Il continente africano, zona del mondo che da sempre sforna gli atleti più dotati della Terra soprattutto in molte discipline olimpiche, non è mai riuscito ad imporsi allo stesso modo come uno dei punti di riferimento per lo sport in generale. Sia per questioni economiche che di preparazione logistica le più importanti manifestazioni sportive del mondo sono state quasi sempre svolte in altre parti del mondo, specie in Europa.
C'è stato però un evento occorso nel XX secolo che ha prepotentemente fissato l'Africa, più nello specifico lo Zaire (oggi conosciuto come Repubblica Democratica del Congo) come punto di riferimento del panorama sportivo mondiale.
Il 30 ottobre 1974 allo Stadio Tata Raphael di Kinshasa andò in scena l'incontro di pugilato più importante di tutti i tempi: l'epica battaglia tra George Foreman e Muhammad Ali. Molto più semplicemente, "The Rumble in the Jungle". L'incontro venne organizzato da Don King, promoter americano che venne convinto da Mobutu Sese Seko, presidente dello Zaire, a far disputare l'incontro nel suo paese.
Oltre all'incontro in sè per sè l'avvenimento più rilevante di tutto l'evento fu l'arrivo dei pugili a Kinshasa, ci fu infatti un episodio che coinvolse i 2 e che in pochi minuti ha elevato ancora di più lo status di Ali, affossato quello di Foreman ed allo stesso tempo ha dato un grandissimo segnale a tutto il mondo, sportivo e non.
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I 2 futuri sfidanti arrivarono in Zaire in aereo ed atterrarono allo stesso momento, con orde di giornalisti e comuni cittadini pronti ad accoglierli. Il primo a presentarsi fu George Foreman, che passò tra la folla accompagnato dal suo fedele amico a quattro zampe, un pastore tedesco di nome Daggo. Questo gesto generò uno shock incredibile, la sola presenza di quel cane aveva aizzato un intero paese contro il pugile: perchè?
Facciamo un salto indietro nella storia ed inquadriamo a grandi linee l'attuale Repubblica Democratica del Congo: stato dell'Africa centrale, come altri paesi del continente presentava una ricca concentrazione di minerali, aspetto che spinse le forze coloniali europee, a cavallo tra il 1800 ed il 1900, ad invaderlo per accaparrarsene le risorse. Come in quasi tutto il sud del continente gli stati-colonia erano in mano ad olandesi o belgi, e furono proprio i secondi a prendere il controllo dello Zaire. I belgi privarono la terra di ogni suo avere, schiavizzarono i nativi ed applicarono una politica volta all'impoverimento sia delle terre che dei cittadini.
Fin qui il collegamento con il nostro racconto sembra assente, ma ecco spiegato il motivo: i pastori tedeschi furono la razza usata dai "conquistadores" per attaccare i congolesi, che videro da sempre in questa specifica razza canina il simbolo del loro dolore. Per questo inveirono così prepotentemente contro il pugile, reo di aver calpestato con quel gesto anni di morte, dolori e battaglie.
Da lì a poco dalla folla partì un coro divenuto poi un vero e proprio simbolo : "Ali bomaye" (Ali uccidilo), la folla si era ormai schierata ed era pronta a tutto pur di vedere sconfitto chi si era posto come loro nemico. Ali, da sempre un uomo carismatico e totale trascinatore delle folle prese la parola ad urlò "Foreman è un belga", prendendosi ancora di più le luci della ribalta ed imponendosi ancora una volta come lo sportivo che più di tutti difese l'africanità, l'orgoglio nero e la lotta per l'uguaglianza.
Il coro "Ali bomaye" accompagnò Muhammad Ali durante tutta la sua permanenza nel paese, quel coro era ormai diventato un grido di speranza e quell'incontro non una semplice disputa tra 2 atleti. Un coro che risuonò in tutto il mondo quando il fu Cassius Clay sconfisse Foreman in uno dei più grandi incontri di tutti i tempi.
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Tale evento ha consolidato lo status di Muhammad Ali come uno degli sportivi più importanti di tutti i tempi, non solo per meriti sportivi ma per l'impatto avuto sulla società e sulla quotidianità di chi ha avuto la fortuna di essere suo contemporaneo.
Certe storie vengono scritte dal destino e questa raccontata oggi ne è la prova: come un re lontano dalla sua dimora, Ali è arrivato nella terra dalla quale discende per difenderla, onorarla e prendersi ancora una volta sulle spalle le sorti della propria gente.
Un grido che profuma di speranza e rivalsa, ancora una volta: "Ali Bomaye".
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