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Juventus: i salici ciechi e la donna addormentata

Immagine del redattore: Tellurio MatteoTellurio Matteo

Nessuno, e sottolineo nessuno, chiedeva alla Juventus dell'esordiente Andrea Pirlo di convincere fin da subito. Mettiamoci nei panni dell'ex numero 21 bianconero, appena usciti dal corso di allenatore, momentaneamente allenatori della Juventus under-23 e, travolti dalla bufera del post-Sarri, ritrovarci sulla panchina più calda d'Italia. Come può, anche un campione incredibile come Pirlo, essere pronto per tutto questo?


A peggiorare la situazione non è mancata la smisurata dose di ottimismo, infondato e superficiale, di cui si è fatta portatrice certa stampa italiana. Ai blocchi di partenza della nuova stagione la Juventus, che lo scorso anno ci ha tutt'altro che convinto sul piano del gioco e non solo, doveva essere l'equivalente italiano del Barcellona di Guardiola. Ma la delusione delle prime uscite stagionali era davvero così impronosticabile?

Prendiamo lo stesso Pirlo come esempio, il maestro era la chiave del centrocampo delle sue squadre, Milan e Juventus su tutte, e subito ci si aspettava un gioco cristallino con la parte centrale della squadra come protagonista. Mai affermazione fu più azzardata di questa.


Cosa cambia dallo scorso anno nel centrocampo bianconero, tanto criticato e additato come problema della squadra? Praticamente nulla, perso Pjanic e presi Arthur e Mckennie, gli altri interpreti sono praticamente gli stessi. Dei due nuovi arrivi poi, uno non lo abbiamo ancora visto giocare veramente mentre l'altro tutto sembra dover fare tranne che creare gioco. Infine i compagni sono i soliti noti, Bentancur non ancora pronto a guidare il centrocampo e Rabiot che alterna ottime giocate a partite intere di blackout e prestazioni imbarazzanti. Cosa ci potevamo aspettare da Pirlo con questi giocatori? Dopo 3 partite assolutamente nulla e forse la dirigenza un altro prospetto in questo reparto poteva anche pensare di prenderlo.

Modulisticamente parlando questo 3-4-3 versatile non sembra neanche un'idea così malvagia. Affidarsi dietro a quelle vecchie volpi di Bonucci e Chiellini è la scelta migliore in questa fase di passaggio. Quando ritroverà a pieno la forma Demiral e tornerà dall'infortunio De Ligt, la difesa della Juve entrerà finalmente a pieno regime e, con i suoi meccanismi già ben oliati, difficilmente diventerà un problema per Pirlo.


Se ci spostiamo sulle fasce invece le cose convincono molto meno. A sinistra, vista la latitanza di Alex Sandro, Frabotta è attualmente il titolare. Giovane interessante e ottimo prospetto ma non proprio ciò che ti aspetti sulla fascia di chi parte per vincere Serie A e Champions League. Sulla destra invece la concorrenza è molto agguerrita. Al solito Cuadrado si sono aggiunti due nuovi innesti, Kulusevski e Federico Chiesa. Giocatori di alto livello, pagati tanto e sui quali la Juventus punta molto ma entrambi sembrano sprecati per questo ruolo a tutta fascia. Sia lo svedese sia Chiesa davanti possono dare molto più, soprattutto quando ad affiancarli ci sono giocatori come Morata e Cristiano. Pirlo sembra pensarla diversamente, forse anche perché in quel ruolo deve rientrare il 10 della Juventus, non certo uno che può rimanere in panchina.

Spostandoci davanti, l'arrivo chiave del mercato bianconero è ovviamente Alvaro Morata. Non la prima scelta visti i nomi che giravano per tutta l'estate (Suarez per citarne uno particolarmente controverso), ma comunque un giocatore d'esperienza, voluto fortemente da Pirlo e che è sempre stato bene con le strisce bianconere. Sulla carta un'attacco Ronaldo-Dybala-Morata metterebbe paura a qualsiasi squadra in Europa, farlo funzionare però è tutt'altra cosa. Non si deve insegnare a giocare a questi campioni ma, parafrasando José Mourinho, bisogna farli giocare con la squadra. Per fare questo però ci vuole tempo.


Un'allenatore all'esordio in un contesto così difficile poteva davvero trovare una soluzione ai problemi che un tecnico navigato come Sarri non era riuscito a risolvere in un anno? Molti credevano di si ma la realtà dei fatti, come spesso accade, ci ha dato un altro responso.

E ora c'è la Champions. Non sarà la partita contro la Dinamo Kiev di Lucescu a fare da vero banco di prova per la Juventus formato Europa ma qualche risposta sicuramente ce la darà. Anche in questo caso però, non aspettiamoci miracoli di bel gioco e prestazioni monstre da una squadra in piena fase di costruzione, in bilico tra anni di successo e un doveroso cambiamento.


Quello che bisogna fare ora è dare il giusto tempo ai giocatori e all'allenatore. I tifosi e la società non sono abituati ad aspettare e vincere è sempre stato il mantra dei bianconeri ("non è importante, è l'unica cosa che conta" diceva l'avvocato) ma attualmente sembra sempre più complicato. Tra nuovi e vecchi avversari, per vincere oggi più che mai bisogna convincere e per ora la Juve non lo ha fatto. Prima di gridare alla crisi però, ed iniziare la solita caccia alle streghe che tanto piace verso i poveri allenatori che spesso fanno quel che possono, aspettiamo e vediamo (una cosa che in Italia siamo davvero incapaci di fare).

Il progetto Juve-Pirlo si è già arenato? Assolutamente no.

Più che altro questa Juve sembra un po' dormiente, le capacità ci sono, il talento non manca e le idee di Pirlo, se applicate in maniera corretta, possono funzionare. Un calcio propositivo e di qualità, veloce e funzionale ad una manovra corale e ragionata, capace di mettere in difficoltà chiunque. Tutti buoni propositi rimasti sulla carta, per ora.


Ci vorrebbe proprio qualcuno in grado di svegliare questa Juventus dal sonno profondo in cui si trova, come il giovane che scala la collina per salvare la donna addormentata (o la "vecchia signora" se preferite) tra i salici ciechi nel racconto di Haruki Murakami che da il nome a questo articolo. Una storia tutt'altro che a lieto fine quella raccontata dal grande scrittore giapponese, ma che rappresenta perfettamente la stasi in cui si trova la squadra. Se quell'uomo sarà Andrea Pirlo ancora non lo sappiamo, solo il campo ci saprà dare una risposta.


"La cosa più temibile, però, è voltare le spalle alla paura, chiudere gli occhi per non vederla."

Haruki Murakami, i salici ciechi e la donna addormentata.


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