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NBA Finals 2020: Il Racconto

Immagine del redattore: Eugeni MarcoEugeni Marco

Aggiornamento: 14 ott 2020

30 settembre 2020: iniziano ufficialmente le NBA Finals 2020. In un anno surreale che ha portato questo grandissimo evento in una location e in uno spazio temporale differenti rispetto al solito, andremo ad analizzare e commentare partita per partita, cercando di trasmettere ai nostri lettori le emozioni che solo serate del genere possono regalare. Da Gara 1 fino ad un'eventuale Gara 7, questo approfondimento verrà costantemente aggiornato al fine di rendere tutti partecipi del capitolo finale della lega di pallacanestro più famosa al mondo.

Los Angeles Lakers vs Miami Heat, Lebron James vs Jimmy Butler, lo storia e il talento dei gialloviola contro l'organizzazione e la fame di vittoria dei ragazzi della East Coast. 


Che lo spettacolo abbia inizio.

GAME 1

Nella serata inaugurale della serie abbiamo assistito ad uno spettacolo che ha messo perfettamente a confronto le anime delle due squadre, rivelando pregi e difetti di ambo i sistemi e di quelli che saranno i match-up decisivi durante i prossimi confronti.


Emerge subito l'intensità che ha caratterizzato Miami per tutta la post-season, infatti nel primo quarto assistiamo ad un "one man show" di Jimmy Butler che sigla 9 punti. Il numero 22 in questa prima frazione di gioco è spesso riuscito a penetrare a canestro ed è stato praticamente perfetto al tiro, con il resto della squadra che ha praticamente dominato sotto canestro ed ha spesso costretto i Lakers a tentare tiri fuori ritmo. Los Angeles si trova dopo 7 minuti già sotto di 13 punti, ma 2 canestri da tre punti di Caldwell Pope la riportano in carreggiata.


Da questo momento in poi però emergono le difficoltà pronosticate prima dell'inizio della serie, la difesa di Erik Spoelstra inizia a vacillare di fronte alle avanzate dei Lakers, bravissimi in contropiede, guidati da un Anthony Davis monumentale sia nel pitturato che con il tiro dalla media distanza, che chiuderà la partita con 34 punti. I campioni della Western Conference devono molto anche a Caruso e Rondo, principali autori della rimonta nel secondo quarto e supportati da un Lebron James in versione Magic Johnson.


A questo si va ad aggiungere il fatto che Los Angeles inizia a macinare triple su triple, soprattutto con lo specialista Danny Green. La situazione è ora capovolta rispetto a quanto visto nei primi 12 minuti, con la difesa giallaviola che, presa in mano dal candidato DPOY ed ex Pelicans, riesce ad arginare efficacemente le avanzate avversarie.


Con un parziale tra le 2 squadre sempre molto ampio anche all'intervallo, il terzo quarto si chiude 93 a 67 per Los Angeles, con Miami che dopo 24 minuti ha dovuto fare i conti anche con l'infortunio al piede sinistro di uno dei suoi leader, Goran Dragic, ora in dubbio per il resto della serie.


L'ultimo periodo è pressocchè una passerella per i ragazzi di coach Vogel, mai veramente in difficoltà e in grado di tenere gli avversari sempre a debita distanza, dimostrando un'ottima alchimia e la capacità di non dipendere da un solo giocatore. Dopo 48 minuti la partita si conclude 116-98 per i Lakers, che con questa prestazione mettono già le mani avanti, dimostrandosi almeno per ora di un altro livello rispetto ai loro avversari.


Migliore in campo: Anthony Davis

Peggiore in campo: Duncan Robinson

GAME 2

Orfani di Bam Adebayo e Goran Dragic, i Miami Heat già alla seconda partita della serie si trovano di fronte ad un bivio: una sconfitta, condita dall'assenza di questi due, significherebbe molto probabilmente la fine della serie, una vittoria invece potrebbe rappresentare una notevole prova di forza, capace di ridare motivazioni a tutta l'ambiente della squadra della Florida.


