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Giannis Antetokounmpo e gli Dei dell'Olimpo

Immagine del redattore: Eugeni MarcoEugeni Marco

Parlano i fatti, l'unica cosa che conta realmente e che resterà per sempre nella storia e negli annali. Giannis Antetokounmpo vince per la seconda volta consecutiva il titolo di MVP della regural season, che si va ad aggiungere a quello di Difensore dell'anno. Un'impresa di una portata difficilmente quantificabile e che proietta il greco nel Monte Olimpo della pallacanestro. 

Vincere entrambi i premi appena citati nella stessa stagione era riuscito solo ad altri 2 mostri sacri di questo sport: "His Airness" Michael Jordan e Hakeem "The Dream" Olajuwon. Il numero 34 dei Bucks però non ha niente a che vedere con i due qui sopra, il percorso e la crescita di questo ragazzo sono stati molto particolari e questo traguardo è un insieme di tante situazioni che vanno oltre il semplice basket giocato.

85 preferenze su 100 per il cestista di origini nigeriane, una vittoria schiacciante sugli altri 2 finalisti: Lebron James e James Harden, in un'annata molto strana e unica causa pandemia da COVID-19, ma che ha (secondo noi) premiato il giocatore migliore.

Appena arrivata la notizia, data per primo da Adrian Wojnaroski, il web è esploso tra canti di giubilo e odi all'immenso talento di questo ragazzo, e se per una fetta molto importante di appassionati questo premio è totalmente meritato, c'è anche chi non è favorevole a tale decisione, anche per quanto riguarda la nomina di difensore dell'anno. La maggior parte dei detrattatori del greco prendono come riferimento le prestazioni nella post-season, nella quale Giannis e i suoi Bucks hanno faticato sin dall'inizio uscendo al secondo turno contro Miami, una squadra che in 5 "game" ha semplicemente smontato ogni certezza della squadra del Wisconsin. Le partite però prese in considerazione per l'assegnazione del titolo sono state quelle giocate fino all'11 marzo ed inoltre, come ogni anno, le prestazioni ai play-off non vanno considerate nel computo finale.

Fino a quella data Antetokounmpo è stato largamente il miglior giocatore della lega, leader della squadra con il record migliore (56-17) e chiave di volta del gioco di una franchigia che in regural season ha impressionato praticamente chiunque.

La sua storia personale fatta di clandestinità, sacrifici, povertà estrema, un viaggio della speranza dalla Nigeria alla Grecia e un'infanzia difficile fatta di discriminazione, è una parte importantissima della sua storia personale e che lo ha fortemente influenzato, anche come giocatore. Ma l'analisi odierna ha l'obiettivo e il bisogno di andare oltre tutto questo e parlare semplicemente del Giannis giocatore, un perfetto rappresentante dell'evoluzione della pallacanestro del XXI° secolo.

Dando uno sguardo alle semplici statistiche, che comunque danno una percezione sbagliata e limitata del reale valore di un cestista, la sua stagione è stata esemplare: 29.5 punti per partita, 13.6 rimbalzi e 5.6 assist con buonissime percentuali da due, mentre come sempre pecca al tiro libero e non eccelle con il tiro da tre punti, sempre intorno al 30%, fondamentali del gioco con i quali non è mai andato d'accordo. In questo differisce rispetto a quello che è il trend all'interno della lega negli ultimi anni, con molti "big men" che hanno iniziato ad avere percentuali irreali oltre l'arco.

Riguardo il titolo di miglior difensore della stagione, sul quale è giusto essere un po' più perplessi, la squadra di coach Budenholzer è stata modellata e creata per essere adattabile al 100% con le caratteristiche fisiche dei propri giocatori, che si distinguono sia per doti fisiche che atletiche, e questo ha reso Giannis (un super atleta) un difensore di grandissimo livello. Una difesa che si concentra principalmente sul pitturato e che costringe gli avversari a provare dei tiri oltre l'arco spesso fuori ritmo. E' stato inoltre uno dei migliori stoppatori della lega grazie ad un numero elevatissimo di blocchi sia in penetrazione sia con le cosiddette "chase-down block in transition".

Non è stato solo questo però, ha discapito di quanto possa pensare l'utente medio, è riuscito ad essere decisivo anche nell'uno contro uno e nelle rubate/intercettazioni grazie alle sue lunghe braccia ed il lavoro svolto nel posizionamento. Nell'affrontate un avversario è spesso riuscito con la posizione del corpo a coprire situazioni di potenziali pick and roll ed aiutare in post basso senza effettivamente perdere il proprio uomo. 

Questa sua super applicazione difensiva è stata però allo stesso tempo anche la sua croce nei play off, non riuscendo poi ad essere letale quanto desiderato su entrambi i lati del campo. Una nomina che è stata un terno al lotto fino all'ultimo con Anthony Davis, che lo avrebbe meritato in egual misura, ma che alla fine ha premiato il giocatore inserito nel sistema maggiormente funzionante.

Parliamo ora dell'altra metà campo, quella offensiva, nella quale dovrebbero sorgere pochi dubbi riguardo la sua superiorità rispetto al resto della lega. Criticato fino all'anno scorso a causa delle sue opzioni offensive limitate, è riuscito a migliorarsi quasi in tutto.

Non è necessario parlare della sua facilità ad attaccare il ferro o di altri aspetti del suo gioco ben noti da diversi anni e che sta man mano limando nei minimi dettagli, ma è doveroso soffermarsi sui suoi grandi miglioramenti.

Giannis è diventato un grande facilitatore, con Budenzholzer che ha deciso di dargli la palla in mano, come dimostrano i quasi 6 assist a partita e le moltissime situazioni nelle quali, raddoppiato o addirittura marcato da 3 uomini contemporaneamente, è spesso riuscito a trovare il compagno smarcato con passaggi molto belli anche dal punto di vista dell'impatto visivo. Essere il "ball hander" gli ha permesso anche di giocare molto bene in pick and roll specialmente con Brook Lopez, che una volta riuscito nel blocco ha spesso permesso al greco di andare in solitaria verso il canestro.

Inoltre anche da "roll man" è riuscito a fare molti punti, giocando in velocità e nello stretto con Eric Bledsoe, altro giocatore che in regular season è stato il compagno perfetto per il numero 34, che nonostante una percentuale da 3 ancora non eccelsa, è migliorato molto rispetto allo scorso anno, nel quale tirava con il 25%.

Paradossalmente il titolo dello scorso anno era meno meritato rispetto a questo, ma in una dinamica ormai nota a tutti, quando si inizia a vincere tanto si inizia anche ad essere antipatici a molti. 

Da quando ne abbiamo memoria questa è stata una delle annate più dominanti da parte di un singolo giocatore, almeno negli ultimi anni, e se molti hanno dubbi (legittimi) sulle performance di Antetokounmpo fuori dal contesto Bucks, per ora dovranno prendere in considerazione solo quanto fatto con la casacca verde scura del Wisconsin e sperare che lo Zeus del basket non scateni la propria ira contro di loro.

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