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Julius Randle 2.0

Immagine del redattore: Eugeni MarcoEugeni Marco

La stagione NBA è ancora agli inizi, ma tra chi sta deludendo (Houston per esempio) e chi invece sta tenendo fede alle aspettative, la sorpresa della stagione sono sicuramente i New York Knicks di coach Thibodeau. Nonostante attualmente lo storico segni 5 vittorie e 6 sconfitte, quanto fatto vedere fino ad ora dalla squadra preferita di Spike Lee sta facendo intravedere a sprazzi un bel basket unito ad una difesa granitica. Pur venendo attualmente da 3 sconfitte consecutive, un dato che ad occhi meno attenti può facilmente distorcere il giudizio riguardo la squadra della Grande Mela, è chiaro come in tutto l'ambiente dopo molti anni di mediocrità si sia messo in atto un processo che ha radicalmente stravolto la mentalità e l'approccio al gioco dei 2 volte campioni NBA.


Finalmente New York sembra avere un piano di gioco, un'idea, il quarto miglior rating difensivo della lega. In attacco presentano ancora dei problemi, che però sono tenuti nascosti o in parte mascherati grazie all'uomo che fino ad ora si è preso la squadra sulle spalle: Julius Randle.

Le statistiche parlano chiaro: in questa stagione sta viaggiando a 22.1 punti, 11.2 rimbalzi e 6.9 assist per partita. Fino ad ora un ruolino di marcia da MVP e che lo farà sicuramente finire in lizza per il Most Improved Player dell'anno, non tanto per i numeri ma per il gioco che sta esprimendo. Stiamo parlando di un ragazzo di 26 anni che appena arrivato nella lega, scelto alle numero 7 al Draft del 2014 dai Los Angeles Lakers, ha avuto più di una difficoltà, trovando comunque sempre il suo spazio e mettendo a referto molte buone prestazioni. Paragonato da sua maestà Kobe Bryant al suo ex compagno di squadra Lamar Odom, in 4 anni in maglia Lakers non ha mai sfigurato sotto il punto di vista realizzativo, ma non ha neanche mostrato di aver quel qualcosa in più, fatta eccezione per la stagione 2015/2016, ma soprattutto si è scoperto come potesse essere spesso un danno per l'economia di squadra.


Per far capire la dannosità a tratti della sua presenza in campo dal 2014, anno del suo arrivo in NBA, è l'unico insieme ad altri 3 giocatori ad aver fatto registrare almeno 900 palle perse e meno di 1.1 assist per partita.


Andato via da LA ed accasatosi a New Orleans ha mostrato di poter ricoprire il ruolo di primo violino, possibilità che gli viene data dopo che Anthony Davis viene relegato ai margini della squadra causa questioni di mercato. Però ciò che ancora mancava a Randle era una visione totale del gioco, infatti era solito fare canestro con delle progressioni individuali, giocando poco con i compagni e servendoli ancora meno. Risultava quindi sì un giocatore in grado di garantire punti ed una discreta fisicità, ma alla fine poco funzionale per il gioco del team. Stessa cosa è successa la stagione scorsa, al suo primo anno a New York.

Ed è proprio il cambio di atteggiamento sotto questo aspetto che alla sua settima stagione lo sta rendendo un giocatore così importante e decisivo. Julius ha ampliato il suo basket, è uscito fuori dagli sterili canoni dei ruoli, è diventato un vero e proprio creatore di gioco, non ammazza le azioni con giocate individuali ma le inizia, le modella, le conclude. E' semplicemente diventato un giocatore totale.


Gioca più con la testa e soprattutto ora la testa la alza, non corre più a canestro come un bisonte, inoltre perde meno palloni ed ha finalmente capito come giocare per il bene della squadra. E' un giocatore che ora come ora può potenzialmente garantire una tripla-doppia a partita e che incide per il 50% sulle azioni offensive dei Knicks.


Merito va dato anche a coach Thibodeau, che lo ha reso un giocatore "harder and smarter", come definito da molti giornalisti americani. Come sempre tende ad isolarsi, ma ora sa cosa poter tirare fuori da ogni specifica situazione, ogni suo isolamento infatti quest'anno genera 0,97 punti, dato decisamente migliore rispetto allo 0,75 che lo ha accompagnato nel resto della sua carriera.


Per coronare nel migliore dei modi questa sua (fino ad ora) fantastica stagione servirebbero prevalentemente 3 cose: un premio individuale, i play-off e la chiamata agli All-Star Game. Sono 3 traguardi che può raggiungere, ma ciò che più conta per lui da ora in poi è non fermare questa crescita che lo sta rendendo uno degli uomini di punta della lega. Il tempo c'è, il talento pure.

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