Per i Los Angeles Lakers invece sembra che ora come ora i loro unici avversari realmente temibili possano essere loro stessi, ma la strada intrapresa con la vittoria di 2 giorni fa ci consegna una squadra simile ad una macchina perfetta, che si diverte, fa divertire ed è cinicamente letale.


La partita è diversa, ma ricomincia come avevamo lasciato la fine della scorsa, i Lakers guidati da James e Davis (probabilmente il miglior compagno di squadra mai avuto dal numero 23, con il quale si trova a meraviglia), giocano bene e riescono a creare azioni corali coinvolgendo tutti i giocatori del quintetto, con le assenze di Adebayo e Dragic che pesano moltissimo su entrambi i lati del campo. Pur rimanendo sempre vicini in termini di punti per quasi tutta la prima metà di gara, nei primi due quarti non c'è mai stato la reale impressione che la squadra di Spoelstra potesse mettere in difficoltà i gialloviola, praticamente infallibili al tiro, capaci di dominare totalmente sotto canestro e servire benissimo i compagni. 


Quando le 2 squadre vanno negli spogliatoi ci troviamo 68 a 54 per i campioni dell'Ovest, guidati dai soliti 2, con la differenza che stavolta anche il ragazzo di Akron sta segnando moltissimo.


Nonostante un Jimmy Butler che non molla praticamente mai e un Kenny Olynyk  che sforna la sua miglior prestazione nei playoff, contro una squadra così tanto organizzata e piena di talento non c'è molto da fare, lo stato di forma attuale dei Lakers permette loro di essere temibili con ogni giocatore, anche se Miami sembra ben lontana dal mollare, per ora le differenze tra le 2 squadre sono visibili ed abbastanza evidenti. Se a Tyler Herro non si può recriminare più di tanto, Duncan Robinson si conferma ancora inadatto a contesti del genere, una bocciatura su tutta la linea ancora una volta.


La partita si chiude 124-114 per Los Angeles, che sembra avere il futuro e la vittoria nelle proprie mani, guidata da un Anthony Davis che sta giocando le migliori partite della propria carriera ed un Lebron James che sta toccando vette di efficienze ed efficacia mai viste prima. A questo aggiungete un backcourt in formissima che tra Rondo, Caruso e Caldwell-Pope sta mostrando di essere la colonna portante di una franchigia sempre più consapevole di se stessa e di ciò che è. 


Probabilmente i Lakers, per come sono strutturati, avrebbero faticato maggiormente contro Milwaukee e Boston, cadute di fronte all'organizzazione degli Heat, un'organizzazione che ora però sembra non bastare più.


2-0.


Migliore in campo: Lebron James

Peggiore in campo: Duncan Robinson

GAME 3

Dentro o fuori, in una situazione di svantaggio per 2-0 nella serie, gara 3 assume le sembianze di una gara 7, può trasformarsi nel boia più spietato o nella più dolce delle fiabe, 2-1 significa rivalsa, 3-0 la fine. E' con questo spirito che Miami si approccia a questa partita, dall'altro lato invece i Lakers consci di quanto possa cambiare a livello mentale, sia loro che quello degli avversari, un risultato o un altro. Ricordiamo che anche per questa nuova sfida sia Adebayo che Dragic non potranno essere della partita.


Viene alzata la palla a 2 e lo scontro sin da subito si mostra diverso rispetto ai precedenti, già dai primi minuti si nota una lucidità minore in casa Lakers, che soffrono le entrate a canestro degli Heat e i buonissimi scambi che caratterizzano il quartetto formato da Leonard, Herro, Robinson e Butler, aiutati anche da un Davis non in formissima in fase difensiva.


Butler inizia subito mettendo dentro qualsiasi tiro che gli passi per la mente di provare, con la difesa giallaviola che si è fatta trovare spesso disattenta e che inoltre ha lasciato in molte occasioni praticamente solo sotto canestro Jay Crowder, autore di una grande partita.

Con Los Angeles in stato confusionale, non in grado di leggere le avanzate degli avversari e non così performante da 3 come nelle precedenti occasioni, il primo tempo si chiude 58-54 per Miami.


