Voglio partire da lontano, precisamente dal 1981 quando nella mente di un certo Yoichi Takahashi si palesa l'idea di un manga sportivo intitolato Captain Tsubasa, meglio conosciuto in Italia con il titolo stravolto di Holly e Benji. Da noi, dove il calcio è la religione pagana numero uno per diffusione territoriale, l'anime ed il fumetto furono accolti con simpatia ma l'impatto che quell'opera ebbe sulla crescita del calcio giapponese è praticamente incalcolabile.
In Giappone lo sport principale è il baseball (come a Nettuno, e storicamente la motivazione in entrambi i casi è chiara, ndr) ma dalla pubblicazione dell'opera di Takahashi l'amore per il calcio vide una crescita esponenziale che si manifestò concretamente nella nascita della lega professionistica nel 1992 e nel netto innalzamento del livello tecnico della nazionale nipponica.
A tutto questo infine si somma l'inestimabile merito di aver ispirato generazioni di calciatori dentro e fuori i confini nazionali. Se è facile immaginare cosa avesse nella testa mentre si allenava Hidetoshi Nakata, forse non sapete chi altri ha affermato di essere stato fortemente influenzato dalle gesta di Tsubasa Ozora (da noi Oliver Hutton) e Genzo Wakabayashi (Benjamin Price). Citandone alcuni che poi nel mondo del calcio due cose interessanti ce le hanno fatte vedere: Alessandro Del Piero, Fernando Torres, Lukas Podolski, Thierry Henry, Gennaro Gattuso, Alexis Sánchez e Andrés Iniesta.
Tutto questo per dire che, anche un manga o un anime, per quanto mezzi mediatici lontani dal mondo del calcio, possono avere un'influenza, fosse anche minima, sulle sorti di molti potenziali appassionati a questo gioco. E se Captain Tsubasa ha cambiato il calcio giapponese maschile negli anni '90, proiettandolo avanti di almeno 20 anni, cosa può fare per il calcio femminile l'ultima fatica di Naoshi Arakawa?
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Farewell, My Dear Cramer
"Ecco, sono contenta che abbiamo vinto. Mi sento sollevata. Se avessimo perso la partita per il calcio giapponese sarebbe stata la fine."
Inizia con questa frase di una giocatrice della nazionale giapponese il primo episodio della nuova serie in onda in questi giorni su Crunchyroll tratta dal manga di Naoshi Arakawa (autore anche di un'altra serie di successo di cui potreste aver sentito parlare, Your Lie In April), Farewell, My Dear Cramer. La situazione della Nadeshiko League è molto preoccupante, gli stadi sono vuoti e non c'è molto entusiasmo per le ragazze ma questa "vittoria" (che possiamo ricondurre a quella storica del 2011) sembra poter cambiare le sorti di tutto il movimento.
Da qui in poi il focus si sposta sulle nostre protagoniste, alle prese con i primi giorni di liceo e all'esordio con il nuovo club di calcio femminile. Tutte cercano qualcosa che alle medie non erano riuscite a raggiungere e che forse solo la Warabi High School può dare loro. Infine con la partitella delle matricole, tra dribbling in solitaria, un'azione di puro guardiolismo e tiki taka ed un gol alla Pippo Inzaghi festeggiato nella più improbabile delle esultanze, Farewell, My Dear Cramer cala il sipario sul suo primo, interessantissimo, episodio.
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Il Calcio Femminile in Giappone
Perché in Giappone dovrebbero dedicare un'intera serie sul calcio femminile? Ai meno informati potrebbe sembrare una gigantesca contraddizione: il paese del Sol Levante non ha mai avuto una grande fama nell'ambito dei diritti delle donne e anche lato calcio non stiamo parlando del Brasile o dell'Inghilterra.
