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L'inedito Mourinho

Immagine del redattore: Eugeni MarcoEugeni Marco

L'avventura che si appresta a vivere alla Roma l'allenatore di Setubàl è un qualcosa di nuovo e mai visto per la sua carriera. Dopo anni sicuramente in calo rispetto ai propri standard, Mourinho ha sposato un progetto diverso dal solito, lontano dalle spese faraoniche dei club inglesi e del Real Madrid. L'ipotetico triennio a Trigoria dello "Special One", almeno secondo le aspettative, sarà fatto di progettualità e crescita, un po' in controtendenza rispetto al suo solito modus operandi e che proprio per questo potrebbe rappresentare la più grande sfida della sua gloriosa storia da tecnico.

Nella giornata di martedì 4 maggio, precisamente alle ore 12:01, la Roma ufficializzava attraverso il proprio sito e canali social l'addio a fine stagione di Paulo Fonseca. Una mossa apparentemente fuori da ogni logica, che rischiava di mettere ancora di più a repentaglio il rendimento della squadra nelle ultime 5 partite della stagione. Appena 3 ore dopo però, alle 15:09, tutto si è fatto più chiaro. Con una mossa in pieno stile hollywoodiano (quindi perfetta per la famiglia Friedkin) la Roma ha deciso di scuotere l'intero mondo sportivo italiano ed internazionale, annunciando l'ingaggio di Josè Mourinho fino al 30 giugno 2024. Un terremoto non indifferente per il calcio italiano e tutto l'ambiente capitolino, che con l'arrivo del portoghese mette in chiaro le proprie intenzioni per il prossimo futuro.


Come sempre l'arrivo di un personaggio divisivo come Josè Mourinho porta con sé idee diametralmente opposte e contrastanti. Da una parte abbiamo chi vede lo "Special One" ormai al tramonto, un personaggio nella fase calante della propria carriera che ha ben pensato di accaparrarsi il prima possibile una panchina, ormai conscio di aver perso il treno che porta alle grandi occasioni. Dall'altra invece abbiamo chi pensa come la figura di Mourinho sia quello di cui ha bisogno una società come la Roma, da anni alla deriva a causa della costante ricerca di una propria identità e che negli ultimi tempi ha sempre cercato di dare la propria guida tecnica in mano ad una scommessa, dando invece ora la propria squadra ad un allenatore che va in controtendenza rispetto ai suoi predecessori soprattutto sotto due punti di vista: il primo il fatto di essere un eccezionale comunicatore, dote fondamentale in una società come la Roma nella quale abbiamo visto troppo spesso cambi repentini di atteggiamento e risultati, il secondo quello di non essere interessato ad esprimere un bel gioco, ma l'essere il più solidi possibile e portare a casa il risultato.


Quest'ultimo punto per molti potrà essere tradotto con il termine di "catenaccio", un tipo di approccio alla partita che ha contraddistinto la carriera di Mou, fatta di grande attenzione difensiva e ripartenze veloci alla spasmodica ricerca di verticalità. Sicuramente Mourinho non arriva a Roma per entusiasmare la piazza dal punto di vista del gioco, ma per ridare credibilità e speranza ad una piazza depressa dopo l'ennesima figuraccia in campo europeo ed un annata sotto tono in campionato. Era dai tempi di Capello che non arrivava un allenatore di questo calibro a Roma e la piazza si trova in uno stato di continua fibrillazione. Questa è la prima grande vittoria della gestione Friedkin.

Andando ora in direzione opposta rispetto a quanto detto fino ad ora: cosa può dare invece la Roma a Mourinho?. Questa nuova sfida arriva in una fase cruciale della carriera del due volte vincitore della Champions League: viene da 3 esoneri ed una "rescissione contrattuale" nella sua esperienze inglesi con Manchester United, Chelsea e Tottenham e una credibilità ai minimi storici. Come ripetuto da molti opinionisti, questa avventura può fare da spartiacque nella leggendaria cavalcata di Mourinho: vincere a Roma significherebbe tornare a dare un trofeo ad una piazza che è avara di successi da ormai quasi 13 anni, dall'ultima Coppa Italia alzata da Francesco Totti il 24 maggio 2008. Vincere e convincere a Roma significherebbe riuscire in un qualcosa che per molti è stato impossibile, l'ennesima riprova del grande talento di Mourinho, che forse prenderà questa nuova sfida come una delle più stimolanti della propria carriera. Per molti lo "Special One" ha perso in quella che forse era la sua principale caratteristica: non riesce più infatti ad essere quel trascinatore ed incredibile comunicatore che tutti i suoi calciatori hanno amato, ed inoltre Mou viene spesso accusato di essere uno dei principali esponenti di un tipo di gioco ormai antiquato e superato, tesi supportata con forza secondo gli scettici dalle sue ultime avventure in panchina.


Per l'Italia però Mourinho potrebbe ancora rappresentare un valore aggiunto, in quanto per vincere in Serie A l'avere un'ottima difesa ha sempre rappresentato un aspetto fondamentale.


Quello che hanno in testa i vertici romanisti sembra però essere un qualcosa di completamente nuovo per gli standard di Mourinho: vogliono che le parole guida del nuovo corso siano progettualità e crescita. I Friedkin non hanno chiesto a Mou di vincere subito, in totale controtendenza con le esperienze che hanno caratterizzato la propria carriera Josè avrà l'arduo compito di essere il Virgilio della nuova gestione giallorossa, con l'unica differenza che forse lui non dovrà fermarsi alle porte del Paradiso.



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