Il 3 dicembre del 1994 l'azienda giapponese Sony decide di cambiare radicalmente la storia del nostro tempo libero, lanciando sul mercato la prima Playstation e rivoluzionando per sempre il marcato dell'home gaming. La console di Sony entrò a far parte della mia piccola quotidianità di appassionato videogiocatore accompagnandomi fino ad oggi (e chissà fino a quando), ma non fu l'unica costante della mia simpatica infanzia.
Ovvio, da piccoli la maggior parte di noi si è subito avvicinata al calcio (me compreso) come è giusto che sia in un paese come il nostro. Accanto a quella e ad altre mille mila passioni che vagheggiavano nella mia mente, praticando costantemente nuoto a livello anche abbastanza serio, il mio interesse venne presto catturato da questo sport. E per ogni appassionato che si rispetti la seconda metà degli anni 2000 nel mondo del nuoto significava due nomi in particolare, Filippo Magnini (perché siamo in Italia) e l'invincibile Baltimore Bullet, Micheal Phelps.
Il dominio di Phelps in quel periodo era qualcosa di indescrivibile, un alieno messo in acqua insieme a dei comuni mortali, comparse nel monologo stupendo recitato dal campione americano. Ovviamente rimasi incantato da lui e tutt'ora conservo come fosse una reliquia santa una replica della cuffia che utilizzò nell'incredibile Olimpiade di Pechino. Ma accanto a Phelps, nonostante quasi tutti finissero oscurati dalla sua luce, il mio interesse venne spesso catturato da un altro nuotatore, un tipo sobrio che non dava dell'occhio, che veniva da un paese tanto vicino quanto lontano culturalmente e che ha scritto silenziosamente la storia del nuoto europeo. L'epopea di un campione spesso sottovalutato e a tratti dimenticato, un idolo della sua Ungheria e di molti appassionati del nuoto duro e faticoso rappresentato da gare come i 400 misti. Un immortale che ancora si aggira tra le piscine di tutto il mondo e che oggi compie ben 35 anni, l'infinito Laszlo Cseh.
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Protagonista di una carriera praticamente quasi ventennale, Laszlo Cseh non è potuto diventare il mistista più vincente della sua era (e contemporaneamente delfinista) solo per la ingombrante presenza del nuotatore più forte di tutti i tempi. Senza Phelps staremo parlando di un pluricampione olimpico in varie discipline nonché dominatore del palcoscenico mondiale. A volte però la vita ti mette di fronte a dei rivali inarrivabili, una cosa che però non ha mai fermato il lavoro e l'ambizione del campione ungherese.
Un nuotatore tecnico, vincente fin da subito e che tutt'ora continua a inanellare prestazioni interessanti alla veneranda età (mi perdonerà) di 35 anni. Bronzo già ad Atene 2004, l'unica vera mancanza nella sua incredibile carriera è proprio quella dell'oro olimpico, sfiorato 4 volte ma mai raggiunto. Ai mondiali invece conta ben due vittorie mentre a livello europeo è semplicemente il nuotatore più vincente di sempre. Nel lungo palmarès di Laszlo Cseh infatti si contano 14 ori europei (19 in vasca corta), 4 argenti e 5 bronzi che lo piazzano davanti ad una leggenda come Popov e al talento olandese Pieter van den Hoogenband.
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Innamorarsi di Laszlo Cseh è un sentimento che è cresciuto in me solo tanto tempo dopo le sue prestazioni mostruose. Da piccolo era troppa la luce che splendeva dallo Squalo di Baltimora per farmi rendere conto dell'infinita grandezza di un eterno secondo come Laszlo Cseh. Solamente più tardi, quando una persona matura e va oltre la prima impressione, mi resi conto di cosa quel nuotatore rappresentasse.
Un delfino elegante con una completezza in vasca raramente viste prima e dopo, dimenticate troppo spesso per colpa di altri nuotatori più appariscenti di lui. Nel giorno del suo compleanno era giusto porgere omaggio a questo campione sobrio soprattutto da parte di chi, come me, ha sempre tifato per il suo storico rivale, ma che sicuramente non lo dimenticherà mai.
Tanti auguri Laszlo!
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