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Lo Squalificato, Mesut Özil

  • Immagine del redattore: Tellurio Matteo
    Tellurio Matteo
  • 29 ott 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Rimettiamo indietro le lancette del tempo fino al 2010, la nostra nazionale ha appena subito una cocente umiliazione al Mondiale di calcio, sul tetto d'Europa c'è la Pazza Inter dello Special One e un ragazzino nato a Gelsenkirchen è appena sbarcato a Madrid. A soli 22 anni ha già la valigia in mano ma non si può dire di no al Real Madrid. Da qui inizia la storia di un talento fuori dall'ordinario, un giocatore troppo tecnico per essere vero, 10 tempi di gioco davanti agli altri comuni mortali ma allo stesso troppo fragile per restare nella vetta dell'Olimpo del calcio. Questa è la storia di tedesco mai troppo tedesco e del suo talento infinito, la parabola dello squalificato Mesut Özil.

Un ponte tra due mondi


Cercare di capire Mesut Özil senza comprendere da dove venga e la cultura che lo caratterizza è semplicemente impossibile. Come il paese d'origine della sua famiglia, il suo modo di essere è un ponte tra due mondi. La cultura europea, Istanbul e la parte sinistra del Bosforo, e l'animo turco, mediorientale e passionale della Turchia anatolica. Tedesco di terza generazione, non ha mai nascosto la simpatia per la sua terra d'origine soprattutto dopo il 2018.

Dopo l'eliminazione dal mondiale russo, in Germania la caccia alle streghe aveva trovato in Özil il capro espiatorio perfetto per la deludente prestazione della squadra e il giocatore dell'Arsenal, messo alle strette, non ha potuto fare altro che erigere un muro verso i suoi connazionali.

Ciò non bastasse è stato anche coperto di insulti razzisti da parte di una buona frangia dei tifosi tedeschi e criticato fortemente in patria per un incontro privato con il presidente turco Recep Erdoğan, figura controversa soprattutto in Germania, ma comprensibilmente vicina al giocatore, non tanto politicamente quanto culturalmente.

Per questo ed altri numerosi dissidi interni, Özil ha lasciato la nazionale ed è diventato particolarmente mal visto in patria, esattamente come un altro talento sopraffino passato per il Real Madrid, del quale tutt'ora veste la numero 9.

"The journey of Mesut"


La carriera di Özil sembrava destinata al Pallone d'Oro. Con i Blancos gioca bene e fa giocar bene, in una formazione ricca di talento e guidata dal numero 7 di Madeira. Chiuderà l'avventura in Spagna con soli 19 gol ma giocando un calcio sopraffino e attirando su di lui l'attenzione di un grande scopritore di talenti che nel 2013 decide di portarselo a Londra. Per 53 milioni di Euro Özil approda alla corte di Arsen Wenger per guidare l'Arsenal all'assalto della Premier e dell'Europa.


Da qui però inizia la parabola discendente del talento turco-tedesco, che dopo il Mondiale vinto nel 2014 e l'FA Cup non tornerà mai il giocatore visto prima a Brema e poi al Real. Ma cosa è successo a Mesut Özil?

Rinnovi milionari e infortuni complicati, ecco cosa c'è stato nella seconda parte dell'ultimo decennio nella carriera di Mesut Özil. La partenza di Wenger non ha fatto altro che peggiorare le cose visto il rapporto mai sbocciato tra lui e il nuovo allenatore Emery nel bel mezzo delle critiche che gli arrivavano dalla patria. Anche con l'arrivo di Arteta le cose non sono migliorate ma la colpa qui è soprattutto di brutti guai fisici alla schiena e non di troppe partite a Fortnite come qualche tabloid riportava per vendere due copie.


La tenuta mentale e fisica di Özil negli ultimi anni ha ceduto drasticamente, lasciandoci ormai l'ombra del campione a cui eravamo abituati, del quale si parla solo per le sue controverse dichiarazioni. Ultimamente infatti Özil, dopo essere finito fuori squadra per questa nuova stagione, ha anche mosso alcune critiche al trattamento dei mussulmani Uiguri da parte della Cina. L'Arsenal si è subito dissociata da queste dichiarazioni e addirittura Konami, produttrice del videogioco calcistico PES, ha deciso di non includerlo nella versione distribuita in Cina. Si può essere d'accordo oppure no con Özil, sui modi con i quali l'opinione pubblica tratta il tedesco un po' meno.

Lo Squalificato


Mesut Özil appare ormai come un outcast, lasciato indietro dalla sua squadra, rinnegato in patria e criticato fortemente dall'opinione pubblica. Nonostante i problemi fisici, qualche squadra potrebbe farci un pensiero, soprattutto visto che il suo contratto scadrà nella prossima estate. Rimane solo l'ombra del campione a cui eravamo abituati ma la storia ci ha sempre abituati a mai dare per finiti certi personaggi, soprattutto giocatori con quel talento.

Leggendo di Özil la mia mente è spesso ritornata allo sfortunato Yozo magistralmente raccontato da Osamu Dazai nelle pagine dello Squalificato. Un uomo rifiutato dalla società, emarginato ed in costante oscillazione tra ciò che è e ciò che appare. Un incompreso, come lo sono spesso le grandi figure controverse della società moderna. Özil ha ancora tempo per riprendersi, fisico permettendo, e in quella tecnica io ancora ci credo.


In Yuzo Dazai canalizza le difficoltà che lui e tanti altri scrittori della prima metà del novecento vivono nel Giappone distrutto dalla Guerra. Il geniale e compianto autore finì per autodistruggersi in una spirale di eventi che portarono al suo suicidio e alla produzione di due capolavori, Il Sole si Spegne (Shayō) e appunto Lo Squalificato (Ningen shikkaku). Quello che invece farà da qui in avanti Mesut Özil non lo possiamo ancora sapere, sappiamo solo che, a prescindere da quello che dirà o ovunque andrà, noi continueremo sempre a tifarlo.


"Tutto passa. Questa è la sola e unica cosa che a parer mio s'avvicini alla verità, nella società degli esseri umani, dove ho dimorato sin oggi come in un inferno rovente. Tutto passa."

Lo Squalificato-Osamu Dazai


 
 
 

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