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Il Cagliari cambierà pelle

Immagine del redattore: Simone SpadaSimone Spada

I sorrisi si sono spenti con la chiusura di una porta alle spalle. Come fosse stata una grande paura vissuta per mesi, che alla fine lascia dei vuoti malinconici. Il sollievo che ne deriva non cancella l'ansia, il timore, la sensazione di fallimento. Perché il Cagliari era partito con Eusebio Di Francesco per guardare gli altri dall'alto verso il basso, ma ben presto si è ritrovata a nuotare in un mare agitato e minaccioso.


Leonardo Semplici ha fatto un piccolo miracolo, prendendo una squadra sconfitta mentalmente e portandola a raggiungere la salvezza a due turni dalla fine. Un risultato impensabile giusto un mese fa, quando la sconfitta casalinga con il Verona sembrò spegnere ogni possibile speranza. Eppure pareva strano che con Cragno, Godin, Rugani, Nainggolan, Duncan, Nandez, Pavoletti, Joao Pedro e Simeone i sardi potessero concedersi il lusso di accettare una retrocessione. Da quel punto in avanti è arrivato un filotto di risultati utili che ha cambiato le sorti di una stagione.

Ora è normale che il presidente Tommaso Giulini e il direttore sportivo Stefano Capozucca ci abbiano riflettuto su, profondamente. Per due anni la società rossoblù ha investito sia nell'acquisto di nuovi calciatori di grido, sia nell'aumento degli ingaggi (a partire da quello pesante di Di Francesco fino a Godin e a Nainggolan) e sia nel mantenimento dei talenti che aveva già in rosa. Uno sforzo economico che sul campo non è stato ripagato: nella stagione 19/20 è arrivato un 14esimo posto e nella stagione 20/21 addirittura un 16esimo.


In conferenza stampa, il ds Capozucca è stato abbastanza chiaro. Il Cagliari cambierà pelle, col proposito però di mantenere la squadra competitiva. Prende semplicemente un'altra strada, diversa da quella che ha decretato un fallimento d'intenti, non di idee. Non mancheranno le cessioni: le sirene per Cragno, Nandez e Simeone ci sono e sono forti. Valuteranno se lasciarli partire tutti e tre o se salvarne almeno uno. Sicuramente la campagna acquisti di gennaio è stata smantellata, con Rugani e Duncan e i prestiti (Calabresi) o gli svincolati (Asamoah) che saluteranno per accasarsi altrove.


La linea sarà verde, verdissima. Atalanta, Sassuolo e Spezia hanno dimostrato che il livello dei giovani in Italia si è alzato prodigiosamente. Che è il sentiero che il ct della nazionale Roberto Mancini sta battendo da due anni e che c'è del materiale sul quale fare affidamento. Via libera a Vicario in porta, a Carboni e Zappa in difesa, a Deiola e Ladinetti a centrocampo, a qualche scommessa in attacco come l'ex primavera Gagliano o l'attuale primavera Contini. "Vorrei due-tre Carboni all’anno” è un forte auspicio sia per il settore giovanile che per la prima squadra.

La necessità è quella di fare cassa, ma soprattutto di diminuire il peso degli ingaggi della rosa. Non ci sarà più - almeno nel breve e medio termine - una operazione Godin che pesa tantissimo sulle spese della società rossoblù. Basta rincorrere un nome noto che può far ingolosire la piazza: i tifosi non cercano il grande nome, ma i grandi risultati. Il Sassuolo ha dimostrato di esser riuscito a sfiorare l'ingresso in Europa con una pattuglia di nomi poco altisonanti, eppure estremamente efficaci.


Il resto lo dovrà mettere Leonardo Semplici, con un modulo presumibilmente diverso ma con una squadra più adatta alle sue caratteristiche e a quello che vuol mostrare in campo. Per una salvezza tranquilla, raggiunta con diverse giornate d'anticipo, senza cali di tensione e con un occhio al sogno. Sia mai, magari la nuova strada - un mix di continuità tecnica e esuberanza calcistica - possa portare frutti più maturi e più buoni di quelli cresciuti in questi ultimi anni.

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