In un inizio di stagione che in quasi tutti i campionati sta vedendo le squadre di vertice soffrire più del previsto, in Serie A insieme alla Juventus la squadra finora maggiormente in difficoltà è stata l'Inter di Antonio Conte. Dopo una campagna acquisti che aveva di regola tappato i buchi dell'annata precedente, ciò che emerge è che, una volta tirate le somme, l'uomo decisivo e in grado di cambiare volto ai nerazzurri sia sempre lo stesso: Romelu Lukaku.
Ciò che il belga è in grado di dare alla squadra con la sua sola presenza va ben oltre quello che riusciamo a vedere e i livelli delle sue prestazioni lo stanno consacrando come un attaccante di primissimo livello. Un giocatore che a causa della sua esperienza a Manchester si era perso e aveva portato alla nascita di moltissimi haters, compreso il sottoscritto, che nell'ultimo anno e mezzo si è però dovuto ricredere.
Questo suo grandissimo apporto all'economia di gioco dell'Inter si è però rivelato un'arma a doppio taglio, perché se da un lato lo ha portato ad essere il terminale offensivo e punto di riferimento della filosofia di gioco di Antonio Conte, dall'altra ha portato i suoi compagni ad affidarsi fin troppo a lui ed alle sue giocate, forse deresponsabilizzandoli più del dovuto e creando una sorta di dipendenza verso il numero 9, più che mai ago della bilancia dei risultati della propria squadra.

Punto cruciale e che necessita un'analisi è il ruolo dell'allenatore, infatti uno difetti che da sempre vengono attributi ad Antonio Conte è la sua "tunnel vision" riguardo il modo di giocare ed approcciare le partite. Perché se da una parte il mister barese è uno dei principali artefici della definitiva esplosione di Lukaku, pedina perfetta dello scacchiere da lui disegnato, dall'altra ha portato l'ex Juventus nel 99% dei casi, a discapito degli uomini a disposizione o l'avversario di fronte, a non discostarsi dal suo 3-5-2, il suo contropiede e la sua spasmodica necessità di avere in campo 11 soldati. Una filosofia che, almeno per ora, sta rovinando Christian Eriksen, probabilmente il talento più cristallino mai uscito dai paesi scandinavi. In una visione che si contrappone a pieno con quella di Massimiliano Allegri, da sempre convinto che sia necessario far esprimere i giocatori come meglio credono, il gioco di Conte teso ad ingabbiare i giocatori e renderli diverse parti della stessa catena di montaggio sta esaltando Lukaku ma anche tarpando le ali ad altri, costretti in degli schemi che non portano alcun tipo di beneficio.
Inoltre come detto prima vanno analizzate le prestazioni dell'Inter con e senza il loro numero 9, infatti in quelle poche occasioni nelle quali è mancato i nerazzurri si sono mostrati in fase offensiva incapaci di dare il morso finale alle partite e poco lucidi nel concludere le azioni create. Nella sfida di Halloween finita 2-2 contro il Parma l'assenza del belga ha messo in mostra un organico incapace di finalizzare (2 gol su 18 tiri) e protagonista spesso e volentieri di un possesso palla sterile, senza guizzi.
Proprio quest'ultima è la criticità maggiormente emersa: la costruzione del gioco. In una squadra come l'Inter che spesso e volentieri si schiera senza un vero playmaker Lukaku con le sue sponde e la capacità di mandare i compagni sulla corsa è anche diventato il collante perfetto con la mediana e l'uomo capace di fare l'ultimo passaggio.

Ciò che emerge quindi è la necessità di dover trovare una quadra senza il belga, con l'Inter che nel mercato di riparazione sta cercando un vice, magari con delle caratteristiche simili. Negli ultimi giorni il nome più in voga è stato quello di Olivier Giroud, giocatore meno veloce ed esplosivo di Lukaku, ma anch'esso bravissimo nel giocare spalle alla porta. Nell'annata del mondiale vinto dalla Francia l'attuale punta del Chelsea è stato il metronomo silenzioso del gioco dei transalpini.
Il vero lavoro andrebbe però fatto sugli altri 10 che scendono in campo, dando le chiavi del gioco a veterani come Arturo Vidal, che in questa prima parte di stagione non sta assolutamente rispettando le aspettative, o al giovane Lautaro Martinez, spesso poco pulito nei passaggi ed un fantasma nei momenti caldi delle partite.
Tutto questo però è in mano ad Antonio Conte, in cima alla lista delle persone che più devono lavorare per portare ad una svolta, prima che questa dipendenza della propria squadra verso Romelu Lukaku diventi irreversibile.
Commentaires