Fino a questo momento l'Europeo che stiamo vivendo in questi giorni ha portato con se tante certezze, tante conferme ed una grande, grandissima sorpresa: ancora una volta Patrick Schick ha voluto dimostrare di essere un giocatore di grandissimo talento e di prima fascia. Il giocatore ceco non ce la fa, non riesce a considerarsi un giocatore di buon livello, per questo ogni tanto deve dimostrare al grande pubblico di essere, sulla carta, un attaccante dinamico, capace di spostare gli equilibri a qualsiasi livello, regalando delle assolute perle di calcio che mettono in mostra un arsenale offensivo di livello massimo.
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E' inutile girarci intorno, da quando arrivò a Roma nell'estate del 2017 Schick ha sempre deluso le aspettative, ma ha forse anche patito la pressione di essere considerato un giocatore non più forte di quello che in realtà è, ma un giocatore diverso sì. Arrivato nella capitale era visto come il prossimo numero nove della squadra capitolina, quando le sue caratteristiche tecniche lo portano ad essere tutto tranne che un goleador puro.
Come sta dimostrando l'incredibile cavalcata della sua Repubblica Ceca, che è riuscita a fare fuori l'Olanda e ad approdare ai quarti di finale, il classe 1996 ha la capacità di essere un incredibile creatore di gioco, un regista aggiunto che riesce a dettare in modo adeguato i tempi, in grado di segnare ma non essere il bomber che assicura alla propria squadra 25 gol a stagione.
Nella Repubblica Ceca, risultando a mani basse l'individualità di maggior talento dell'intera rosa, ha dovuto per forza di cose uscire dalla propria "comfort zone" e dilettarsi in compiti e mansioni un po' lontane dal proprio calcio, ma che è riuscito a svolgere in maniera ottima. Questo non deve però portare a pensare che Schick sia ciò che non è, in quanto sotto molti aspetti del suo gioco sta performando oltre le proprie possibilità. Tralasciando il gol da 45 metri contro la Scozia che è una perla di calcio assoluta, il colpo di testa messo a segno sempre contro i britannici è un marcatura di una difficoltà unica, che mette in mostra un aspetto sempre preponderante nel gioco del numero dieci ceco: l'intelligenza. Un movimento per arrivare a colpire quella palla di una bellezza unica, capace inoltre di indirizzarla nel palo opposto mentre due giocatori scozzesi saltano insieme a lui.
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Rispetto ad altri giocatori con la sua stessa stazza, Schick si differenzia in quanto a lui piace partire da dietro in fase offensiva, mandare al tiro un compagno guardando la porta o arrivarci lui stesso andando sempre in appoggio, molto difficilmente chiedendo la profondità o mettendosi spalle alla porta.
Un sinistro educato ed un'idea di gioco che lo configurano come una seconda punta, potendo rappresentare un ottimo supporto ad un attaccante dalle caratteristiche diverse. A rafforzare questa tesi c'è la grandissima partita che giocò contro il Barcellona in quel 3-0 contro i blaugrana ormai passato alla storia. Nel 3-4-1-2 pensato dall'allora tecnico giallorosso Eusebio Di Francesco Schick non fu protagonista di una partita altamente scenica come alcuni suoi compagni, ma per certi tratti della partita la capacità di muoversi lungo la linea d'attacco, non dare di conseguenza punti di riferimento agli avversari ed essere capace di dialogare con i compagni furono dei concetti che fecero la differenza.
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Questo ennesimo lampo di genio del giocatore attualmente in forza al Bayer Leverkusen deve far ricredere chi lo vedeva come un flop conclamato, ma non deve neanche fuorviare l'osservatore meno attento. Schick può diventare qualcuno, può diventare l'attaccante titolare di una grande squadra, ma lo potrà fare solo pensando il calcio come lo intende lui e senza vivere di pressioni che lo dipingono come ciò che non potrà mai essere.
A soli 25 anni il talento ceco sembra aver vissuto già mille vite, con la certezza che dopo questo Europeo ne arrivi un'altra, magari meno tormentata, nella speranza che il destino questa volta bussi alla porta giusta.
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