Introdotto in Serie A all'inizio della stagione 2017/2018, il "Video Assistant Referee", o più comunemente "moviola in campo", nasce come strumento utile a limitare al minimo il numero di errori dell'arbitro e dei suoi assistenti nell'arco di una partita. Il direttore di gara ed i collaboratori, essendo semplici esseri umani, nel corso degli anni non sono risultati in grado di riuscire a decidere in maniera sempre corretta riguardo ogni situazione di gioco e l'introduzione di tale tecnologia mira soprattutto ad essere un supporto a quest'ultimi. Dalla propria nascita però sono emerse numerose problematiche, non tanto riguardo il funzionamento, ma riguardo allo spazio di discrezionalità dell'arbitro e i campi di applicazione di tale strumento.
Dopo 3 anni dalla sua introduzione, il VAR è stato messo già molte volte spalle al muro, e fra i tanti errori commessi anche dopo l'utilizzo di tale strumento, oggi andremo a vedere i 3 più ricordati o clamorosi, che hanno fatto sorgere più di qualche dubbio riguardo le dinamiche di tale tecnologia.

LAZIO - TORINO (1-3)
E' l'11 dicembre 2017 allo Stadio Olimpico di Roma, il VAR è stato introdotto da appena qualche mese e le protagoniste della sfida in questione sono Lazio e Torino. I presenti stavano assistendo ad un match che stava scorrendo senza nessun errore particolare, fino agli ultimi minuti, quando Ciro Immobile calciò una palla dentro l'area di rigore che venne intercettata chiaramente con il braccio sinistro dal granata Iago Falque. Finita l'azione l'arbitro triestino Piero Giacomelli ricevette la chiamata dalla Sala VAR riguardante quel tocco del giocatore spagnolo, e decise di andare al check.
Una volta visionata l'azione il direttore di gara decise però di non tornare sui propri passi e confermò la non volontà di concedere il penalty, nonostante il tocco di mano fosse netto e visibile anche live, e sanzionò Immobile con il cartellino rosso per aver colpito Burdisso per una presunta testata al termine dell'azione presa in considerazione.
FIORENTINA - INTER (3-3)
Passiamo ora alla stagione 2018-2019, con protagonista però sempre un presunto penalty. A differenza della precedente partita in quest'occasione il VAR era stato chiamato in causa in altre 5 occasioni, fra le quali un altro rigore. Dopo una partita rocambolesca e ben 7 minuti di recupero concessi nel secondo tempo, il fischietto palermitano Rosario Abisso assegna un calcio di rigore ai viola dopo un tocco di mano in area di Danilo D'Ambrosio su una conclusione di Federico Chiesa.
Fabbri dalla Sala VAR, dopo una prima revisione, manifesta evidenti dubbi riguardo questa chiamata e invita il direttore di gara a rivedere l'azione. Dopo il controllo anche questa volta, come nel caso di Lazio-Torino, l'arbitro conferma la sua decisione, apparsa molto discutibile e critica praticamente da tutti, dagli addetti ai lavori sino alla stampa di settore. Dopo essere passata in tv per interi giorni, è sembrato chiaro a tutti che il tocco di mano del terzino nel giro della nazionale italiana fosse inesistente, e che l'unica parte realmente a contatto con la palla fosse stato il petto.
CAGLIARI - JUVENTUS (0-1)
Torniamo ancora una volta alla stagione che diede il via all'utilizzo di questa tecnologia, è il 6 gennaio 2018, e di fronte abbiamo la Juventus che deve tenere il passo del Napoli, e il Cagliari. I bianconeri faticano non poco contro i sardi, riuscendo a portarsi in vantaggio solo al 29° minuto del secondo tempo con il gol di Federico Bernardeschi, il protagonista assoluto di questa vicenda.
Solamente 2 minuti dopo infatti su un cross dalla destra di Simone Padoin è proprio il numero 33 ex Fiorentina a toccare la palla con il braccio sinistro dentro l'area di rigore. L'arbitro Calvarese inizialmente sembra assegnare un normale rinvio dal fondo, però come nelle occasioni precedenti dopo aver rivisto l'azione al VAR conferma la propria decisione, anche in questo caso largamente discutibile, dato che l'arto superiore di Bernardeschi risulta essere molto largo rispetto alla posizione del corpo.
Riprendendo il discorso fatto ad inizio articolo, le 4 situazioni che possono essere riviste al VAR sono: assegnazione di un gol e di un calcio di rigore, espulsione diretta o un errore di identità. Già la sola circoscrizione a queste dinamiche di gioco lascia perplessi, molti appoggiano questa tesi indicando come l'allargamento del campo di applicazione limiterebbe lo spettacolo ed il tempo giocato, ed è un'analisi giusta, ma allo stesso tempo non recepisce il motivo di esistere della tecnologia stessa, essere un aiuto, perché così facendo si stanno classificando le azioni in quelle meritevoli di essere riviste e non. Secondo punto critico è lo spazio di discrezionalità del quale è dotato l'arbitro, le regole ufficiali indicano come anche dopo la chiamata dalla sala VAR l'arbitro POTRA' andare a rivedere, quando invece in caso di chiamata la revisione dovrebbe essere obbligatoria, solo per il semplice fatto che, se chiamato in causa lo strumento, vorrà dire che la situazione risulta essere sospetta.
Inoltre quello visto ieri sera a San Siro fra Milan e Roma mette solo la luce dei riflettori un altro grande problema: un arbitro dopo essersi accorto di un errore, come spesso accade, cercherà in tutti i modi di compensare l'errore fatto in precedenza. Dopo aver fischiato un calcio di rigore che non aveva senso di esistere per la Roma, Giacomelli ha in seguito assegnato un altro rigore in favore del Milan, anch'esso inesistente, sperando di riequilibrare la situazione, rendendo però il tutto ancora più ridicolo perché in nessuna delle 2 situazioni si è affidato al VAR, una presa di posizione forte e presuntuosa, e che ha ribadito il concetto di come, tecnologia o meno, tutto resterà in mano al direttore di gara, rendendo inutile ogni tentativo tecnologico e non in grado di aiutare il suo operato.
Comentarios