Il 4 dicembre del 1975 moriva a New York Hannah Arendt, la scrittrice che più di tutti insieme a Primo Levi è riuscita, nel modo più brutale e concreto, a raccontare cosa furono e cosa significarono durante la Seconda Guerra Mondiale i campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania nazista di Adolf Hitler.
Nati come strumento per annullare qualsivoglia tipo di volontà umana ed istinto animale, avevano l'obiettivo di degradare gli uomini e trasformali in degli oggetti privi di iniziativa. Dal "Diario di Anna Frank" a "Se questo è un uomo", le testimonianze riguardanti le esperienze nei campi sono state tante, varie ed ognuna estremamente personale ed evocativa.
C'è chi a causa delle deportazioni perse figli, genitori o amici, ma la persecuzione degli ebrei arrecò un grande danno anche al mondo dello sport. Infatti su 6 milioni di vittime 60 mila furono atleti, di cui 220 di alto livello. Spesso sottovalutato, l'impatto avuto dalla guerra e dalla politica nazista sul mondo dello sport fu notevole, portò all'interruzione di campionati, eventi e manifestazioni, e strappò dal mondo dei mortali figure destinate magari a scrivere la storia di una disciplina.
Tra queste figurano moltissime personalità che ruotarono intorno al mondo del calcio italiano: allenatori, giocatori, presidenti, addetti ai lavori, furono tutti costretti prima o dopo l'introduzione delle leggi razziali a lasciare il lavoro, il paese e cercare asilo altrove.
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Arpad Weisz
La prima figura di rilievo della quale parleremo è Arpad Weisz, ungherese protagonista in Italia prima da calciatore e poi da allenatore. Alla guida dell'Ambrosiana (l'attuale Inter) riuscì a vincere il campionato italiano a soli 34 anni, insieme ad altri 2 con il Bologna, prima di essere deportato ed ucciso. Le persecuzioni verso la sua persona iniziarono già nel 1929, quando il regime fascista costrinse lui e la moglie ad italianizzare il loro cognome in "Veisz".
Dopo tanti successi nel 1938, dopo l'introduzione delle leggi razziali, fu costretto a lasciare il proprio lavoro e iniziò a girovagare per l'Europa, accasandosi poi nei Paesi Bassi, paese nel quale iniziò anche ad allenare una squadra locale. Quando nel 1942 però i nazisti conquistarono il paese, lui e la moglie vennero arrestati dalla Gestapo dopo un periodo di latitanza, morendo ad Auschwitz il 31 gennaio 1944 a soli 47 anni e dopo15 mesi di lavori forzati.
Innovatore assoluto del calcio, Weisz fu un vero rivoluzionario della tattica: esponente della "scuola danubiana", fu il primo allenatore a scendere in campo insieme ai suoi giocatori con maglietta e pantaloncini, introdusse specifici carichi di lavoro, fu uno dei primi a curare maniacalmente la dieta degli atleti. Famoso anche per le sue doti di scouting, scoprì fra i tanti anche Giuseppe Meazza.
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Raffaele Jaffe
Professore e presidente del Casale Calcio, formazione che riuscì a rompere il dominio della Pro Vercelli in Italia. Società nata nel 1909, con la vittoria del campionato nel 1914 portò in soli 5 anni la propria squadra a vincere lo scudetto ricoprendo ogni ruolo dirigenziale all'interno della società piemontese. Ebreo dalla nascita, dopo il matrimonio avvenuto nel 1927 con una ragazza cattolica maturò la conversione del proprio credo religioso, battezzandosi ufficialmente 10 anni dopo.
Questa sua nuova fede non cambiò comunque il corso degli eventi, infatti nel 1944 fu arrestato a Casale Monferrato dalla polizia tedesca, e dopo 5 mesi di prigionia nel campo di Fossoli morì in una camera a gas il giorno che arrivò ad Auschwtiz, il 6 agosto 1944.
Figura che diede un grande aiuto a livello sociale ed economico alla propria comunità, con l'idea di fondare una squadra di calcio gli venne dopo aver visto alcuni suoi studenti giocare, tentò fino alla fine di scappare dalle persecuzioni, conscio che la sua dipartita potesse rappresentare uno shock per la cittadina alla quale aveva dedicato i suoi anni migliori.
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Giorgio Ascarelli e Renato Sacerdoti
Fondatore sconosciuto del Napoli, fu l'imprenditore che costruì lo stadio che fino al 1930 prendeva il suo nome, convertito poi in Partenope in quanto al regime non sembrò consono dedicare uno stadio ad un ebreo. Il solo fatto di essere ebreo portò negli anni successivi al cancellamento di ogni ricordo riguardo la sua figura, nonostante fu uno dei primi imprenditori che capì, anticipando i tempi, lo stretto rapporto che unisce calcio ed industria. Morto nel 1930 per una peritonite, non venne perseguitato in prima linea ma una volta scomparso si cercò in ogni modo di scalfire il suo ricordo e le sue gesta.
Fondatore della AS Roma e costruttore del campo Testaccio, a differenza di Ascarelli a lui toccò un linciaggio molto pesante mentre ancora era in vita. Accusato da giornali e politici di essere al centro di uno scandalo mai provato per una presunta fuga alla frontiera svizzera. Secondo Renzo De Felice è stata proprio la sua enorme popolarità a metterlo al centro delle persecuzioni e delle attenzioni. Riuscì però a salvarsi e dopo l'8 settembre tornò alla guida del club giallorosso fino al 1958.
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