Il 5 ottobre rimarrà per sempre una data infausta per il motor sport: non la prima e, purtroppo, neanche l'ultima. Sono passati esattamente sei anni da quel terribile incidente che costò la vita a Jules Bianchi, uscito di pista durante il Gran Premio del Giappone valido per il Mondiale di Formula 1 2014 e deceduto il 17 luglio 2015 a Nizza, dopo più di nove mesi di coma.
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Ci sono momenti che spezzano inevitabilmente il ritmo veloce e martellante dei motori, poco inclini a lasciare spazio ad emozioni per chi è costretto a conviverci, ma non per i fan, che invece vivono proprio di passioni. In questi casi, quando qualche ragazzo innamorato delle corse lascia drammaticamente ciò che ama fare, nessuno può fare a meno di emozionarsi ed anzi, di odiare addirittura il mondo dei motori: duro e violento, quasi sgraziato nel togliere la vita ad un giovane che voleva solo correre e raggiungere un sogno iridato. Jules Bianchi è stato il primo pilota dopo il 1994 a morire per via di un incidente nel corso di un Gran Premio di Formula 1: in mezzo esattamente vent'anni nei quali sono passati piloti, macchine e scuderie, con il desiderio di non rivivere mai più momenti così tristi e vuoti di emozioni positive.
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Invece, al giro 43 di Suzuka 2014, contro una gru che stava cercando di trasportare lontano dalle barriere la monoposto di Adrian Sutil (uscito di gara poco prima), è andato a schiantarsi Jules Bianchi a bordo della sua Marussia. Il pilota francese di origini italiane è stato poi trasportato al reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Yokkaichi, dove subì un intervento di riduzione ad un ematoma formatosi nel cervello. Nel frattempo già erano nate delle giustissime critiche e polemiche: cosa ci faceva una gru al di là delle barriere che delimitano il tracciato? Perché la bandiera rossa non è stata esposta prima, viste le lamentele dei piloti sulla visibilità lungo la pista?
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Successivamente la FIA decise di istituire una speciale commissione di indagine per analizzare meglio l'incidente, la quale dichiarò incolpevoli tutti i soggetti coinvolti. Intanto il 5 ottobre idealmente era già stato inserito tra le date da commemorare con quel tremendo clima di silenzio fastidioso, caratteristico degli incidenti nei quali perdono la vita i piloti, che è quello palesatosi per ben due volte nel weekend del Gran Premio di San Marino 1994 e presente anche a Spa nel 2019, in Formula 2, quando morì Antoine Hubert.
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Come detto, il 17 luglio 2015 la fine delle speranze: l'annuncio della morte di Jules da parte della stessa famiglia Bianchi. Poi il 26 il commiato di tutti i piloti in griglia, con in particolare la dedica via radio di Sebastian Vettel, vincitore del Gran Premio di Ungheria, la prima gara dopo la morte di Bianchi. Jules sarebbe stato pilota Ferrari un giorno, infatti nel 2009 venne inserito nella Ferrari Driver Academy, con l'obiettivo di portarlo a guidare la Rossa in un Campionato Mondiale di Formula 1, magari proprio a fianco di Vettel, portato alla scuderia di Maranello a partire dalla stagione 2015.
Queste le parole del tedesco dopo la sua vittoria: "Grazie Jules, questa vittoria è dedicata a te, sappiamo che un giorno saresti stato parte di tutto ciò"; un pensiero che tutti gli appassionati hanno avuto, delusi per aver dovuto aggiungere un'altra data alla lista nera di quelle già presenti. Stavolta per un ragazzo persosi, mentre inseguiva un sogno colorato di rosso, il 5 ottobre 2014 nella pioggia battente di Suzuka.
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