Weekend movimentato in Italia tra partite al cardiopalma, vittorie scaccia crisi e la nascita della Super League. Sicuramente farà tutto molto discutere in questi giorni, almeno finché non ci sarà un nuovo turno infrasettimanale per la Serie A.
Colpi importanti per Atalanta (sulla Juventus) e Lazio (sul Benevento) in ottica coppe. Si sono scrollate di dosso un po' di paura Cagliari e Torino, ottime prestazioni per Udinese, Bologna, Sampdoria e Sassuolo. Ma andiamo a vedere i top e i flop di questa giornata.
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TOP.
Ruslan Malinovsky: sì, è un po' fortunato nel gol. Ma c'è da dire che arriva a coronamento di una stagione solida, di grandi prospettiva. E vale tanto, visto che permette all'Atalanta di prendersi il terzo posto, riavvicinare il Milan e puntare a chiudere la stagione in maniera straordinaria. Ovviamente dà una lezione che non vede di buon occhio tutto questo successo.
Andrea Belotti: nella magica serata dell'Olimpico di Torino non segna, ma incide quel tanto che basta per mettere ko la Roma. Corre, tiene palla, tira, dialoga coi compagni, li trascina all'arrembaggio. Se i granata si salveranno, molto del merito sarà di questo ragazzo qua che punta a fare da titolare agli Europei.
Rodrigo De Paul: bisogna prenderlo così. Fa due gol, poi si fa espellere. La sua carriera è costellata di grandi invenzioni e rovinose cadute. Ma quelle cadute non tolgono nulla al suo talento. Peraltro, pur lasciando l'Udinese in 10 uomini, le consegna su un piatto d'argento l'ennesima salvezza.
La pazzia della Lazio: incredibile come per due volte riesca a mettere in discussione un risultato acquisito. Merito certamente dell'insistenza del Benevento, della sua caparbietà di cercare la rimonta in tutti i modi. Ma è soprattutto la Lazio che fa e disfa, sotto una pioggia torrenziale, con Immobile che deve attendere tre volte prima di potersi sbloccare e lasciar andare l'esultanza. I biancocelesti, senza Simone Inzaghi ancora piegato dal Covid, continuano così la corsa europea.
Joao Pedro: pazzesco il Cagliari che rimonta il Parma e vince 4-3. Grandi emozioni, certo. Ma esattamente come in un film, mancava il lieto fine romantico. Avviene tutto in modo naturale: il brasiliano vede Kurtic seduto sull'erba, mentre i compagni sono già rientrati negli spogliatoi. E' deluso da se stesso, ha mancato davanti alla porta il gol che avrebbe ridato speranza al Parma. Stanno seduti di fianco, parlano. Joao lo consola, non lo lascia da solo. Questo deve anche essere il calcio: comprensione, empatia, sportività.
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FLOP.
Il blackout del Parma: non è la prima volta che accade. Con D'Aversa, i gialloblù hanno perso il conto di tutte le volte in cui sono stati rimontati o superati. Ormai non gli basta più neppure segnare tre gol, ne servono di altri se la difesa balla in quella maniera. La Serie B è dietro l'angolo intanto, frutto di una squadra partita male e gestita peggio. Non un bel lavoro da parte della società.
La crisi della Fiorentina: va in vantaggio in casa di una formazione che non ha nulla da chiedere al campionato (il Sassuolo è salvo ed è molto lontano dalla zona europea). Può amministrare, tentare il colpaccio. Invece nella ripresa si spegne e si lascia travolgere. I viola non vincono da un mese e Iachini non sembra l'allenatore giusto per scuotere i suoi ragazzi. Intanto la zona rossa della retrocessione si avvicina sempre più.
Amadou Diawara: entra in campo per rilanciare l'azione della Roma, passata improvvisamente sotto a Torino. Non solo non assolve la richiesta, ma si fa anche espellere, vanificando le ultime speranze della Roma di poter almeno acciuffare il pari. I granata ringraziano, segnano il tris e si prendono tre punti.
La maledizione del Benevento: in difesa sono tremendi, non c'è che dire. Talvolta prendono dei gol assurdi, e con la Lazio ci si è messo pure il portiere Montipò. Il Benevento è una squadra che prima e dopo l'improvvisa vittoria sulla Juvenus ha colto appena sei punti in 15 partite. Tutto intorno prestazioni brutte o gagliarde, con poca fortuna e tanti errori. Inzaghi per ora non sembra poter invertire la rotta, e anche per lui la zona rossa è lì che si avvicina.
L'arroganza della Juventus: perde uno scontro diretto, perde il terzo posto, perde contro la tanto odiata Atalanta. La squadra è fuori dalla Champions League, rischia di finire quinta, ha un allenatore inadeguato a gestire una squadra così, fatta male. In serata però la dirigenza coglie l'occasione per annunciare la partecipazione alla Super League, quasi a voler dimostrare che i risultati poi alla fine non è che importino tanto. Da qualche parte, un modo per salvaguardare un bilancio economico e sportivo, c'è sempre.
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