Nella seconda parte di gara i problemi evidenziati in precedenza si accentuano e mostrano forse l'incapacità dei Lakers di potersi adattare rapidamente ed in modo efficace, con un Anthony Davis completamente fuori dalla partita che chiuderà con 15 punti, 5 rimbalzi e 3 assist. 


In tutto questo vanno considerati almeno altri 3 fattori: i comprimari gialloviola, su tutti Caldwell-Pope e Green, non entrano mai in partita, Duncan Robinson dopo 2 partite da film dell'orrore tira fuori gli attributi e diventa un fattore determinante per la propria squadra, ma soprattutto abbiamo avuto la fortuna di essere testimoni di una delle più grandi prestazioni nella storia delle Finals, Jimmy Butler infatti concluderà la partita con una tripla doppia da 40 punti, 11 rimbalzi e 13 assist, il terzo nella storia della NBA a riuscire in un'impresa del genere.

Ai Lakers non è bastato un Lebron James sempre più sublime e leader a 360° della squadra, a dimostrazione di come Davis possa essere sì letale, ma se accompagnato da un giocatore carismatico ed in grado di prendersi la squadra sulle spalle.


Dopo 48 minuti la partita si conclude 115-104 per la squadra della Florida, che ora ha la possibilità di riportare la serie in equilibrio, anche se l'impressione è quella di aver visto dei Lakers che presentano alcuni punti deboli non emersi negli scontri precedenti, ma più che altro protagonisti di una serata no.


Migliore in campo: Jimmy Butler

Peggiore in campo: Kentavious Caldwell-Pope


GAME 4

Dopo una gara 3 che ha riportato in corsa Miami, ora molto più motivata, e che ci ha consegnato una Los Angeles forse più fragile di quello che potessimo pensare, è tempo di Gara 4, un vero e proprio spartiacque per il futuro di questa serie. Importantissimo per gli Heat è il ritorno di Bam Adebayo, capace di spostare gli equilibri difensivi della squadra della Florida.


I timori che avevamo mostrato per la partita precedente parlavano di una vittoria della squadra di Spoesltra forse dovuta più che altro ad una giornata storta dei Lakers, ma questo nuovo confronto ci ha mostrato tutt'altro. Gli Heat infatti mostrano di stare benissimo in campo, e di essere quasi sempre performanti alla stessa maniera nonostante il quintetto in campo, anche se dall'altro lato del campo i gialloviola dimostrano di aver imparato dagli errori della sfida precedente.


I primi due quarti si concludono infatti in una situazione di sostanziale equilibrio, sia dal punto di vista del gioco che del punteggio che segna, dopo 24 minuti, 49-47 per i Lakers, con la sensazione però che Miami possa restarle aggrappata sino alla fine e portarsela a casa nel finale. Dal secondo tempo in poi però Los Angeles emerge, guidata da Lebron James, nel terzo e nell'ultimo quarto direttore d'orchestra del suo team e sempre più un "all-around" player ed Anthony Davis, i veri aghi della bilancia di questa serie e in generale della NBA.

Assistiamo ad una presa di coscienza di tutto il backcourt di Los Angeles (Caldwell-Pope, Green, Caruso, ecc...) degli errori fatti in Gara 3, e che li ha portati in questa partita ad essere dei perfetti soldati del team di coach Vogel; soprattutto Caldwell-Pope, che per tutta la partita non ha mai avuto paura di prendersi dei tiri ad alto coefficiente di difficoltà, come dimostrano i 15 punti messi a segno.


In secondo luogo quanto fatto da Rajon Rondo in questa partita va ben oltre le semplici statistiche, autore di 3/4 delle giocate fondamentali della notte, come l'assist per la tripla decisiva di Anthony Davis, MVP della serata dopo la brutta prestazione di 2 giorni fa, onnipresente sia in fase offensiva che difensiva con ben 4 stoppate.


Con Miami quasi impeccabile a fine partita si arriva comunque alla vittoria dei Lakers per 102 a 96, un risultato che va a dimostrare 2 cose: la prima che per battere questi Heat serve una grandissima gara di tutta la squadra, e la seconda che senza essere guidati da Davis e James i Lakers possono fare poco, a discapito di quanto mostrato nelle prime 2 gare, nelle quali era apparsa una diversa solidità delle seconde linee, tranne che per Kyle Kuzma, in assoluto il peggiore dei suoi, non nelle singole partite ma in generale nell'arco di tutta la serie.

