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Cathedrals: Westfalenstadion

Immagine del redattore: Tellurio MatteoTellurio Matteo

Nel dizionario della lingua italiana la parola cattedrale rappresenta la chiesa cristiana più importante della diocesi, il suo centro liturgico e spirituale, il posto dove risiede la cattedra vescovile. Un luogo sacro fulcro della vita spirituale dei fedeli che ogni domenica, il giorno del signore, si riuniscono in preghiera per vivere insieme il momento più sacro della propria esistenza.


Dopo aver scomodato paragoni esagerati che spero non abbiano fatto storcere il naso a qualcuno, per chi vive il calcio come una religione, le cattedrali del XXI secolo non sono altro che gli stadi, luogo di culto e rispetto verso il "divino" nei quali riunirsi nel giorno comandato dal signore. Da qui nasce Cathedrals, un approfondimento sui luoghi di culto del calcio moderno, dove si vive un sogno o ci si dispera nella tragedia, dove tutti speriamo di tornare presto.


E tra i tantissimi stadi dai quali potevamo partire la scelta è ricaduta su una vera e propria cattedrale, un'imponente costruzione architettonica che da tanti anni ospita la squadra giallonera di Dortmund e dove ogni squadra ospite ha paura di fronteggiare il soffocante Muro Giallo. Benvenuti al Signal Iduna Park di Dortmund, meglio conosciuto col suo nome romantico di Westfalenstadion.

LA STORIA


Il Westfalenstadion nasce dal fortunato dirottamento dei fondi destinati alla città di Colonia verso quella di Dortmund. La prima gara nel nuovo impianto si tiene il 2 aprile del 1974 e non poteva che essere una tutt'altro che amichevole partita di beneficienza contro lo Schalke 04, in uno dei più classici scontri del calcio teutonico, il Derby della Ruhr.


Lo stadio rimane così fino agli anni '90, quando con l'aiuto della città di Dortmund viene ampliato fino alla impressionante capienza di 68 mila spettatori per poi arrivare finalmente a ridosso del Mondiale 2006 agli 83 mila che tutt'ora sono il massimo mai raggiunto dal Westfalenstadion grazie alla ristrutturazione e all'ampliamento verso l'alto delle curve.


Lo storico nome che veniva dalla sua regione è stato rimpiazzato da quello della compagnia assicurativa che nel 2005 ha salvato dal fallimento la squadra di Dortmund, la Signal Iduna. Il nome attuale è quindi quello di Signal Iduna Park ma è stata lasciato un diritto di riscatto al club da esercitare entro il 2021.

LA CASA DEL MURO GIALLO


La leggenda del Westfalenstadion nasce grazie alla sua calda tifoseria appollaiata nelle vertiginose curve dello stadio. Una peculiarità dell'impianto infatti è proprio il senso di oppressione che comunica guardano verso le altissime gradinate dove siedono i tifosi di casa. Una sensazione indimenticabile per chiunque ha giocato in quello stadio meraviglioso.


Una tifoseria come quella del Borussia Dortmund, così calda (nel bene e nel male), non poteva avere uno stadio qualunque. Il Westfalenstadion, riconducendoci al titolo dei nostri approfondimenti, è una profana cattedrale gotica dei tempi moderni. Un'opera architettonica che svetta difronte a chi la guarda, il luogo di culto degli ultras gialloneri e un vero incubo per ogni squadra in trasferta.

Ma per amare uno dei più imponenti stadi d'Europa non bisogna per forza custodire gelosamente una maglia del BVB in casa (come il sottoscritto, ndr.). Al Westfalenstadion infatti è legato uno dei ricordi più dolci della storia del nostro calcio, decisamente più amaro per la maggior parte di chi, quella sera, sedeva sulle tribune del Signal Iduna Park.


Questo stadio così importante per la storia del calcio tedesco e per i tifosi della Die Mannschaft, è stato il teatro di una delle serate più disastrose per la loro storia, quella del 4 luglio 2006, della corsa di Grosso che non ci crede, di "Cannavaro, Cannavaro", del destro piazzato di Alex Del Piero e "andiamo a Berlino Beppe!". Insomma, non proprio uno stadio come tutti gli altri.


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