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Il professore che cambiò lo sport

Immagine del redattore: Eugeni MarcoEugeni Marco

Il 21 dicembre 1891, non a caso una data vicina alla nascita di Gesù Cristo a Springfield, cittadina nota al grande pubblico per essere omonima alla terra dei Simpson, un professore di educazione fisica rivoluzionò in silenzio il mondo dello sport. Quest'uomo, che di nome faceva James Naishmith, venne incaricato dai piani alti del suo college, il YMCA, di trovare un'attività da far praticare agli studenti, che non fosse però troppo provante e che cercasse di limitare al minimo il contatto fisico. Dopo un periodo di riflessione ed aver preso spunto da alcuni degli sport già esistenti, trovò la sua musa in un gioco per bambini, il "duck on a rock". Questo gioco consisteva nel colpire con un sasso un'altra pietra posta per esempio su di un albero con l'obiettivo di farla cadere. Ovviamente andava adattato e trasformato per poter essere praticato all'interno di una palestra e per essere reso meno pericoloso, Naishmith decise così di sostituire la pietra con un pallone da calcio e per impedire che gli alunni si stancassero impedì di correre con la palla in mano (a sua insaputa James aveva introdotto la regola dei passi, caposaldo del basket moderno).


Ora la problematica era quella di dare un senso al gioco, cosa dovevano fare i ragazzi con la palla? Il professore decise di collocare ad una altezza di circa 3 metri, che rendeva impossibile la difesa fisica, dei cesti di frutta. Dopo poco sorse però la prima problematica: i cesti non erano bucati, quindi ogni volta era necessario andare a prendere da dentro l'antenato del canestro la palla, una pratica scomoda.

Dopo una fase di perfezionamento Naishmith introdusse le 13 regole fondamentali, che per i credenti della palla a spicchi equivalgono all'Antico Testamento o al Corano, e venne giocata la prima partita il 21 dicembre 1891, che finì 1-0, con l'unico canestro messo a segno da un ragazzo di nome William Chase. In quella stessa occasione uno dei presenti decise di chiamare lo sport "basketball", unendo le parole "basket" (cesto) e "ball" (palla).

La freccia era ormai stata scoccata, nel giro di pochi anni in America divenne sempre più popolare e con la fama anche le dinamiche di gioco vennero perfezionate. Venne disegnato il campo da gioco, deciso il numero dei giocatori, finalmente vennero creati dei canestri bucati. Un aspetto era però stato lasciato in secondo piano: la palla da calcio non era progettata per poter rimbalzare come i giocatori di basket desideravano, così la Spalding, ora una delle aziende che maggiormente viene associata al mondo della pallacanestro, progettò una palla apposita, che permetteva anche di dribblare l'avversario mentre si stava palleggiando.


Lo sport non era però ancora arrivato oltreoceano, ma nel bene o nel male il basket raggiunse il vecchio continente grazie alla Prima Guerra Mondiale, con i soldati americani che presero le sembianze di moderni mecenati ed introdussero al popolo europeo la loro creatura. Rimasti folgorati da un gioco così tanto coinvolgente solamente una quindicina di anni dopo la fine del conflitto mondiale nacque la FIBA, la federazione internazionale della pallacanestro. In America questo processo era già avvenuto, nel 1925 venne infatti creata la American Basketball League, mentre la NBA nacque nel 1946 dopo la fusione di altre 2 associazioni.

Da questo momento in poi iniziò la storia di uno degli sport più importanti della nostra era, che è riuscito ad attecchire in tutto il mondo ma che trova la sua massima espressione nella propria patria, gli Stati Uniti. Contare il numero di squadre o di associazioni nate grazie all'illuminazione di James Naishmith risulta impossibile, mentre è molto più facile e tangibile collocare la pallacanestro all'interno non solo della sport ma dell'esistenza umana pura.


Negli States nel giro di pochi decenni si è trasformata in uno strumento sociale fortissimo, capace di rieducare ed allontanare giovani di tutte le etnie da un destino altrimenti funesto. Cercando di non ricalcare in modo sterile la favola del ragazzo che dalle popolari arriva ad essere una star di fama mondiale, il basket molto più di altre discipline ha raccolto intorno a se personalità bisognose di trovare un proprio posto e un proprio spazio all'interno di questo mondo.


Tutto questo grazie ad un uomo incaricato di dover trovare una "distrazione atletica", un qualcosa che sarebbe dovuto nascere e morire nel giro di poco tempo, e che invece da 129 anni va di pari passo con le nostre vite e guida in modo travolgente le nostre emozioni.


Grazie Professor Naishmith.

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