Probabilmente Miami con una top-star sarebbe stata una squadra superiore a questi Lakers, ma ciò che conta è il campo che ha consegnato agli archivi un risultato ben preciso: 3-1 per Los Angeles che ora ha 3 match point per aggiudicarsi il titolo, ormai apparentemente in tasca.


Nella pallacanestro però mai dire mai, e se non siete ancora convinti provate a chiedere a Stephen Curry e i suoi Golden State Warriors cosa successe il 19 giugno 2016 alla Quicken Loans Arena, probabilmente cambierà domanda.


Migliore in campo: Anthony Davis

Peggiore in campo: Kyle Kuzma

GAME 5

Primo match point per i Los Angeles Lakers, che dovranno approcciarsi in maniera diversa alla partita rispetto alle ultime 2 uscite e che avranno il compito di contenere una Miami che ormai non ha praticamente nulla da perdere, sta giocando bene nonostante il risultato del campo e sul 3-1 per gli avversari nella serie possono solo che fare meglio.


La partita, la più bella della serie fino a questo momento, ci ha mostrato ciò che già sapevamo, questi Heat non mollano mai. Super equilibrata e guidata da 2 prestazioni leggendarie di Lebron James (40+13+7) e Jimmy Butler (35+12+11), ha visto sfidarsi l'organizzazione e l'intensità di Miami, guidati dal suo numero 22 che rimane fuori dal campo solo per 48 secondi, capaci di tenere sempre in scacco la difesa gialloviola, e il concentrato di talento della "città degli angeli", penalizzati però a causa dell'infortunio di Anthony Davis, riuscito comunque a mettere a referto 28 punti.


Se Miami è riuscita ad impostare una manovra corale, grazie a Nunn, Herro e Robinson, soprattutto con quest'ultimo perfetta spalla di Butler con 7 triple messe a referto, i compagni di Lebron&Anthony non sono stati altrettanto all'altezza, se non nei primi minuti della gara, un aspetto sempre più evidente e che inizia ad essere un serio problema da non sottovalutare, come ha evidenziato l'ultimo possesso della partita dei Lakers, nel quale Green e Morris in evidente stato confusionale, hanno sprecato rispettivamente una tripla aperta e un passaggio chiave, in pieno stile JR Smith.


Los Angeles pecca anche difensivamente, soprattutto nel terzo e quarto periodo, sempre distratti e con Miami che si dimostra cinica e pronta a sfruttare tutte queste disattenzioni. Questo aspetto ha fatto infuriare anche Lebron, chiaramente arrabbiato con i compagni in molte occasioni come hanno evidenziato le sue vari espressioni facciali. 

James per un secondo pensa di essere tornato al 2009, anno nel quale aveva portato alle Finals dei Cleveland Cavaliers imbarazzanti.


I problemi già evidenziati dei Lakers sono tornati a farsi sentire, con delle seconde linee così discontinue ogni partita rischia di essere una battaglia persa, mentre Miami, conscia di essere in grado di mettere in difficoltà Los Angeles, deve però cercare di non essere eccessivamente Butler-centrici.


Miami se la porta a casa 111-108, ma un'altra partita così di Jimmy sarà difficile riaverla, e con Davis probabilmente titolare nonostante l'infortunio, Los Angeles scenderà in campo con il dente avvelenato e Miami dovrà trovare delle soluzioni offensive diverse, con Butler che arriverà forse stanco alla palla a 2.


Migliore in campo: Jimmy Butler

Peggiore in campo: Danny Green

GAME 6

Secondo matchpoint in casa Los Angeles Lakers, dopo essere stati battuti nella scorsa partita da Miami grazie ad una grande prestazione di Butler ma anche a causa di una partita difensivamente insufficiente, che ha rimesso tutto in gioco e mostrato come la serie sia tutt'altro che finita


Nota a margine: Goran Dragic sarà della partita!


