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Buon Compleanno Kaiser

Barbuzzi Giacomo

Il 3 gennaio 1969 nasceva Micheal Schumacher, un uomo che sarebbe presto finito (all’età di soli 25 anni) nei libri di storia della Formula 1, ma ancor di più nella cultura del nostro Paese e del mondo. Era il 1994 quando il Kaiser conquistò il suo primo Mondiale, allora alla guida della Benetton, con la quale si sarebbe poi replicato l’anno successivo, pur senza conquistare il titolo Costruttori.


Poi il passaggio in Ferrari dove è diventato la leggenda massima del motorsport, con ben 5 Mondiali piloti e 6 coppe Costruttori ottenute di seguito, dal 1999 al 2004. Di record segnati all’epoca ce ne sono ovviamente tantissimi altri, ma definire la grandezza di Micheal con semplici, seppur fondamentali, numeri sarebbe ridurre la portata dei suoi successi e delle sue imprese, questo campione rappresenta il trinomio essenziale della Formula 1, quello tra team, pilota e macchina.



Le monoposto del dominio Ferrari sono state tutte incredibili ed eccezionale è stato il lavoro e la gestione del team, come fenomenale è stato Schumacher nel guidare e nell’essere uomo squadra. Indimenticabile il suo primo titolo del Mondiale piloti in rosso, ottenuto a Suzuka nell’ottobre del 2000, dopo che la scuderia di Maranello non portava a casa un successo del genere dal 1979, con Jody Scheckter alla guida. Il tedesco aveva già provato l’impresa Mondiale negli anni precedenti, quando arrivò secondo nelle stagioni ’97 e ’98, ma complici errori e monoposto non al livello delle successive, non riuscì a battere Villeneuve e Hakkinen, per poi scatenarsi nei primissimi anni 2000.


Dopo aver provato con tutte le proprie forze a battere Alonso per il Mondiale del 2006, il Kaiser decise di ritirarsi dal mondo della Formula 1, per tornare a correre nella massima categoria nel 2010, alla guida della Mercedes. Come pilota della Freccia d’Argento è rimasto fino al 2012, sostituito da Hamilton, che lo ha raggiunto proprio quest’anno per numero di Mondiali vinti, 7.


L’ultimo podio di Schumi in F1 risale al Gran Premio d’Europa 2012, che si teneva a Valencia e che venne vinto da Alonso alla guida della Ferrari. Come detto, Micheal si ritirò quella stagione, ma purtroppo il destino non è stato di certo suo amico: poco più di un anno dopo il definitivo addio alle corse, il 29 dicembre 2013 a Méribel in Francia, durante una discesa con gli sci fuori pista, il campionissimo è rimasto vittima di una caduta che gli ha procurato un grave trauma cranico.



Gli ultimi aggiornamenti veri e propri risalgono poi al 9 settembre 2014, quando Schumacher è tornato a casa per proseguire la riabilitazione; da lì in poi pochissimi cenni riguardanti il suo stato di salute. Così, da ben 7 anni, vivono gli appassionati di Formula 1 e la sua famiglia, entrambi fermi a metà tra i dolci ricordi delle sue imprese e con un senso di vuoto interiore per la sorte che è toccata ad una leggenda dello sport, non l’unica a subire incidenti del genere fuori dalla pericolosa pista alla quale questi fenomeni sono abituati, fatto che contribuisce a creare ancora più dolore.


Come detto prima, Micheal è più di un’icona sportiva: è una fonte d’ispirazione che ha più volte insegnato alle persone di tutto il mondo a lottare sempre e comunque ed è così che da 7 anni fa lui, lotta e resiste, seppur in silenzio, per vincere un GP purtroppo all’apparenza infinito. La speranza è di vederlo passare presto sotto un’ideale bandiera a scacchi, mentre i suoi fan lo aspettano e lottano con lui, curva dopo curva, per vincere questa gara insieme al loro campione.

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