Nel giorno del suo compleanno sarebbe stato un delitto non parlarne. Nella gloriosa e longeva storia del calcio inglese, in pochi possono fregiarsi di uno status e di una grandezza simile a quella raggiunta dal difensore del West Ham.
Cercare di capire Bobby Moore nel 2021 è molto complicato. Basta poco per rendersi conto della grandezza di giocatori come Pelé, Garrincha o Maradona, un po' più difficile è farlo per un difensore apparentemente bassino, dal fisico tutt'altro che statuario di cui finiamo spesso per dimenticarcene facilmente. Il calcio moderno però, soprattutto il ruolo del difensore, ha subito una trasformazione radicale proprio grazie alle gesta di Bobby Moore, un rivoluzionario del gioco senza il quale non avremmo mai potuto ammirare gente del calibro di Beckenbauer, Matthaus e Baresi.
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Prima di lui il centrale puntava solamente sulla forza fisica per arginare gli attaccanti e difendere la propria porta. Bobby Moore fu il primo che, grazie alla sua incredibile intelligenza tattica e alla sua visione avanzata del gioco, decise di giocare d'anticipo sugli avversari senza ricorrere per forza ai contrasti.
Non solo, Moore era anche dotato di una tecnica invidiabile per un difensore, il che gli permetteva di fraseggiare liberamente con il centrocampo e dedicarsi anche a qualche calcio piazzato, oltre che a togliersi lo sfizio del gol per ben 28 volte durante la sua carriera.
Al di là della figura rivoluzionaria che rappresentò per la storia dei difensori di questo sport, Bobby Moore rappresenta l'essenza del calcio inglese per un motivo in particolare, il Mondiale del 1966.
Si gioca in Inghilterra dove gli inventori del calcio ancora non sono riusciti a portare a casa il trofeo più prestigioso. A guidare una spedizione che non può permettersi di sbagliare c'è proprio Bobby Moore, il leader assoluto di quella nazionale. Due anni prima però a Moore venne diagnosticato un tumore al testicolo ed in molti pensarono che ormai sarebbe stato destinato ad appendere le scarpette al chiodo. Contro ogni previsione invece Moore tornò in campo alla guida del suo West Ham quasi subito e alzò prima l'FA Cup e poi la Coppa delle Coppe nell'arco di un solo anno.
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All'appello quindi manca solo il mondiale, trofeo che arrivò in quella che passerà alla storia come la più controversa finale mai vista fino ad ora. Ad alzare quella storica, agognata e sofferta coppa del mondo davanti a sua maestà in persona non poteva che esserci Bobby Moore, il più inglese di tutti.
Pelé lo ricorderà come il difensore più corretto contro cui abbia mai giocato, l'incarnazione del gentleman inglese che manifestava la sua superiorità in campo in maniera elegante e raffinata.
Bobby Moore infine ci ha salutato molto presto, quando il cancro tornò a farsi vivo negli anni '90, lasciando un vuoto incolmabile negli animi di tanti inglesi e di ogni singolo supporter del West Ham. Ancora oggi però, se avete la fortuna di ritrovarvi davanti a quel tempio imponente che è il Wembley Stadium di Londra, il fulcro spirituale del calcio inglese, potete ammirarlo in tutta la sua eleganza grazie alla magnifica statua di bronzo che il suo popolo ha voluto dedicargli nel posto in cui è diventato leggenda.
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