In realtà, per quanto si può fare sempre di meglio, la disparità di trattamento tra uomini e donne è in costante diminuzione e anche il calcio cresce a vista d'occhio. Inoltre in Giappone le condizioni del calcio femminile e di quello maschile, a livello di risultati, sono invertite un po' come negli USA. Mentre la nazionale maschile se la cava con qualche vittoria continentale (dove la concorrenza non è proprio agguerritissima), nel 2011 la Nadeshiko Japan (da Yamato Nadeshiko, il nome della donna ideale nel confucianesimo) si è portata a casa il campionato mondiale sconfiggendo in finale le imbattibili giocatrici statunitensi.
L'intera storia del calcio giapponese (non solo femminile, e qui riprendiamo la citazione ad inizio Farewell, My Dear Cramer) passa da questa partita. Il contesto è fondamentale: il 3 aprile del 2011 nella regione del Tōhoku la terra trema con una spaventosa scossa da 9 gradi di magnitudo, in quello che passera alla storia come il terremoto/maremoto di Fukushima. Oltre allo spaventoso incidente della centrale nucleare, nella tragedia persero la vita quasi 15 mila giapponesi, in uno dei giorni più tristi della storia nipponica dai tempi della seconda guerra mondiale.
Capite che vincere quella partita non è solamente il coronamento di una carriera sportiva, è una vittoria che rivitalizzerebbe un paese in ginocchio, una luce di speranza in un anno disastroso. E come tutte le grandi storie la partita è un dramma sportivo ricco di colpi di scena, con un secondo tempo supplementare che si risolve con un mix di forza di volontà, talento e un pizzico di magia come nel più classico dei film di Miyazaki. Il gol nel supplementare di Homare Sawa è il lieto fine di una favola che la corona come più grande calciatrice della storia del Giappone. Ai rigori poi Ayumi Kaihori si riscopre la miglior pararigori mai vista in un campo da calcio mentre Saki Kumagai, come Fabio Grosso nel 2006, chiude i conti mettendo la parola fine a questa incredibile finale.
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Cosa può fare per il calcio femminile Farewell, My Dear Cramer?
Come Holly e Benji hanno ispirato le vite di migliaia di appassionati di calcio, perché il nuovo anime tratto dall'opera di Arakawa non dovrebbe fare lo stesso con una nuova generazione di potenziali calciatrici, anche perché nel 2021 sfortunatamente c'è ancora bisogno di nuovi stimoli per far crescere questo movimento.
Non avremmo mai pensato di dirlo in ambito calcistico ma c'è molto da imparare lato femminile dai nostri amici giapponesi. Negli ultimi anni, anche grazie alla straordinaria vittoria del mondiale (che è fine e mezzo di questa evoluzione, ndr.) e al successivo argento olimpico di Londra, il movimento ha acquisito sempre più importanza, le scuole calcio sono aumentate e gli investimenti del settore sono stati sempre costanti. Mentre noi abbiamo iniziato solo negli ultimi due anni a poter pensare il calcio femminile in ottica professionistica, lo scorso anno la Nadeshiko League si è trasformata in Women Empowerment League, la nuova massima lega professionistica nel Paese.
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La strada per raggiungere i livello del calcio maschile è ancora lunga e tortuosa ma è attraverso iniziative ed investimenti come quelli attuati in Giappone che la situazione può migliorare. In tutto questo una parte importante può essere svolta anche da media diversi da quello sportivo ma comunque in grado di raggiungere l'opinione pubblica e qui si può benissimo inserire un Farewell, My Dear Cramer.
Se la serie dovesse riscuotere successo (e conoscendo le qualità dell'autore originale le premesse sono ottime, ndr) non mi meraviglierei affatto se molte ragazze, magari già tentate dal provare uno sport, finissero per scegliere la strada del calcio proprio grazie all'ispirazione tratta dalla serie, proprio come gente del calibro di Nakata e Del Piero furono ispirati da Holly e Benji.
In conclusione fidatevi di chi di questi argomenti ormai ha un'esperienza pluriennale: date una chance a Farewell, My Dear Cramer ma soprattutto date una chance al calcio femminile, dove ancora possiamo vivere storie romantiche come quella della nazionale di calcio giapponese a Germania 2011.
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