New York. US Open. 11 Settembre 2015. 14 anni dopo la caduta delle Torri, il centrale in cemento del Flushing Meadows accoglie la finale del torneo americano. In campo, la beniamina del tennis femminile mondiale Serena Williams che sfida la numero 43 del ranking e l'italianissima Roberta Vinci. Quella che per la nostra connazionale rappresentava la partita della vita, per una delle due sorelle più famose della storia del tennis è una finale come un'altra, per di più a casa sua, davanti al proprio pubblico, che mai si sarebbe aspettato di poter osservare e poter raccontare una partita così memorabile quanto triste per la nazione a stelle e strisce.
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Probabilmente nessuna parola può spiegare meglio una partita che, appena terminata, ha assunto immediatamente una dimensione storica, diversa da qualsiasi altra giocata recentemente, e per la quale è difficile trovare paragoni se non andando a ritroso di molti anni. C'è chi l'ha considera "la più grande sorpresa della storia del tennis femminile". Difficile valutare un'affermazione del genere. Ciò che possiamo dire con certezza però, è che si tratti quantomeno della "sconfitta del secolo". La Williams cade dopo aver vinto il primo set 6-2, venendo poi distrutta dalla pugliese 6-4 e 6-4, che nelle quattro sfide precedenti con l'americana aveva sempre perso. I più esperti rimasero sorpresi ma non eccessivamente, perchè le due si erano già affrontate due settimane prima a Toronto, e anche se Serena riuscì a vincere, la Vinci sembrò già in quell'occasione capace di metterla in seria difficoltà.
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Come ha fatto dunque Roberta Vinci a sovrastare la numero uno del mondo, Serena Williams, per giunta a casa sua?
4 i motivi principali: - I movimenti in campo: Serena era partita con l'idea di dosare le energie nell'arco del match e del torneo. Bravissima la Vinci a spezzare il suo atteggiamento conservativo facendola muovere in avanti e indietro sulla verticale del campo e a farle colpire palle molto basse. - I problemi contro il rovescio "slice": rispondere ad un rovescio slice non è mai cosa facile. Se si vuole spingere replicando ad una palla del genere bisogna forzare il movimento per aggiungere spin o, in alternativa, alleggerire il colpo rinunciando a ritmo e velocità. Con quest'arma letale, la Vinci ha spesso disinnescato l'arma più solida di Serena, il rovescio, limitandone la pericolosità. - Dopo che Roberta aveva preso le misure, Serena era diventata prevedibile. Sbagliato sicuramente intestardirsi sui mezzi classici e rispondere in maniera sempre più forte, tanto da effettuare una battuta record a 126 miglia orarie. - Errori in risposta: "La peggiore avversaria di Serena è Serena stessa" mai frase fu più azzeccata. La scarsa lucidità tattica nei momenti decisivi sono state accompagnate da innumerevoli errori in risposta compiuti soprattutto nel terzo set.
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Serena ovviamente non si è solamente battuta da sola. Altre volte nel corso della stagione era stata in difficoltà, ma alla fine era sempre riuscita a venirne a capo. Se a New York ha perso è anche perché ha trovato di fronte una Roberta Vinci coraggiosa e ispiratissima che ha dato il meglio di sè nei momenti decisivi, e che è riuscita in un'impresa epocale, che lei ed ogni persona che l'ha vissuta con i propri occhi potrà raccontare con orgoglio e commozione alle generazione future.
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