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La crisi del calcio italiano attraverso le interviste

Immagine del redattore: Eugeni MarcoEugeni Marco

Aggiornamento: 10 apr 2021

Pochi giorni fa uno dei giocatori più rappresentativi del movimento calcistico italiano degli ultimi 25 anni, Fabio Cannavaro, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport ha senza mezzi termini puntato il dito contro il movimento calcistico italiano, da lui considerato arretrato sia dal punto di vista del gioco che delle strutture e schiavo di quella sua idea di gioco e di tattica ormai non più al passo con i tempi.


Non il primo e di certo non l'ultimo, negli ultimi anni sono molti gli ex-giocatori, dirigenti o figure di spicco del calcio italiano che hanno detto la loro sul periodo attuale del nostro movimento, da loro considerato in forte recessione rispetto ad altre realtà molto più piccole, come la Major League Soccer per il capitano del vittorioso mondiale del 2006 in Germania.


Giusto o sbagliato che sia questo continuo accanimento, abbiamo deciso di raccogliere alcune fra le dichiarazioni più famose o più recenti, in modo da stimolare e portare tutti noi alla creazione di un pensiero personale sull'argomento in questione.


Dispiace, ma il nostro movimento è diventato fra i peggiori d’Europa. Persino l’Mls americana è meglio organizzata, per infrastrutture. E poi anche le scelte societarie di prendere giocatori a fine carriera e investire poco sui giovani. Il gioco si è impoverito e il campionato diventa meno affascinante, anche se noi siamo convinti di essere tatticamente i più bravi. Però degli elementi che fanno sperare in una rinascita nonostante tutto ci sono. Sul piano del gioco abbiamo una bella Nazionale, moderna per concetti di gioco. Capace di proporsi senza mai aver paura. Ancora hanno fatto solo gare di qualificazione, ma sono convinto che potranno essere protagonisti nell’Europeo e al Mondiale. Poi, sotto l’aspetto organizzativo, sto facendo un Master organizzato dalla Fifa. Nei giorni scorsi ho seguito con attenzione la lezione dell’a.d. del Milan Ivan Gazidis. Spiegava che, paradossalmente, il calcio italiano è rimasto talmente indietro da avere i maggiori margini di crescita. E sono d’accordo, le nuove proprietà straniere stanno investendo per questo motivo“.


Fabio Cannavaro, La Gazzetta dello Sport


"A livello internazionale si cerca sempre più un calcio dove tutti gli undici partecipino alla fase difensiva e offensiva, non è contemplato avere difensori in superiorità numerica e preposti soltanto alla marcatura. In tutto questo ci sono molta strategia e pochissimi tatticismi. Nel nostro Paese è tutto il contrario, troppe squadre praticano un football tattico, difensivo e statico: si difende con molti e si attacca con pochi. L’Atalanta di Gasperini è una delle squadre italiane con più ritmo, velocità e coordinazione, cerca di avere il dominio del campo e del gioco, aggredisce l’avversario con pressing e con velocità.

Il modo italiano di intendere questo sport è antico e figlio di un rifiuto culturale al cambiamento. Così non ci si avvicina al futuro, bensì al passato. I risultati internazionali degli ultimi undici anni sono stati sconfortanti e ci condannano: mai una vittoria, mentre la Spagna ha vinto 6 Champions e 4 Europa League."


Arrigo Sacchi, Gazzetta dello Sport


L’Inter a Bologna ha vinto di default. Ma non ti sembra poco da grande squadra «accettare» che siano gli avversari a condurre il gioco?


«Guarda che è la fotografia del ridimensionamento del calcio italiano. Non è un caso che la squadra che ha vinto lo scudetto l'anno scorso - la Juve - uscì ai quarti di Champions, così come è successo quest'anno all'Inter, che ormai ha lo scudetto in tasca. Se allarghi il discorso e guardi la Nazionale allora vedi che negli ultimi tre Mondiali è uscita due volte al primo turno - 2010 e 2014 - e al terzo - 2018 - non si è nemmeno qualificata».


