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Kurt Angle: l'uomo che odiò il wrestling

Immagine del redattore: Eugeni MarcoEugeni Marco

Aggiornamento: 10 apr 2021

In un ipotetico Monte Rushmore del wrestling che dovrebbe racchiudere i lottatori più tecnici nella storia, al posto del volto di George Washington dovrebbe essere scolpito di diritto quello di Kurt Angle. Per gli amanti di questa disciplina il campione olimpico di Atlanta 1996 è stato da sempre un modello, un esempio, l'uomo che ha ogni singolo giorno alzato l'asticella dei suoi match, rendendoli un quadro giottesco dipinto all'interno di un quadrato.


Ragazzo che da tutta una vita sognava di vincere una medaglia alle olimpiadi nella lotta libera, aveva da sempre espresso la propria passione anche per il mondo del pro wrestling, e una volta raggiunto il proprio obiettivo principale mostrò interesse riguardo un suo possibile approdo nell'allora World Wrestling Federation.


Vince McMahon non esitò neanche un attimo e appena avuta notizia riguardo la volontà del 28enne di Atlanta, organizzò subito un incontro con lui, conscio del grande eco mediatico che avrebbe generato l'arrivo nella federazione di un atleta del suo calibro, ma Kurt inizialmente rifiutò, accettando la proposta 2 anni dopo, nel 1998. Dopo essersi fatto le ossa per un anno in una federazione satellite, esordì a Sunday Night Heat il 7 marzo 1999.


Solamente 21 giorni dopo il suo esordio Angle avrebbe avuto la possibilità di poter osservare da vicino quello che viene universalmente riconosciuto come il più grande evento di wrestling al mondo: Wrestlemania, che nel 1999 era arrivata alla sua quindicesima edizione. Ciò che accadde quella sera però rischiò seriamente di far concludere anzitempo la carriera del futuro campione del mondo.

E' il 28 marzo 1999 e ci troviamo al First Union Center di Philadelphia, in quella che viene ricordata come una delle edizioni dello "Showcase of the Immortals" più dimenticabili della storia. Salvata solamente da uno dei main event più belli degli anni '90, The Rock contro Stone Cold Steve Austin con Mankind arbitro speciale, fu sede tra i tanti dell'orribile incontro tra Bart Gunn, vincitore del "Brawl for All" (un torneo di pugilato tra wrestler non scriptato) e il pugile Butterbean.


Show arrivato in piena "Attitude Era", fu caratterizzato dalla violenza e l'esagerazione che ha contraddistinto questa fase storica della compagnia di Stamford, ormai pronta a tutto pur di vincere la "Monday Night War" contro la WCW, federazione concorrente che venne acquisita dalla WWE ad inizio anni 2000.


Quella sera però l'intera arena era in trepidante attesa per quello che sarebbe dovuto essere un momento dalla portata storica incredibile, infatti Wrestlemania 15 sarebbe stata la prima edizione dello show più importante dell'anno ad avere fra i match previsti un Hell in a Cell, stipulazione resa famosa da "The Game" Triple H, e ad affrontarsi sarebbero stati Big Boss Man e The Undertaker.


La rivalità fra i due si basava sullo scontro fra la "Ministry of Darkness" (fazione heel del becchino che aveva la particolarità di compiere sacrifici sui wrestler) e la Corporation, il cui enforcer era Big Boss Man. La Corporation aveva l'obiettivo di impedire ad Undertaker di prendere il controllo della federazione, con il becchino che nei mesi precedenti aveva dichiarato di voler scalzare dalla cima della compagnia Vince McMahon.


Match veramente brutto ed ancora oggi ricordato come il peggior Hell in a Cell della storia che non rispettò assolutamente le aspettative, durò solamente 9 minuti e 48 secondi e vide la vittoria di Undertaker. Questo incontro riuscì comunque a rimanere impresso nella storia del wrestling per ciò che accadde una volta terminato, infatti Undertaker fece calare dalla cima della struttura un cappio, con il quale impiccò l'avversario al centro del ring.

L'intento della WWE era quello di scioccare il pubblico presente all'arena e quello connesso da casa, ma fin da subito tutti accusarono la federazione di essersi spinta oltre il necessario, con immagini eccessivamente forti per essere inserite in uno show di wrestling.


Fra i tanti che puntarono il dito contro la federazione ci fu anche Kurt Angle, schifato da quanto messo in onda dalla federazione e che appena dopo la messa in onda dell'evento comunicò alle alte cariche di voler andarsene, non voleva in alcun modo affiancare il proprio nome a quello di un'azienda in grado di proporre scene del genere.


Ci vollero mesi per far tornare Angle sui propri passi, infatti il campione olimpico debuttò definitivamente nella federazione solamente nel novembre dello stesso anno, ben otto mesi dopo i fatti di Wrestlemania 15.

Un fatto per molti così irrilevante stava per privare il mondo del pro wrestling di uno dei suoi più grandi interpreti, che in quasi 20 anni di carriera riuscì ad essere protagonista di alcuni dei match più belli nella storia di questa disciplina.


Da fan accanito della soprannominata "wrestling machine", il mio match preferito è quello che lo vide contrapposto a Shawn Michaels a Wrestlemani 21, in un incontro nato tra i due con il semplice scopo di dimostrare chi fosse il migliore all'interno del quadrato. A quasi due anni dal suo ritiro, l'hall of famer di WWE e TNA viene già ricordato come uno dei più grandi di sempre, un "all-around athlete" che difficilmente verrà eguagliato.


Il 9 dicembre 1968 muoveva i suoi primi passi nel mondo un neonato non ancora conscio del fatto che lo avrebbe in parte cambiato.


"You want me in the ring? Now i know you've been drinking"

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