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Disegual Game

Immagine del redattore: Tellurio MatteoTellurio Matteo

Con gli slogan siamo tutti bravi ma quando servono i fatti spesso sono proprio i promotori di questi slogan a fare subito un passo indietro. Questo campionato europeo necessariamente non poteva essere come tutti gli altri. Veniamo da quasi due anni di crisi globale, tanti movimenti per i diritti e per l'uguaglianza sono esplosi in tutto il mondo e addirittura gente del calibro di Cristiano Ronaldo contesta la Coca Cola in diretta TV causando un crollo in borsa della compagnia di bibite.


In tutto questo marasma, tra una partita e l'altra, visto che si gioca nel mese del Pride qualcuno ha deciso anche di sposare la causa della comunità LGBT+ in mezzo al campo. Due casi su tutti hanno colpito l'opinione pubblica, la fascia da capitano di Manuerl Neuer e la colorazione dell'Allianz Arena di Monaco per la prossima partita.


Fin qui sembrerebbe tutto normale, se non che qualcuno, evidentemente turbato dallo "scandaloso" gesto, ha ben deciso di contrastare il fenomeno. Ma chi potrebbe mai fare una cosa del genere? L'ultra destra tedesca? I conservatori? No, la UEFA. E chi se non la UEFA, i promotori di quel "equal game" prima di ogni partita che però ora tanto "equal" non ci sembra affatto.

Il tutto inizia con la sconcertante notizia riguardo un'inchiesta della UEFA contro la DFB per la fascia da capitano di Neuer. La motivazione sembrerbbe riguardare il fatto che la fascia non era conforme agli standard ma la cosa si è risolta in un nulla di fatto con la motivazione che il gesto era stato fatto per una "buona causa". Teniamo a mente questa affermazione.


Qualche giorno dopo questa già ambigua inchiesta, in vista della partita da Ungheria e Germania, il comune di Monaco, città che ospiterà l'incontro, decide di illuminare con i colori della bandiera del Pride l'Allianz Arena. Un gesto simbolicamente molto importante anche vista la squadra ospite che è attesa in Baviera.

L'Ungheria infatti non è il posto più vicino al tema dei diritti della comunità LGBT+, da quando sono al governo i conservatori di Orban hanno incessantemente combattuto i diritti della comunità, arrivando fino all'approvazione di una legge che vieta la propaganda LGBT+ e la equipara alla pedofilia.


Nel mese del Pride in uno Stato libero, avanzato e civile come la Germania un gesto del genere è più che comprensibile, soprattutto in vista di questo tipo di partita. E se viene visto come una provocazione da parte degli ungheresi ben venga. Non c'è bisogno di essere accomodanti su certe tematiche con chi dovrebbe rappresentare i nostri stessi valori e condividere le nostre stesse idee di progresso e civilizzazione. Questo è quello che il buon senso vorrebbe, evidentemente alla UEFA non erano d'accordo.

La UEFA ha risposto alla mossa del sindaco di Monaco Dieter Reiter dicendo che "comprendiamo l’intenzione di inviare un messaggio per promuovere la diversità e l’inclusione, cause da sempre sostenute dalla Uefa che ha lanciato numerose campagne su questi temi, ma l’Uefa è un’organizzazione neutrale a livello politico e religioso. A causa del contesto politico della richiesta, un messaggio in risposta alle decisioni prese dal parlamento ungherese, proponiamo date differenti per l’illuminare lo stadio con i colori dell’arcobaleno".

In poche parole lavandosene le mani, proprio alla faccia della "buona causa", contraddicendo le sue stesse campagne e le sue mille crociate mai veramente intraprese in nome di una neutralità che sa tanto di favoritismo verso Viktor Orban.


Che Aleksanderd Ceferin non sia un personaggio molto trasparente ormai ce ne siamo resi conto tutti e quello che si era posto come il paladino anti Superlega solo qualche mese fa si è manifestato ancora una volta per quello che è realmente. Su Orban e sull'Ungheria non c'è bisogno di aggiungere nulla, vi basta vedere come marciava una certa frangia della sua tifoseria minacciando chi si volesse inginocchiare prima della partita. Mi sembra chiaro che in nome degli interessi economici e politici la UEFA abbia deciso da che parte stare, quella sbagliata, sicuramente non quella del sindaco Reiter.

In questo mese del Pride ricco di voglia di eguaglianza e diritti abbiamo visto in ogni dove tentativi di frenare questa lotta. Non solo nel calcio, che da sempre è lo sport più politico che esiste, ma anche a livello nazionale abbiamo assistito a situazioni che dovrebbero farci riflettere sullo stato del nostro dibattito politico e sociale.


In conclusione ci terrei a sottolineare che non siamo qui per dirvi cosa pensare riguardo questi argomenti ma non possiamo sottrarci dal dare un nostro punto di vista critico riguardo a situazioni così grandi da non poter essere ignorate. Situazioni come un sindaco costretto a togliere da casa sua i colori in cui crede per far contento un potente autoritario ungherese, situazioni come uno Stato ricattato nelle sue competenze da un altro in nome di istituzioni millenarie troppo dure a morire.

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