A mente fredda, dopo qualche settimana dall'annuncio che Carlos Sainz prenderà il posto di Sebastian Vettel alla guida della Ferrari, mi sono messo a riflettere sulle 5 stagioni appena passate. Ritengo che la scelta presa dal team di Maranello sia coerente con quello che definirei il "progetto Leclerc", sia Sainz che Ricciardo avrebbero ricoperto il ruolo di seconda guida in maniera ottima e la scelta dello spagnolo è totalmente comprensibile. Ma già prima di tutto questo, e dei problemi con il rinnovo di Vettel, c'era nell'aria la sensazione che il rapporto tra la Ferrari ed il pilota tedesco fosse ormai arrivato al capolinea. Sarebbe da sciocchi nascondere il fatto che Seb nell'ultima stagione abbia tradito un po' le aspettative, inoltre l'arrivo del giovane Charles non ha di certo aiutato il tedesco, il quale mi è sembrato che vedesse nel monegasco un Ricciardo-bis. Detto questo vorrei, a prescindere dai risultati che ci sono stati, dare il mio punto di vista sull'esperienza del tedesco a Maranello. Un omaggio ad un pilota da parte di un semplice tifoso.
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Ho sempre amato la Formula 1, dalle prime corse viste in televisione la domenica ai primi videogiochi che avevo per la Playstation 2, la mia infanzia è stata sempre colma di Gran Premi e di tifo per la Rossa. Nel 2006 mio padre mi portò a vedere l'ultimo Gran Premio di Schumacher con la Ferrari a Monza, un'emozione senza precedenti per un piccolo appassionato di 9 anni.
Dopo questa doverosa premessa, quando nel 2015 la Ferrari decise di ingaggiare il 4 volte Campione del Mondo Sebastian Vettel, il mio animo ferrarista, abbattuto dopo qualche anno davvero deludente, era tornato a scaldarsi. In realtà inizialmente la figura di Seb non mi aveva del tutto convinto, Fernando Alonso non aveva vinto un mondiale con la Rossa, tuttavia durante la sua permanenza aveva dimostrato di essere un pilota straordinario e la sua partenza mi aveva un po' demoralizzato. Incredibilmente la visione (da tifoso) che avevo di Seb in Red Bull si rivelò subito errata, Vettel fin dalle prime uscite si presentava come un grande ferrarista, un pilota eccellente (non che dovesse dimostrare qualcosa, aveva vinto 4 mondiali di fila) e una grande calamita per i fan della Rossa. Per me Sebastian rappresentava lo spirito della passione che solo tra le tribune di Monza si può percepire, messo alla guida di una Ferrari.
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Come sappiamo quell'agognato titolo mondiale alla fine non è arrivato. Strapotere Mercedes, errori della Ferrari, un Hamilton divino, sono varie le possibili cause che hanno privato Vettel di un titolo con la Rossa. Se negli anni di Alonso spesso la macchina non c'era proprio e al pilota più di tanto non si poteva chiedere, almeno in un paio di stagioni molti hanno dato la colpa a Sebastian di non aver retto il confronto con Lewis. E probabilmente è vero, Sebastian in molte occasioni ha fatto errori troppo pesanti, errori che si sono ripresentati in maniera amplificata nell'ultima stagione con le pressioni dovute alla presenza di Charles Leclerc. Dopo tante occasioni sprecate, il divorzio per la stagione 2021 era ormai inevitabile.
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Forse alla storia passerà una sua immagine perdente nell'avventura Ferrari, un pilota che sognava di raggiungere un titolo mondiale con la Rossa come il suo idolo, ma che alla fine non ce l'ha fatta. Per almeno uno dei suoi tifosi però non sarà così. Dopo qualche anno da appassionato disilluso, Sebastian ha saputo riaccendere la passione che era in me, sia che vincesse o che perdesse non riuscivo a non seguirlo. Mi infuriavo per i suoi errori ed impazzivo ad ogni team radio urlato in un italiano raccapezzato dopo una vittoria. Sono ritornato 10 anni dopo a Monza per rivedere un tedesco guidare una Ferrari eccitato come la prima volta.
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Non ha vinto e spesso ha sbagliato, ma io devo ringraziarlo, per i suoi alti e per i suoi bassi, per le sue vittorie e per le sue sconfitte. Per essere stato un grande ferrarista prima ancora di essere un grande pilota.
In conclusione, grazie di tutto Seb.
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