"Dominio in tutto e per tutto. E' così che l'Olimpia Milano ha conquistato la sua settima Coppa Italia della storia" ha titolato Il Giorno nel pezzo di report dedicato alla finale di coppa. Un dominio reso palese non solo nella gara di finale ma in tutta la competizione: +28 a Reggio Emilia e Pesaro, + 31 a Venezia.
In tutto questo c'è un giocatore che è tornato in Italia. Non lo ha fatto per svernare, ma perché ha ancora voglia di vincere, ma soprattutto di incidere. Si dirà: facile farlo in una squadra forte come l'Olimpia Milano. In realtà non è così semplice, proprio perché gioca in una formazione piena di campioni. I numeri servono però: contro Pesaro ha messo a segno 15 punti con un +36 di plus/minus. Pazzesco e straripante.
Luigi Datome, al secolo Gigi, ha capito come si vince. Al fianco di Obradovic ha capito la lezione, ha vinto tanto, ha saputo ritagliarsi uno spazio ben preciso e diventare un fenomeno in quel lato lì. Un sesto uomo di lusso, che quando meno te lo aspetti spacca la partita. E così è stato anche in finale di coppa, così come in campionato ed Eurolega. Nel secondo quarto ha messo dentro nove punti di fila, e a quel punto la partita è fuggita via come un Frecciarossa che arriva dal Forum di Assago al centro di Milano.
Il capitano della nazionale è tornato per dominare. Nessuno è così determinante come lui, neppure Belinelli ha saputo dare una impronta alla Virtus Bologna tra un utilizzo confusionario e una condizione fisica precaria. Datome invece ha raggiunto Messina ponendosi a disposizione col massimo della sua condizione e della sua ambizione. Finito il ciclo al Fenerbahce, l'Italia era la Patria in cui gli era mancato qualcosa. Ecco allora che la Coppa Italia diventa il suo primo trofeo tricolore.
Comments