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Alla fine, Andrea Pirlo ha vinto

Immagine del redattore: Simone SpadaSimone Spada

Una stagione sportiva può prendere diverse pieghe, regalare gioie e illusioni e delusioni che spesso - a guardarle con qualche anno di distanza - assumono un significato diverso dal presente. Per questo nel momento in cui la Juventus di Andrea Pirlo ha alzato la Coppa Italia 20/21, l'interrogativo da porsi è stato: davvero questa annata è stata così poco appetibile per i palati bianconeri?

Partiamo dal presupposto che la Juventus ha una rosa di buonissimi giocatori e qualche fenomeno, ma è costruita male. Non ha terzini veri e propri, il centrocampo è valido quanto l'ananas sulla pizza e l'attacco è composto da due sole punte e troppi trequartisti. Una squadra così, con un allenatore alla prima esperienza in Serie A, è già tanto se riesce a raggiungere un posto in Champions League.


Però poi vanno fatti due conti. La frase di Giampiero Boniperti è lì che rieccheggia ancora: vincere non è importante, è l'unica cosa che conta. "Stile Juve" si narra, si legge invece di trofei vinti senza badare al sodo, come cannibali pronti a tutto pur di una gioia. L'accumulazione spasmodica, nello sport, non è un vezzo da maniaci ma il risultato di una passione e di una ambizione. E i bianconeri non hanno mai nascosto di non volersi privare di nulla.

Così, ridendo e scherzando, passando dalla giostra di "Pirlolandia" alle critiche più feroci, Andrea Pirlo ha messo in bacheca due trofei. E' il tecnico che alla fine della stagione avrà vinto di più, e questo se lo porterà dietro come una medaglia al valore - sia che debba rimanere e sia che venga esonerato. Alla Supercoppa Italiana e alla Coppa Italia ci è arrivato senza alcuna esperienza, dovendo inanellare errori e dovendo subire pressioni mai viste a Torino nel passato. Ha dovuto scontare l'essere novellino in una arena di squali.


Se raggiungerà pure la qualificazione in Champions League, la stagione della Juventus non potrà essere solo sufficiente. Dirigenza e tifosi non si potranno fermare allo scudetto mancante o ad un terzo o quarto posto. Dovranno tenere conto di tutte le variabili sopra descritte e di come un ciclo, se questa era l'idea della dirigenza, sia fatto di una escalation di situazioni in ordine crescente. Pirlo, parlano i fatti, è già a buon punto.

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