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Giocatori Esotici: Ivica Olic

Immagine del redattore: Eugeni MarcoEugeni Marco

Prima della generazione odierna fatta di fenomeni della nazionale croata, che nella finale mondiale del 2018 aveva schierato gente del calibro di Modric, Rakitic, Perisic e Mandzukic, tanto per citarne alcuni, in questa piccola parte del mondo era passato un ragazzo che prima di loro aveva dimostrato come, in quella frazione dell'allora Jugoslavia, il talento per il gioco del pallone non mancasse, e soprattutto di come fosse il perfetto rappresentante di un popolo che non molla mai. Un biondo venuto dalla Slavonia ha voluto prima di tutti rendere di dominio pubblico la classe che contraddistingue i biancorossi dei quali ora è il vice allenatore. Stiamo parlando del grande Ivica Olic.

Il ragazzo esordisce nel 1996 col Marsonia e dopo due stagioni, a soli 19 anni, viene catapultato nel calcio dei grandi e nel campionato che per la quasi totalità della sua carriera sarà la propria casa, la Bundesliga. Viene infatti acquistato da una delle squadre della capitale, l'Hertha Berlino, ma la sua prima avventura in terra tedesca è tutt'altro che positiva e verrà rimandato al Marsonia altri due anni dopo una stagione molto molto deludente e che aveva fatto fare ad Ivica dei passi indietro. Era risultato ancora troppo acerbo e il poco tempo passato in campo non lo aveva chiaramente aiutato. La sua seconda vita nella squadra di Slavonski Brod però lo porta ad esprimersi a buonissimi livelli, in un campionato nel quale poteva giocare molto più liberamente. Infatti, nella sua quarta e ultima stagione con la squadra della propria regione, segna 21 gol in 28 partite, guadagnandosi così la possibilità l'anno seguente di vestire la maglia di una squadra di un'altra capitale, stavolta quella della sua nazione, la Dinamo Zagabria. Questo era lo step successivo del quale Olic aveva bisogno, non ancora pronto per certi contesti.

Nella Dinamo passa però un solo anno, infatti i 16 gol in campionato lo mettono sotto la lente di ingrandimento del CSKA Mosca, che lo vede come un ottimo innesto per aumentare il proprio coefficiente di pericolosità offensiva, una squadra che in attacco poteva già contare sulla presenza di Kirinchenko, uno che in Premier League russa ha all'attivo 129 gol. Fino ad ora Olic si era fatto notare per delle caratteristiche ( come la media realizzativa) ben lontane da quelle che, una volta conclusa la propria carriera, gli sarebbero state maggiormente riconosciute. Il tentativo della squadra russa con il suo acquisto era quello di fare un notevole salto di qualità e provare a togliersi delle soddisfazioni anche in campo internazionale oltre che dentro i propri confini. Detto fatto, nella stagione 2004/2005 infatti vince la Coppa UEFA battendo in finale lo Sporting Lisbona. Nei 4 anni nella terra un tempo in mano agli zar viene fuori il vero talento del croato, che ha più volte preferito servire degli assist piuttosto che cercare la gloria personale. Un sinistro che accarezzava dolcemente la palla, un temperamento raro per giocatori che coprono la sua zona di campo e una grande capacità di mettersi al servizio dei compagni, con giocate di ogni tipo. Oltre a tutto questo, più di 100 presenze con la sua nazionale e la certezza che una maglia come quella, dopo tutto ciò che avete passato te e la tua gente, te la cuci addosso.

Prima o poi, se ce la metti tutta, arriverai dove meriti e per Olic è andata proprio così, soprattutto se uno come Magath, che lo ha allenato ai tempi del Wolfsburg, lo definisce un "professionista totale". Quasi 10 anni dopo il primo tentativo torna a giocare in Bundesliga, indossando per prima la maglia di una squadra che porta i colori della sua nazione, l'Amburgo, restando poi in Germania fino al 2017, anno del ritiro. L'esperienza più significativa è sicuramente quella al Bayern Monaco, squadra in cui è stato messo in secondo piano rispetto a giocatori del calibro di Mario Gomez, lui però ha sempre fatto la sua parte, ricoprendo la maggior parte delle volte il ruolo di dodicesimo uomo. 

Meno appariscente di altri ma sicuramente amato da ogni compagno di squadra, spesso e volentieri gregario di lusso in squadre che difficilmente potevano assicurarsi i medesimi risultati senza di lui. Se andate in guerra (e purtroppo se sei un croato nato a fine anni '70 ne sai qualcosa) portatevi Ivica, che dopo un gol si bacerà la nocca e vi dirà che andrà tutto bene.

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