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6 atleti "plant based"

Immagine del redattore: Ronca MartinaRonca Martina

Alert: lo sport si tinge di vegan!

Potreste rischiosamente aprire gli occhi, innalzare il background culturale e imparare a fare la spesa, proprio grazie al vostro tennista preferito.


Se pur uscendo dal 2020 siamo freschi persino di cartoni animati premonitori, che veganismo e agonismo sportivo si fossero (finalmente) incontrati non se ne sapeva ancora nulla!


La follia? Non esiste, perlomeno fuori dall’ottica popolare e dal pranzo domenicale della nonna.


Partendo dalle basi, un’alimentazione plant based, non è altro che una concezione dietetica che esclude dalla tavola del consumatore ogni alimento di forma animale (quindi anche latte e uova), nel rispetto del benessere animale, umano e di una sostenibilità ambientale oggi profondamente invalidata.


Malgrado la terminologia perturbante per circa l’80% della fascia anziana (e non solo), la scelta veg potrebbe davvero aprire le porte a tempi migliori assieme a qualche libro di anatomia in più.

Il primo è Novak Djokovic, 1^ in classifica ATP per 277 settimane. “Quando giochi per 3, 4, 5 ore di fila, hai bisogno del carburante giusto e per me è a base vegetale” dichiara il tennista serbo che sembra non amare troppo le etichette sociali dato il loro uso improprio, accontentandosi del titolo di campione mondiale e di un’alimentazione vigile e consapevole.

Caffeina? L’atleta non ne necessita, preferisce frullati a base di spinaci prima di ogni match, i risultati non sono poi così male!


Se la strada per la “veganizzazione” è ancora lunga, i km percorsi da Dotsie Bausch sono molti di più, la ciclista con tanto di medaglia d’argento olimpica che pare aver trovato nell’alimentazione vegetale la chiave per le eccellenti prestazioni e invita a sperimentare il corridoio non caseario del supermercato.


Chissà se per crescere belli e forti abbiamo davvero bisogno di latte vaccino, Jim Morris, il nuovo Ercole vegano, si ritira dal body building competitivo con i suoi 78 anni di muscoli invidiabili e afferma: “Il latte è per i cuccioli, gli esseri umani, per quanto ne so, sono le uniche creature che continuano a bere il latte anche una volta stati svezzati”, un capriccio?.


Alle tossine ha detto addio anche Carl Lewis, forse uno dei più grandi velocisti e saltatori in lungo di tutti i tempi che dall’ultima bistecca mangiata in Europa nel 1991 non dubitò più della sua alimentazione basata su cereali, legumi, vegetali e frutta secca. L’atleta afferma che l’anno delle sue migliori prestazioni fu quello in cui scelse il vegan, oggi lo vediamo ambasciatore dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura.


C’è chi a pieni polmoni ha respirato voglia di cambiamento già molto prima di qualsiasi carriera agonistica, l’ultramaratoneta Fiona Oakes a 6 anni aveva le idee chiare: “Sono diventata vegan da bambina semplicemente perché amavo gli animali e non volevo che venissero sfruttati in nessun modo”. Altra fonte altro mito da sfatare, dunque udite genitori della new age, i bambini veg hanno comunque stretto amicizia con l’ormone della crescita GH, la Oakes addirittura si porta a casa un record di velocità.


Accendiamo qualche riflettore infine anche sulle sorelle Williams; è infatti dopo la sindrome di Sjogren diagnosticata a Venus che lo spiraglio di luce assieme allo yoga è stata l’alimentazione vegetale, un cambiamento che ha interessato entrambe le tenniste, ex amanti del fish and chips e attuali paladine dei legumi, davvero tutto è possibile!


Considerando che il nostro apparato digerente così vicino all’animale erbivoro sembri dunque fomentare la scelta veg , sarà forse il tradizionalismo ad intralciare questa strada? O chissà il ragù di vostra nonna. Forse non tutto il nostro destino è scritto fra le basi azotate del DNA, probabilmente spetta a noi un passo in più, partendo dalla tavola potrebbe addirittura diventare piacevole.



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