Napoli come Buenos Aires. In queste 2 città, così lontane geograficamente ma molto vicine per quanto riguardo il gioco del calcio, la passione per questo sport viene vissuta in un maniera unica, piena e che difficilmente riesce ad essere spiegata anche da chi la vive in prima persona. I tifosi di Boca Junior, River Plate o Napoli nel corso degli anni hanno costruito un rapporto con la loro squadra ed i loro giocatori che va ben oltre il semplice tifo. Osannati e poi odiati, i calciatori che vestono queste maglie devono essere pronti ad essere investiti da una carica emotiva talvolta anche eccessiva, tipica degli argentini e dei partenopei.
Questo se sei un giocatore nella media, immaginate ora di essere Diego Armando Maradona e di essere considerati uno dei giocatori più forti della storia. Bene, moltiplicate quanto detto fino ad ora per mille. C'è chi una pressione del genere non è in grado di sopportarla, e chi invece, come "el pibe de oro", in situazioni del genere trovava la forza necessaria a spingersi sempre oltre.
Ogni napoletano, nato ora o 60 anni fa, vive il culto del numero 10 argentino nella stessa maniera e nella stessa misura di qualsiasi altra religione, forse anche di più. Questo perché se dell'esistenza di Dio ancora non vi è certezza, delle gesta di D10S si. Se mai vi dovesse capitare di camminare per i caratteristici vicoli del capoluogo partenopeo, iniziate a contare il numero di santini di San Gennaro e quelli di Maradona, probabilmente sarebbe una sfida alla pari.
E se a Roma il famoso murales dedicato a Francesco Totti sito in Via del Pozzuolo è stato più volte imbrattato, a Napoli nessuno si è mai permesso di fare lo stesso con quelli di Diego, tale è la riverenza e il rispetto verso questo piccolo grande uomo di soli 165 centimetri.
Una città come Napoli ti dà ma ti toglie anche tanto, e Maradona questo lo ha vissuto in prima persona e sulla propria pelle. Oltre allo spazio di vita privata ormai completamente azzerato, vanno considerati anche i numerosi errori commessi dal "Diez" che si è legato, nel corso della propria vita, a personaggi poco raccomandabili, tra i quali "la signora in bianco", ma che non ha minimamente scalfito la propria immagine.
Questo perché per gli abitanti della città il ragazzo arrivato dall'altra parte del mondo rappresentava una vera e propria occasione di rivalsa, dopo anni di dominio e sudditanza erano riusciti a battere l'Italia intera grazie alle prodezze di Diego, vero uomo del popolo.
Per questo Napoli ora è assimilabile ad un museo a cielo aperto a lui dedicato, per essere diventato una figura che trascende il calcio, per essere stato investito da un amore che è sfociato nella politica, nel sacro e nella quotidianità.
In poche parole Maradona è ormai una parte fondamentale della cultura pop napoletana, uno dei suoi segni distintivi e simbolo della religione più profana che esista: il calcio.
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Il murales di Maradona ai Quartieri Spagnoli, ridipinto dall'artista argentino Francisco Bosoletti
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Diego Armando Maradona e “scugnizzo” Niccolò a San Giovanni a Teduccio di Jorit Agoch
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Statuetta del maestro Genny Di Virgilio nella sua bottega a San Gregorio Armeno
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Immancabile bandiera con il Diez nella curva del Napoli
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