Mario Sconcerti, CalcioMercato.com


Crisi del calcio italiano? Il problema principale riguarda il lavoro dei settori giovanili. Bisogna tornare a formare i giovani calciatori come si fanno negli altri paesi europei. In Italia si ricercano parametri nei giovani sbagliati, c'è un problema culturale, si è schiavi del risultato, e si cerca sempre di ottenerlo in maniera speculativa e non costruendo un gioco offensivo. In Europa poi si vede questa differenza con le altre squadre. In Italia inoltre gli allenatori che cercano alternative di gioco vengono condizionati mediaticamente al primo errore commesso. Un tecnico come Gasperini è riuscito a sfatare alcuni tabù del calcio italiano, stravolgendo delle regole. C'è molto da fare altrimenti si rischia nel futuro di essere superati anche da paesi come Belgio e Svizzera nel Ranking Uefa “.


Beppe Pancaro, Lazio Style Radio


La semplicità è la base di tutto, anche nell’arte, le cose più complicate, i capolavori, riescono solo se la partenza è la semplicità. Indro Montanelli scriveva in un italiano semplice e arrivava a tutti. Oggi vedo tanti allenatori che fanno l’impossibile per complicarsi l’esistenza. Possesso palla insistito e vuoto, costruzione dal basso, centrocampisti che non appena riconquistano il pallone lo giocano lateralmente oppure all’indietro. Oltre alla semplicità, abbiamo perso, rinnegandole, le nostre tradizioni, la nostra storia".


Coverciano? Un ex calciatore che sta frequentando il corso mi ha detto che a fare lezione sono intervenuti allenatori più di moda che di sostanza. Io sono favorevole a chi aggiunge, non a chi sottrae. Dovrebbero invitare Klopp, Mourinho, i migliori, e tornare alla tecnica di base. Chi sono i migliori allenatori? Conte, Gasperini e Gotti. Quest'ultimo al contrario di Pirlo, si è fatto le ossa come secondo di Donadoni e Sarri. L’esperienza è un valore, aiuta a ridurre il numero degli errori, favorisce l’intuizione".


Fabio Capello, Corriere dello Sport


“Quando ero alla Juventus, mister Sacchi mi ammoniva spesso dicendo che in campo ci devono essere 11 giocatori in grado di passarsi in ogni momento il pallone a vicenda, però è anche vero che se ora giochi in Europa alle altre squadre bastano tre giocatori che si scambiano bene la palla per arrivare in porta, sennò non puoi sperare di vincere qualche titolo europeo; in Inghilterra o in Germania tutte le squadre hanno almeno un millennial titolare nelle rispettive rose, in Italia solo la Juventus ha l’under 23 in serie C, e secondo me neanche basta: bisognerebbe abituare già l’under 16 dei top club ai campionati tosti come la serie D”.


“Rispetto gli allenatori che esaltano tattiche, ma in nessun corso di Coverciano ti spiegano come gestire la partita e come comunicare con i calciatori quando stanno vincendo o perdendo, lì si vede la bravura dell’allenatore: alle 15:00 è una partita, ma alle 15:30 è un’altra, alle 16:15 un’altra ancora e alle 17:00 ancora un’altra; e poi scusatemi: come è possibile basarsi solo sugli schemi se dopo 5 minuti ti possono espellere un calciatore e devi reinventarti la partita?”.


Massimiliano Allegri, Sky Calcio Club


Forse il campionato italiano è in una fase in cui deve essere ripensato da tanti punti di vista, ad esempio nella vicenda dei fondi, che è una vicenda interessante per dare al campionato italiano una spinta, con persone professioniste e professionali, che gestiscano una lega in una maniera un po’ diversa rispetto a prima. Quando hai maggiori risorse puoi fare le cose che mancano, ad esempio gli stadi oppure investire di più sui giovani” .


Urbano Cairo, Calcio e Finanza


“Non siamo mai stati grandi lavoratori. Siamo indietro fisicamente, tecnicamente e tatticamente. C’era già un gap che si è dilatato con il virus, il problema è ampio. Ma siano concesse le attenuanti generiche. È l’ennesimo campanello d’allarme, vuol dire che si è commesso qualche errore in precedenza”.


Zdenek Zeman, Corriere dello Sport



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