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ALL STAR GAME 2021: OVVERO PER UN MUCCHIO DI STELLE AD ATLANTA

Immagine del redattore: Giaquinto GiacomoGiaquinto Giacomo

Atlanta, Georgia.


Se in un sottile pomeriggio primaverile vi incamminate per la State Farm Arena – casa dei falchi – noterete che sul muro tra una ferramenta storica e un negozio di cellulari, spiccano i murales di Rossella O’Hara (e sfido ogni cinefilo a rimuoverlo) e di Dominique Wilkins (e sfido ogni appassionato di basket a rimuoverlo). Quando sei la città di “Via col Vento” e della tragica esplosione alle olimpiadi del ’96, può succedere che il tuo evento sportivo dell’anno abbia più di un paio di stelle sul cartellone e più di un paio di controversie dietro il logo stilizzato di Jerry West e la dicitura NBA.



Prima controversia: si gioca o non si gioca? Si gioca, si gioca!


Il 7 marzo i lampioni illuminarono la strada tra il vecchio Omni Coliseum e il muro delle due più grandi icone made in Georgia… ma in forma ridotta. Cosa vuol dire? Il weekend più atteso della palla a spicchi doveva tenersi tra i manzi e lo zucchero filato di Indianapolis, ma il dilagare della pandemia ha stoppato tutto più di Anthony Davis in post basso. Ci vediamo nel 2024 amici dell’Indiana!


Tutto in un giorno. Un pacchetto unico che terrà incollati 14 milioni di utenti per cinque ore davanti allo schermo in attesa di battere qualche buon vecchio record. NBA e NBPA (il sindacato dei giocatori, Ndr.) hanno trovato l’accordo e il tutto suona un po’ come il patto di tregua tra due stati in guerra civile. Adam Silver, di solito più previdente e visionario del polpo Paul ai mondiali, ha sigillato la stretta di mano con un semplice: “L’NBA si ferma dal 5 al 10 marzo, ma grazie all’amore dei giocatori l’All Star Break si farà”.


Ma quanto costa tutto quell’amore? Domani è un altro giorno, giusto per fare pace e patta con “Via col Vento”.



Seconda controversia: questi voti sono uno scandalo!


L’espressione è ormai un trend negli Stati Uniti e la eco di Donald Trump e Joe Biden non poteva che influenzare le pareti del NBA. Il più votato dal mondo? Ovviamente, LeBron James… ma Durant è ancora lì e i Nets arridono alla sorte visto l'ultimo109-98 contro LA. L’ala dei Lakers guida la classifica e gli ultimi giri di scrutini gli hanno dato ragione per l’ennesima volta, ma a differenza degli anni precedenti non ha l’intera fiducia del governo Twitter della palla a spicchi. Qualcuno, stando ai cinguettii più diffusi, avrebbe voluto Jokic primo a Ovest visto che da solo tiene a galla la calzina di Denver ed è dai tempi di Carmelo Anthony che un nuggets non partiva in quintetto.


Ad Atlanta però non basta un podio a tre da commentare, sono abituati alla manovalanza e anche la Top 10 merita la propria turnata di errori e commenti. Un esempio tratto dal Manuale del Buon Tifoso di Basket dell’19 febbraio? Klay Thompson, mai sceso in campo durante tutta la stagione, scalza e non di poco CJ McCollum (Portland) e Alex Caruso (LA con la L maiuscola) e vola all’ottavo posto.



Capitolo Guardie: Stephen Curry domina a Ovest – ma va! – e nonostante quest’anno i comprimari scarseggino sulla baia, lui continua a insaccare dagli spogliatoi, con tanto di dedica al brother seduto in infermeria. Segue, ma con due milioni in meno, Luka Doncic; non male per uno che definivano ‘riadattato al NBA da un basket che non esiste’. In molti, stando alle voci, hanno parlato troppo presto di lui e il re di Dallas ha risposto con altrettanta prontezza.


Il fronte est è guidato da Bradley Beal ed è davvero una magia degna dei Washington Wizard, visto che alle sue spalle giganteggiano due predestinati con lo spettro di un paio di anelli alle dita: Kyre Irving e James Harden. Nessuna nuova, buona nuova; solo un po' di pepe da prepartita.



I team


Voliamo sulla costa est dove Brooklyn si è appollaiata alla Statua della Libertà, concedendo ben due giocatori al team di partenza: Kevin Durant (capitano del team, NdR.) e il redivivo Kyrie Irving; Di Caprio lo ha vinto un oscar con un rinato, lui cosa farà?


Bradley Beal, capocannoniere della regular season, ritorna sul campetto dei più forti dopo l'esclusione (non senza polemiche) dell'anno scorso. Quinto anno consecutivo per Giannis Antetokounmpo, l'ala dei Bucks detiene ancora la miglior media punti della partita delle stelle: 27.3. E infine, udite e udite amici di Philadelphia, perché Joel Embiid bissa Allen Iverson (sia lodato il playground!) e i '76 si ritrovano per quattro anni consecutivi con un protagonista fin dalla palla a due. Quando salterà al primo rimbalzo, di certo un paio di maglie con il tre inciso a fuoco sventoleranno dai balconi.



Ovest: Dream Team? E' una frase che sentiamo dal 2001, non senza qualche grido di scherno; ma il quintetto favorito ha una nomea da FIBA impossibile da replicare. Non giocano a basket, indossano l'abito scuro e corrono a prendere la metro, ma il talento in campo parla un misto di lingue.


C'erano una volta uno di Akron, un serbo e uno sloveno e ciò che sembra l'inizio di una barzelletta, risuona come un buon partito per orchestre folli. Guida LeBron, ancora una volta Pigmalione della compagine, anche se a LA qualcuno storce il naso per le ultime prestazioni. Curry & Doncic è la miglior ditta di guardie in circolazione: uno tira, l'altro pure. Uno passa... l'altro pure. Kawhi Leonard non ha mai visto la panchina alla partita delle stelle e per la quinta volta saluti i grandi dal parquet principale. Quando lo presentano al grande pubblico, i tifosi di Denver sono soliti cantare: “There is a dog with his bone. There is a dog with his score”; non male per Nikola Jokic, alla terza apparizione all'All Star Game.



Il 7 marzo si avvicina e l'All Star Break 2021 è pronto a lasciare un importante solco sulla terra fertile di una stagione piena di controversie; perché, per scomodare ancora “Via col Vento”: 'La terra è la sola cosa che conta. La sola cosa che duri'.


Non male come nuovo spot per la NBA.

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