Punto interrogativo di non poco conto per i ragazzi di Erik Spoelstra sarà monitorare le condizioni fisiche di Jimmy, forse a corto di energie dopo una serie che lo sta definitivamente proiettando a superstar di primissimo livello.


I Lakers dall'altro lato sanno di dover vincere oggi, se fossero obbligati ad andare a giocare Gara 7 l'umore alle stelle degli Heat potrebbe portare la serie ad un epilogo clamoroso ed inaspettato solo qualche giorno fa, devono tirare fuori una prova convincente più sul piano mentale rispetto a quello meramente sportivo.


Appena alzata la palla a 2 le prime azioni ci mostrano un Lebron James in forma incredibile e praticamente imprendibile, aiutato da un Davis molto presente sia in attacco che in difesa e dall'ormai solito Caldwell-Pope, a tratti costantemente il terzo violino della squadra gialloviola.


Rispetto alle ultime uscite Miami approccia con meno intensità alla partita e viene dominata nel pitturato da Los Angeles, come previsto Butler non è al 100%, dopo 5 gare di pregevole fattura il proprio corpo ha presentato il conto e già ad inizio secondo quarto lo scarto tra le 2 squadre viaggia a 15 punti di media.


Nonostante un Adebayo protagonista assoluto e un Duncan Robinson che si è definitivamente redento, gli Heat soffrono tremendamente in difesa, protagonista in negativo di questo è Tyler Herro, poco performante in attacco e disastroso dietro; che la difesa non sia il punto forte del numero 14 era già chiaro e consolidato, ma se punta a diventare qualcuno deve assolutamente migliorarsi, in gara 6 ha semplicemente sbagliato ogni scelta difensiva possibile.


Se Davis e James sono stati la sicurezza, Green e Rondo hanno detto largamente la loro, Danny dopo 2 partite rivedibili torna il tiratore conosciuto a San Antonio, mentre Rajon ha fatto vedere a tutti perché è stato in tempi non sospetti il miglior playmaker di questa lega, autore di una delle virate più belle mai viste alle Finals.


Il secondo quarto sembra porre già una pietra tombale sulla partita, un 64-36 per Los Angeles che appare più fresca.


Il terzo ed ultimo quarto possono essere considerati una passerella per i futuri campioni, per la prima volta si vede sconforto e rassegnazione negli occhi dei ragazzi della Florida, costantemente sotto di 30 punti. In California la gente già si è riversata in strada, intenta a colorare le vie della città del compianto Kobe Bryant di giallo e di viola

.

Dopo 48 minuti l'ultima sirena della stagione suona e decreta il verdetto finale: I LOS ANGELES LAKERS SONO I CAMPIONI NBA 2020!


Migliore in campo: Rajon Rondo (scelta di cuore)

Peggiore in campo: Tyler Herro

Considerazioni finali


Anche quest'anno la stagione più anomala di sempre è arrivata ai titoli di coda, portandosi con se tante certezze quanti dubbi. Lebron James scala ancora di più la vetta (come se ce ne fosse bisogno) diventando il terzo della storia a vincere il titolo con 3 diverse squadre ed il primo ad aggiudicarsi il titolo di MVP delle Finals con 3 casacche diverse, mentre Anthony Davis sembra essere arrivato quasi all'apice della sua carriera e sarà doveroso da ora in poi tenerlo il considerazione come una delle migliori ali grandi e di sempre.


In generale però Los Angeles appare fragile e con una Golden State a pieno regime, una Boston sempre più padrona del proprio destino (per fare 2 esempi), ripetersi non sarà facile, servono chiaramente dei rinforzi e delle secondo linee di maggiore affidabilità.

Miami ha dimostrato di essere veramente solida, e con la firma di una superstar nella off-season probabilmente diventerebbe la primissima minaccia ad Est, serve però che i giovani facciano maggiore esperienza e crescano cestisticamente, cercando di colmare alcune evidentissime lacune.


P.S. : L'anno prossimo torna in campo lo scorer più bello del parquet, occhio a Kevin Durant e i suoi Brooklyn Nets, noi vi abbiamo avvisato!

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