglò 68 punti contro i New York Knicks con la casacca dei New Orleans Jazz, in un'epoca nella quale non esisteva ancora la linea del tiro da 3 punti e l'allora 30enne nato ad Aliquippa era la cosa più bella e letale da veder giocare in un parquet.
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"Pistol" Pete stava vivendo la miglior stagione della propria carriera, viaggiava a 31.1 punti di media e arrivato in NBA sette anni prima aveva ormai raggiunto l'apice, sia da un punto di vista del gioco che di maturazione, ma non era mai riuscito a competere veramente ad alti livelli, non avendo mai avuto alle spalle una squadra adeguata (pur avendo giocato per un anno con i Boston Celtics di sua maestà Larry Bird) che potesse supportare, dal nostro punto di vista, uno dei 10 giocatori più talentuosi mai arrivati nella lega di basket più famosa del mondo.
Per questo una prestazione di tale livello era fondamentale per uno come lui, se non poteva essere ricordato per i titoli vinti, voleva esserlo per quanto fatto con quel rilascio che è ancora leggenda.
Quanto successo quella notte di pieno inverno nella città famosa oltreoceano per il carnevale, fu uno dei momenti più alti della storia di questo gioco, la stele di Hammurabi del basket dei nostri padri e il miglior ricordo che Pete potesse lasciare.
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Sia New York che New Orleans in quella stagione si trovavano nelle parti basse della classifica, entrambe con un record negativo rispettivamente di 27-32 e 25-33. Affrontatesi solo 3 giorni prima, la partita in programma per il 22 febbraio 1977 aveva tutte le carte in regola per essere una partita dimenticabilissima.
I Knicks avevano tra le loro fila uno dei migliori difensori della lega, Walt Frazier, che anni dopo raccontando quella partita disse: "Abbiamo provato a fare tutto ciò che fosse umanamente possibile per fermarlo, abbiamo provato a raddoppiarlo, abbiamo cercato di non fargli arrivare il pallone, ma era troppo in forma quella sera".
Gli avversari cercarono in ogni modo di arginarlo, anche fallosamente, come dimostrano i 16 tiri liberi su 18 messi a segno da Maravich, che mise a referto 26 tiri tutti di pregevole fattura. Da lontano, dentro il pitturato, in step-back, in progressione, con la palla in mano era ormai noto che sapesse fare praticamente tutto, anche per quanto riguarda gli assist, essendo uno dei più creativi sotto questo punto di vista. Il canestro più bello è sicuramente quello eseguito da una posizione che attualmente sarebbe oltre il metro e mezzo della linea da 3 punti: Pete spalle al canestro fece finta di cercare il passaggio per un compagno smarcato, salvo poi girarsi sul piede d'appoggio e segnare con una facilità disorientante.
La portata di tale evento però è spiegabile e capibile solo attraverso le immagini di quella storica notte, che ha consegnato alla storia e consacrato uno dei giocatori più spettacolari di sempre, che nel cammino della sua breve ma intensa vita ha però incontrato tantissime difficoltà. Solo 3 anni dopo dovette rinunciare a giocare per colpa di un infortunio al ginocchio e nel 1988 morì per un infarto, causato dalla mancanza dell'arteria coronaria sinistra.
Per pochi anni è stato concesso a noi comuni mortali di poter ammirare cotanta superiorità cestistica, e se Gesù scese in Terra per toglierci il fardello del peccato originale, "Pistol" Pete è arrivato per togliercene un altro: credere che quello visto prima di lui fosse il vero basket.
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