La Formula 1 è uno sport dinamico, che si snoda attraverso ere, ognuna contraddistinta da uno specifico regolamento sul quale le scuderie basano i propri sogni di gloria. Le macchine devono rispettare i parametri decisi e ciclicamente le regole cambiano, per mescolare le carte in tavola oppure per mantenere uno sguardo teso al futuro. Basti pensare al ritorno dei motori turbo nel 2014, oppure anche alla prossima stagione, nella quale si entrerà in una nuova era.
Con la regolamentazione tecnica cambia però pure l’atteggiamento richiesto in pista e ad evolversi è, allo stesso tempo, il “galateo di gara”. Negli ultimi appuntamenti, considerando anche le corse della passata stagione, possiamo contare sulle dita di una mano i GP noiosi, segno che questo cambio di regolamento forse potrà essere utile non tanto per dare più spettacolarità alla F1, ma principalmente a rendere meno prevedibile l’assegnazione dei titoli a fine stagione. Se proprio di divertimento si vuole parlare, allora è bene capire cosa si può fare, per l’appunto, con il regolamento di gara. Le decisioni riguardanti i track limits (i punti oltre i quali non si può passare con tutte le ruote contemporaneamente) sono apparse sempre più strane ed insensate e nell’ultima corsa, in Bahrain, abbiamo visto come le regole sui limiti del tracciato abbiano creato dubbi nei team stessi, per nulla sicuri di eventuali penalizzazioni.
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Quello che ha coinvolto Verstappen probabilmente resta un errore della Red Bull, ma tutto ciò è nato dalla decisione della commissione gara di cancellare i tempi del sabato a coloro che avessero superato i limiti di curva 4, salvo poi ricredersi per chi, eventualmente, lo avrebbe fatto durante la gara della domenica. La cancellazione del giro di qualifica può anche essere giusta, ma le contraddizioni durante la disputa del GP sono inaccettabili e questa vicenda dei track limits è poco moderna, per una Formula 1 che ha diffuso messaggi attuali e forti, politicamente e socialmente parlando.
I piloti amano il limite e l’obiettivo dello sport in generale, ma più nello specifico del motorsport, è proprio il superamento del limite massimo, che sia un’idea di velocità oppure un semplice cordolo di un circuito. Insomma il punto centrale del discorso è: meno vincoli per i piloti e meno severità nel giudicare determinati incidenti, se di incidenti di gara si tratta. Ogni tanto capita di vedere qualche assurda penalità per dei contatti per nulla cattivi, come quei 5 secondi dati ad Hamilton nel primo GP della scorsa stagione, oppure quel famoso e chiacchieratissimo episodio di Canada 2019.
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Senza neanche scomodare la retorica spiccia di chi dice “cosa penserebbero Senna e Schumacher di tutto ciò”? La Formula 1 dell’epoca è ormai passata e rimane comunque bella da raccontare, ma cadere nel sensazionalismo dei tempi che furono è troppo nostalgico e facile. Bisogna concentrarsi sul presente e sul miglioramento dello spettacolo, perché queste gare a mio avviso vanno più che bene, ma il ricorso ai track limits non può essere una costante, o perlomeno dovrebbe esserlo solo per il sabato.
Durante la corsa ci vorrebbe un giudizio più da pilota che da critico, con una valutazione dell’utilizzo della pista e dei contatti più serena, perché gli incidenti dettati da cattive intenzioni appaiono spesso chiari. Sarebbe quindi da chiedersi che cosa vorrebbero appassionati o piloti e la risposta sarebbe sempre la stessa: lo spettacolo, ma soprattutto il costante superamento del limite. Personalmente mi innamoro sempre di più di questo sport quando vedo qualcuno guidare al massimo e oltre, oppure nel caso di duelli corpo a corpo dove soltanto il più coraggioso dei contendenti tiene il piede premuto sull’acceleratore fino alla fine. Siamo di fronte ad una generazione di piloti forti, abbiamo la possibilità di godere delle loro imprese quasi ogni domenica, quindi, per favore, rendeteli liberi di gareggiare come si deve e lo spettacolo ne beneficerà, poco ma sicuro.
Il Gran Premio del Bahrain, nonostante il “gioco” dei track limits, è stato molto divertente ed è questo ciò che tutti vogliono, una Formula 1 moderna dentro e fuori la pista. Il resto lo faranno i piloti perché loro devono essere e saranno sempre i protagonisti.
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