Il 17 maggio 1990 l'Organizzazione Mondiale della Sanità eliminava l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali. Il 17 maggio del 2004, quindi esattamente 14 anni dopo, veniva istituita la Giornata Internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia. Un traguardo importantissimo nella storia della sviluppo del pensiero umano, che però ha da sempre trovato numerose resistenze e battute d'arresto, anche nel mondo dello sport e del calcio in particolare. Da sempre vista come un tabù, specie l'omosessualità ha da sempre rappresentato un argomento del quale parlare il meno possibile, che ha reso sempre più difficile la vita degli atleti omosessuali all'interno del panorama calcistico mondiale.

In un mondo che da sempre è l'emblema del più puro machismo che viene propinato attraverso ogni mezzo di comunicazione possibile, riuscire ad essere se stessi ed inquadrarsi in modo differente rispetto alla massa non è assolutamente facile, specie se dai molto peso all'opinione che gli altri hanno su di te. Come raccontato da chi ha vissuto uno spogliatoio di calcio in prima persona, non è facile doversi rapportare in un ambiente nel quale le battute a sfondo omosessuale sono all'ordine del giorno, come se ormai certe affermazioni avessero preso il sopravvento sulla ragione e venissero dette in modo totalmente inconscio.
Quando Justin Fashanu, primo calciatore di sempre ad aver fatto pubblicamente coming out nel 1990, rivelò al mondo la sua omosessualità il mondo dello sport e del gossip risposero in maniera opposta rispetto alle sue aspettative. Il calciatore inglese infatti venne insultato da chi lo accusava di aver dichiarato di essere omosessuale solo per ottenere fama e chi addirittura disse che la sua mossa "mediatica" gettava fango e vergogna sulla comunità nera inglese. Questo portò l'ex Nottingham Forest a farsi più di un nemico, rendendo la sua quotidianità un vero inferno, e quando nel 1998 venne accusato da un ragazzo di essere stato narcotizzato e poi violentato, l'uomo non resse più e decise di togliersi la vita a soli 38 anni, ormai saturo di una situazione che lo aveva completamente svuotato. Quel gesto, quel suo urlo liberatorio, che avrebbe dovuto rappresentare una rinascita, la possibilità di essere finalmente se stesso, si rivelò invece la più grande delle prigioni.

Nel corso dei successivi 30 anni il numero di atleti che si sono dichiarati omosessuali è sempre aumentato, spinti da una società che sembrava sempre più pronta ad aprirsi, almeno nella maggior parte dei casi. Ma si sa, fa più rumore un uomo che urla rispetto ad una piazza in silenzio e nel corso degli ultimi anni c'è stato un calciatore che più di altri è stato preso di mira ed insultato tramite i social e non solo. Quest'uomo è il terzino dell'Arsenal Hèctor Bellerin. Lo spagnolo non aveva mai esternato questo suo grande malessere sino a quando non rilasciò nel 2018 un'intervista per il Times, nella quale dichiarò: "C'è la pressione per conformarsi. Per un po' ho eliminato le app poi ho deciso di tornare sui social. Twitter è una gran fonte di informazione. Ogni giorno imparo a convivere con questo tipo di abusi nel miglior modo possibile. Il problema è che la gente ha un'idea di cosa un giocatore di calcio dovrebbe sembrare, di come dovrebbe comportarsi, di cosa dovrebbe parlare. Se ti comporti in un modo diverso, diventi un bersaglio. E questo è molto pericoloso. Nella vita dovresti sentirti libero di esprimerti liberamente. Le persone sono più felici se ci riescono” ha spiegato il giocatore dell’Arsenal. Ma le offese non arrivano soltanto per mezzo della rete: "Alcuni insulti possono risultare molto molesti, la maggior parte arrivano online ma ne ho sentiti anche allo stadio. Qualcuno mi ha dato della lesbica perché mi sono fatto crescere i capelli. E ci sono altri insulti omofobi di questo tipo".
Una dichiarazione che racchiude tutto, Bellerin mette ancora una volta sotto i riflettori un aspetto spesso sottovalutato che caratterizza il mondo del calcio: se non rispecchi i canoni fisici e caratteriali del calciatore medio che sin da bambini siamo abituati a vedere, verrai sempre additato come sbagliato o diverso, arrivando poi ad essere definito "lesbica" solo perché porti i capelli lunghi. La cosa che fa ancora più male, come detto dallo stesso Hector, è che questi insulti si amplificano in base alle sue prestazioni, più gioca male più gli insulti rivolti verso di lui si spostano dalla sfera calcistica a quella dell'appartenenza sessuale, come se le due cose fossero strettamente collegate.
Questa disavventura però ha avuto anche un risvolto positivo nella personale esperienza di vita del terzino spagnolo, che infatti dopo essere stato sulla bocca di tutti per queste sue scioccanti dichiarazioni, decise di promuovere apertamente tutte quelle iniziative che fino a quel momento stava portando avanti senza il clamore della folla. Da sempre in prima linea per la difesa dell'ambiente e un grande attivista per quanto riguarda i temi sociali, è riuscito a trasformare la "fama" portatagli da chi lo insultava in un mezzo di comunicazione grandissimo, anche grazie al suo podcast dal nome "More Than", nel quale vengono intervistati sportivi che sono riusciti ad andare oltre la loro professione, che si sono distinti per le proprie iniziative a difesa delle diversità e che rappresentano un patrimonio preziosissimo in un mondo nel quale la voce di uno sportivo pesa come un macigno.
Comments